“Vieni a sentire il battito.” Così Gabriele Russo, direttore artistico del Teatro Bellini, chiude la sua lettera al pubblico per presentare la nuova stagione del Teatro Bellini 2025-26. Ed è difficile immaginare un’immagine più calzante per descrivere l’anima di un teatro che, più che un contenitore di spettacoli, è diventato un vero e proprio organismo vivo nel cuore di Napoli. Un teatro che pulsa, che respira, che cambia col tempo — e con noi.
Quella che si apre è una stagione vibrante, che mette in scena non solo i migliori spettacoli teatrali a Napoli nel 2025, ma anche una precisa visione culturale: il teatro come rito collettivo, spazio critico e luogo d’incontro. Un’officina creativa che non teme il rischio e che guarda al futuro con urgenza, restando saldamente ancorata al proprio presente.
Teatro Bellini di Napoli: scopriamo insieme la stagione 2025/26
Tra visione e radici: il Teatro Bellini 2025-26
A partire dal 26 settembre, il sipario si alza su una delle stagioni più ricche e stratificate degli ultimi anni. E si comincia con una delle produzioni di casa, Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo, diretta da Antonio Latella. Non una semplice ripresa, ma una dichiarazione d’intenti: il teatro, per il Bellini, è politica, è memoria, è urgenza civile.
In scena, Daniele Russo interpreta un “matto” che smaschera il potere con ironia feroce. Il riferimento alla strage di Piazza Fontana e alla morte di Giuseppe Pinelli scuote ancora le coscienze. Una farsa tragicamente attuale, che segna il passo della nuova stagione del Teatro Bellini: colta, necessaria, coraggiosa.
Silenzi che urlano, maschere che parlano
Dal 14 ottobre, spazio alla poesia muta della Familie Flöz con Finale, spettacolo che celebra il trentennale della compagnia berlinese. Niente parole, solo maschere, movimenti e un battito che si sincronizza con quello del pubblico. È un tributo alla forza del teatro come linguaggio universale, e una riflessione toccante sulla comunità in tempi frammentati.
Il tema della contemporaneità ritorna anche con Donald di Stefano Massini (21-26 ottobre): una satira epica e rivelatoria sull’ascesa di Donald Trump, tra mito e mediaticità. Massini firma un testo che è insieme spettacolo e radiografia del nostro tempo, perfettamente in linea con il DNA del Bellini.
Le produzioni come cuore pulsante
Il 13 novembre debutta una delle punte di diamante della stagione: Finale di partita di Beckett, con la regia dello stesso Gabriele Russo. Un classico reinterpretato in chiave post-pandemica, dove la famiglia diventa luogo di segregazione e sopravvivenza. Un’apocalisse domestica che parla di dolore, memoria e catastrofi recenti. È teatro che interroga, più che rappresentare.
Ma è ad aprile che il Bellini accende davvero la miccia con Giu-Ro – Libera Gioventù Bannata dal Tempo di Mimmo Borrelli. Un Romeo e Giulietta post-apocalittico, in dialetto e furore. Amore e rivolta che risuonano come poesia militante. Questa è Napoli che scrive se stessa, e lo fa attraverso la sua lingua, la sua rabbia, il suo mito.
La musica come ponte narrativo
Per un pubblico appassionato di musica, tra le esperienze teatrali imperdibili a Napoli nel 2025 spicca The Wall Live dei Pink Floyd Legend (22-25 gennaio). Non solo concerto, ma opera rock immersiva, completa di proiezioni, effetti speciali e costruzione scenica del celebre muro. È un evento che fonde performance musicale e linguaggio teatrale, creando un cortocircuito estetico potentissimo.
E ancora, da non perdere Tre modi per non morire con Toni Servillo (4-8 febbraio), un percorso poetico tra Baudelaire, Dante e i classici greci. Un monologo che suona come un canto antico e necessario in tempi di disorientamento.
Donne, corpo e parola
Un altro pilastro della stagione è L’Empireo di Lucy Kirkwood (4-9 novembre), diretto da Serena Sinigaglia: un testo ambientato nel Settecento ma di bruciante attualità, che mette al centro la questione di genere senza retorica. Quattordici attrici in scena, diciassette personaggi femminili: un’opera militante, divertente e visionaria.
Sul versante della danza, May B di Maguy Marin (10-14 dicembre) si ispira all’universo di Beckett per raccontare, attraverso il corpo, la fragilità della condizione umana. È un teatro fisico, crudo, che indaga i limiti del gesto e della parola.
Tra classico e riscrittura: Shakespeare, Eduardo, Omero
Ci sono poi gli spettacoli che rileggono i classici con spirito contemporaneo. Amleto² (2-7 dicembre) è la versione circense e anarchica di Filippo Timi: un “elogio della follia” dove Shakespeare incontra il cabaret postmoderno.
