“Hanno creato il Dolby Atmos tremila anni fa. Noi gli rendiamo omaggio con le tecnologie di adesso.”
Così Jean Michel Jarre rompe il silenzio dopo il primo brano, nella cornice incandescente dell’Anfiteatro degli Scavi di Pompei. È un omaggio a chi ci ha preceduti e un monito per chi verrà.

Nel cuore di una delle culle della civiltà occidentale, uno dei pionieri della musica elettronica ha portato in scena uno spettacolo che sfida il tempo e lo spazio, fondendo futuro e memoria, suono e architettura, corpo e dati, intelligenza umana e artificiale. E lo ha fatto davanti a un pubblico avvolto da luci, laser e vibrazioni: una Pompei del 2025, sospesa tra storia e intelligenza artificiale.

Ma adesso concentriamoci sul concerto.

Se non ci conosciamo: sono Corrado Parlati, e questo è MentiSommerse.it – un magazine ribelle, un rifugio narrativo dove vi racconto le storie più belle, soprattutto quando la musica si fa specchio dell’anima.

Jean Michel Jarre gladiatore 3.0 a Pompei

Non è solo per la location — che da sola basterebbe a far vibrare ogni appassionato di musica, cultura e bellezza — ma per la visione che guida ogni gesto, ogni pixel, ogni onda sonora.

Jarre non replica mai. Non fa “tour”, nel senso classico del termine. Ogni performance è site-specific, cucita addosso al luogo che la ospita. E quella preparata per Beats of Pompeii non fa eccezione. Come ha spiegato lui stesso, “suonare a Pompei è come rendere reale un progetto di fantascienza. Questo posto non è una reliquia del passato, ma un’architettura del futuro.”
Un futuro che passa dai sintetizzatori e si specchia nei ruderi millenari, dove l’acustica naturale permette alle emozioni di propagarsi come un’onda.

“Stasera siamo gladiatori 3.0 nel cuore d’Europa contro i mali del mondo.” Questa è la frase che Jean Michel Jarre pronuncia prima di lanciarsi in uno dei momenti più simbolici dello show. Ma è lo schermo, e la frase che compare in lettere bianche, a cristallizzare il cuore pulsante dell’evento:

“I diritti non sono solo individuali, sono collettivi. E ciò che può non avere valore per voi oggi, può averlo per un’intera popolazione, per un intero modo di vivere, domani.”

Un messaggio che arriva dritto, preciso, in un’epoca attraversata da guerre, crisi ambientali, disuguaglianze sociali, tecnologie disumanizzanti e alienanti da sembrare nate da un romanzo di Huxley. E a parlare non sono solo le parole, ma l’intero impianto visivo-sonoro: uno spettacolo immersivo, che alterna suggestioni psichedeliche e pulsazioni digitali, esplosioni di luce e geometrie liquide.

Uno show immersivo a Pompei tra effetti speciali e visioni futuristiche

Quello che Jean Michel Jarre ha portato sul palco di Pompei è un live progettato come un’opera totale.
Droni, laser architetturali, video 3D, scenografie sintetiche: il tutto orchestrato con la precisione chirurgica di un direttore d’orchestra digitale. In uno dei momenti più toccanti della serata, una telecamera posta sugli occhiali di Jarre mostra in tempo reale la sua visuale dalla consolle. Il pubblico, per un attimo, diventa protagonista e spettatore insieme: è dentro lo show, non solo davanti.

“Oxygene, Part 2”, suonata con tastiere dal tocco lisergico-psichedelico, è un chiaro omaggio al leggendario live dei Pink Floyd del 1971. Allora senza pubblico, oggi con centinaia di presenti che respirano la stessa magia, aggiornati però alla contemporaneità di un suono che attraversa le epoche.

Dall’AI a Luigi Russolo: Jean Michel Jarre e il futuro dell’elettronica

Non manca il riferimento profondamente consapevole, all’eredità italiana nell’evoluzione della musica elettronica. Luigi Russolo, autore del manifesto “L’arte dei rumori”, è omaggiato con “Arpegiateur”, brano inedito che Jarre dedica a tutti i pionieri del genere.
Un modo per riconnettere il futuro con le sue radici più profonde: Pompei, ma anche Futurismo, industrializzazione, glitch, analogico e digitale che si fondono senza mai escludersi.

Ma il momento più intenso — e forse il più attuale — arriva con “Robots don’t cry”, un brano che riflette sul nostro presente fatto di algoritmi e Intelligenze Artificiali. “Dire che non ti interessa della privacy perché non hai nulla da nascondere è come dire che non ti interessa della libertà di parola perché non hai nulla da dire”, spiega Jarre.

Non è una provocazione. È un invito a ripensare il nostro ruolo nel mondo, la nostra umanità, i nostri limiti. Non contro la tecnologia, ma insieme ad essa, guidandola, umanizzandola.

Perchè i robot non piangono… almeno per ora.

Beats of Pompeii: quando l’archeologia incontra l’avanguardia

In un’epoca in cui la musica live rischia spesso di diventare intrattenimento preconfezionato, Jarre ci ricorda che esibirsi in luoghi come Pompei non è un’operazione nostalgia, ma un atto di visione.
Ogni suo concerto è diverso perché ogni luogo è diverso. E Pompei, con la sua storia sospesa tra la lava e il tempo, è uno dei pochi spazi in cui il passato diventa futuro.

La rassegna Beats of Pompeii si conferma così come una delle proposte culturali più originali nel panorama dei concerti 2025. Un festival che non solo ospita artisti, ma li sfida, li spinge a reinventarsi. Jean Michel Jarre ha accettato questa sfida con la generosità e la radicalità dei grandi: costruendo uno spettacolo inedito, capace di dialogare con le pietre antiche e con la sensibilità del pubblico contemporaneo.

In fondo, è proprio questo il valore dell’arte: creare ponti. Tra generazioni, linguaggi, epoche. E nella notte in cui Pompei si è illuminata di sintetizzatori, laser e parole, il ponte si è compiuto.

Un ponte che parte da un anfiteatro di 2000 anni fa e guarda dritto al domani.

Di seguito i prossimi appuntamenti della rassegna:

12 luglio 2025: Antonello Venditti
14 luglio 2025: Stefano Bollani
15 luglio 2025: Ben Harper & The Innocent Criminals
17 luglio 2025: Jimmy Sax
19 luglio 2025: Nick Cave
24 luglio 2025: Riccardo Muti
25 luglio 2025: Bryan Adams
29 luglio 2025: Serena Rossi
5 agosto 2025: Wardruna

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