Mancano due settimane esatte a Sanremo 2024. La settantaquattresima edizione del Festival della Canzone Italiana sarà la quinta a essere diretta e condotta da Amadeus.
Che edizione aspettarsi? L’ho chiesto ad Andrea Conti, giornalista de Il fatto quotidiano, che ha gentilmente concesso un’intervista ai microfoni di MentiSommerse.it.
Sono Corrado Parlati e ti do il mio più caloroso benvenuto a bordo!
Aspettando Sanremo 2024: l’intervista ad Andrea Conti
Sanremo 2024: la consacrazione definitiva di Amadeus
Amadeus, nel corso degli anni, ha saputo rinnovare costantemente il Festival, rendendolo una manifestazione al passo coi tempi. Che edizione dobbiamo aspettarci?
L’edizione della consacrazione definitiva, dal punto di vista musicale. Amadeus ha dimostrato di avere ‘fiuto’ per le hit e le certificazioni annuali lo dimostrano.
Quest’anno il livello medio dei brani in gara è molto alto, anche superiore rispetto allo scorso anno. Ci saranno molte sorprese e colpi di scena soprattutto dalle classifiche della stampa, delle radio e del Televoto. I giochi sono apertissimi.
Le sorprese al primo ascolto: Angelina Mango, The Kolors, Emma e Geolier
Dopo il primo ascolto, quali sono gli artisti che l’hanno maggiormente sorpresa e da chi, invece, era lecito aspettarsi qualcosa in più?
Mi hanno sorpreso Angelina Mango, i The Kolors, Emma e Geolier. Sono tre up-tempo, ma diversissimi tra loro. Per Geolier ho una piccola preferenza per il fatto che canterà in napoletano. Credo sia un omaggio doveroso e giusto per la sua città.
Mi aspettavo qualcosa di più dai “giovani” di questo Festival: Santi Francesi, Bnkr44, La Sad e, in parte, Clara. Ma su quest’ultima ho quasi la certezza che spingerà in avanti il brano sul palco dell’Ariston e farà una bella figura.
Le donne cantate da Fiorella Mannoia, Loredana Bertè e Rose Villain
In gara a Sanremo 2024 avremo Fiorella Mannoia, Loredana Bertè e Rose Villain, tre modi di rappresentare la femminilità molto diversi tra loro. Che impressione le hanno fatto, ascoltando le prime prove di queste tre artiste?
Sono unite dalla sincerità, dall’immediatezza artistica e dall’essere senza filtri.
La Mannoia racconta l’universo femminile, come solo lei sa fare, in maniera schietta e da profonda conoscitrice dell’animo.
Loredana Bertè racconterà se stessa come non ha mai fatto, senza filtri.
Rose Villain invece racconta di un amore forte e travolgente che metterà la donna in una posizione subalterna. Parla anche della sua esperienza personale.
Se volete approfondire meglio la conoscenza di Rose Villain, che si prospetta come una delle voci più interessanti in gara a Sanremo 2024, leggete questa intervista realizzata proprio da Andrea Conti.
Sanremo story: il festival nella cultura popolare italiana
Sanremo è un programma entrato a far parte della cultura popolare d’Italia. Come recitava uno slogan di qualche anno fa, infatti, tutti cantano Sanremo. Se dovessimo tirar fuori l’album dei ricordi, quali sarebbero le tre istantanee che ricorda con particolare affetto da spettatore?
“Almeno tu nell’universo” di Mia Martini. Un colpo al cuore, una interpretazione straordinaria di una grande artista.
“E poi” di Giorgia, una voce unica e una potenza espressiva inedita per la musica italiana.
Infine “Soldi” di Mahmood perché ha creato un nuovo solco a Sanremo di modernità e contemporaneità.
Da Pippo Baudo a Claudio Baglioni e Amadeus
Negli anni ’50, Sanremo nacque in un periodo di crisi per la discografia italiana, quando si decise di puntare su poche canzoni che, probabilmente, avevano un’importanza anche superiore a quella degli interpreti stessi. Oggi, probabilmente, il rapporto di importanza canzone/interprete è sovvertito, mentre continua il momento non proprio d’oro per la discografia. Come è evoluto, nel corso degli anni, il Festival?
Ha avuto alti e bassi, è innegabile. Vorrei ricordare però le epoche di Pippo Baudo che si sono caratterizzate per la sua incessante attività di talent scout. Da quei Festival sono emersi numeri uno, come Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Giorgia per citarne qualcuno.
Poi Carlo Conti ha cercato di smuovere le acque, introducendo importanti novità sul meccanismo e creando hype televisivo, Claudio Baglioni ha spianato la strada, artisticamente parlando, ad Amadeus che ha raccolto i migliori frutti dei due predecessori, unendo la sua professionalità al fiuto radiofonico indiscusso.
Da qui il boom di brani certificati da ormai quattro edizioni.
Come Sanremo ha inciso sulla musica leggera italiana
Spesso si dice che il Festival non detti i trend della musica o, comunque, non proponga novità. Eppure la storia della kermesse è piena di eventi che hanno segnato una svolta nella produzione musicale italiana, come nei casi di Modugno e Tenco. Quali sono stati, secondo. Lei, i passaggi chiave che hanno avuto un maggior impatto sul mondo della musica anche post festival?
Mi vengono in mente Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Nek. In maniera diversa tutti e tre hanno portato l’italianità nel mondo. Un certo pop di successo che ha conquistato soprattutto il sud America e i paesi Latini.
Caso a parte invece sono i Maneskin che hanno riportato in auge il rock italiano. La loro sfida più grossa sarà quella di durare nel tempo, indipendentemente dallo streaming.