L’ira catartica dei Måneskin sta conquistando ogni angolo del pianeta.
Dal trionfo al Festival di Sanremo e all’EuroVision, però, l’opinione pubblica italiana è divisa in due: c’è chi li esalta e chi, invece, crede non siano sufficientemente rock. A questo aggiungiamoci che, probabilmente, le radio li passano meno rispetto a quanto meriterebbero.
Una leggenda come Iggy Pop incide un pezzo con loro.
I Rolling Stones addirittura li convocano per l’apertura del concerto a Las Vegas.
Steven van Zandt – scudiero di lunga data di Bruce Springsteen – li definisce come coloro che stanno riportando da soli il rock nel mainstream, dopo averli sostenuti ben prima del successo all’Eurovision.
Si tratta di artisti che hanno scritto la storia di questo genere musicale, inventandone il suono, il modo di cantare e di stare sul palco.
E poi, bisogna ammetterlo, Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan stanno esportando per la prima volta il rock dal nostro paese.
Abbiamo fenomeni con canzoni da brividi e numeri straordinari come Ligabue e Vasco Rossi, i cui eventi a Campovolo nel 2005 e Modena Park nel 2017 sono rispettivamente il quinto e il primo concerto con il maggior numero di spettatori paganti della storia.
A essi aggiungiamo una band come i Litfiba e una scena underground che negli anni ’90 ha raggiunto un buon livello.
Eppure non c’è mai stato un fenomeno riconosciuto in questo modo a livello planetario.
Sanno stare sul palco, sanno suonare, hanno quella attitude che solo i vent’anni possono darti. Parlano di libertà e di sessualità in un modo che strizza l’occhio al glam rock e al David Bowie del periodo che va da Hunky Dory a Diamond Dogs.
Sono il simbolo più luminoso di una generazione che ha voglia di abbattere ogni barriera.
Rappresentano al meglio quei giovani che ancora non avevano un punto di riferimento contemporaneo in ambito musicale e che, magari, non si sentono pienamente rappresentati dall’ostentazione, da collanoni e denti d’oro e dall’esaltazione a tutti i costi della street life.
Hanno avuto il coraggio di mettersi in discussione, una volta vinto X-Factor, andando a trascorrere dei mesi a Londra, uno dei posti migliori al mondo per imparare a fare musica dal vivo.
“Trasudante spavalderia glam-rock. I Måneskin sono pronti per conquistare il mondo con un sound che ha contribuito a creare un vero e proprio fandom globale. Vantano ben tre canzoni nelle principali posizioni della Global Chart di Spotify. “Beggin’” ha portato via il primo posto a Olivia Rodrigo. Il loro ultimo singolo, “I WANNA BE YOUR SLAVE” salirà sicuramente altrettanto in alto grazie a un nuovo video hot. Inoltre, non puoi nemmeno aprire TikTok senza ascoltare una di quelle canzoni. La loro crudezza accompagna un messaggio importante. Per i Måneskin, la libertà sessuale è legata ai loro testi e al loro stile “, si legge in questo articolo pubblicato sulla versione statunitense di Rolling Stone.
NME dice di loro in questa recensione pubblicata pochi giorni fa: “Guardando i Måneskin mentre si contorcono sul palco durante il loro spettacolo last-minute a sorpresa a Londra – un miscuglio incandescente di calze a rete, tatuaggi, tacchi, pelle e glitter – hai la stessa sensazione che non potrebbero fare nient’altro. Sono nati per essere rockstar”.
Possono piacere o meno, ma sul fatto che siano rock, forse, bisognerebbe mettersi davvero l’anima in pace. D’altronde, se bastasse davvero soltanto un buon manager e una grande macchina di promozione alle spalle, probabilmente lo farebbe chiunque.
Che il gioco non sia così facile, però, lo sanno anche i loro detrattori.