A marzo, Stefano Accorsi interpreta un Ulisse psicanalitico nell’Odissea adattata da Emanuele Aldovrandi. Una rilettura affascinante e stratificata che rispecchia il nostro bisogno di identità e di viaggio interiore.
E poi Sabato, domenica e lunedì (24 febbraio > 8 marzo), con Teresa Saponangelo e Claudio Di Palma, diretto da Luca De Fusco: un Eduardo che emoziona con la forza della semplicità e della famiglia che resiste, tra riti e riconciliazioni.
La festa, il desiderio, il teatro che sovverte
Nel cuore dell’inverno, quando la città si stringe attorno al calore degli spazi chiusi, al Bellini esplode una festa teatrale attesa quanto il ritorno di una vecchia fiamma: Dignità Autonome di Prostituzione. Spettacolo cult ideato da Betta Cianchini e Luciano Melchionna, è molto più di una messinscena: è un’esperienza sensoriale e immersiva, un carnevale notturno dove gli attori si offrono – uno ad uno – al pubblico, per raccontare la propria anima attraverso monologhi intimi, irriverenti, a tratti dolorosi. Il teatro si fa corpo e desiderio, si disfa della quarta parete, si mescola ai volti e ai respiri.
È una chiamata collettiva alla liberazione, alla sovversione dei ruoli e delle convenzioni. In un’epoca dove tutto è etichettato, Dignità Autonome è l’elogio di ciò che sfugge.
Ecco perché ogni replica è unica. Perché ogni spettatore diventa cliente, complice, protagonista.
Il Piccolo Bellini: il battito underground del teatro
Accanto alla stagione principale, il Piccolo Bellini custodisce l’anima più sperimentale e visionaria del teatro napoletano. È il luogo dove il silenzio vale quanto una parola, dove si sussurra e si esplode, dove la ricerca è più intima e radicale.
Si parte a settembre con Incontro del Collettivo lunAzione: un confronto tra due sopravvissuti al dolore, che riflette sulle ferite invisibili del Sud e sull’urgenza di umanità. Un teatro sociale che tocca nervi scoperti e trasforma la scena in un’aula scolastica, in un’aula di vita.
A seguire, La vacca di Elvira Buonocore – per la regia di Gennaro Maresca – racconta l’adolescenza come terra di desideri incandescenti, tra periferie dimenticate e rivelazioni sensuali. Una favola neorealista che esplode tra ruggiti silenziosi e corpi che reclamano visibilità.
Spazio alla danza con Stella di Luciano Padovani, una coreografia sospesa tra memoria politica e poesia del corpo, ispirata al caso Moro. Poi Spiritilli e altri movimenti, omaggio ad Enzo Moscato, visione obliqua e struggente tra sacro e profano.
Il Piccolo diventa anche territorio letterario e musicale con I poeti selvaggi di Roberto Bolaño, un viaggio performativo in tre capitoli dentro l’anima del poeta cileno, orchestrato da Igor Esposito e Daniele Russo.
Torna anche Totale di Pier Lorenzo Pisano: una partitura a due voci sul fallimento dell’amore e sulla necessità di riscrivere i ricordi per sopravvivere. E poi Neanche parenti, creazione collettiva della Bellini Teatro Factory, un’indagine viva sulla famiglia come luogo fluido e in costruzione.
Il 2025 prosegue con titoli che sfidano il presente: U parrinu di Christian Di Domenico, testimonianza civile sulla figura di Don Pino Puglisi; To my skin della compagnia Cornelia, che riflette in danza sugli effetti del cambiamento climatico; Asfalto del Balletto Civile, un poema fisico generazionale; Au revoir miroir di Paolo Mohovich e Cosimo Morleo, opera visionaria tra danza e specchi; Il sen(n)o con Lucia Mascino, che esplora le derive della sessualizzazione precoce nell’era digitale.
E ancora: L’ultima corsa di Fred, un jazz-theatre che omaggia Fred Buscaglione e la sua poetica swing; Vautours, un noir teatrale sull’identità perduta; Chi resta, viaggio cosmico e commovente sul lutto e sulla memoria.
In primavera, Noēsis di Vincenzo Capasso ci interroga sul significato dell’equilibrio umano; Week-end di Ruccello ci catapulta nel disagio interiore di una donna ai margini; Favola di Fabrizio Sinisi – tra teatro e videoarte – riflette sul potere e la violenza. Infine La semplicità ingannata di Marta Cuscunà dà voce alla resistenza femminile contro la monacazione forzata e The Fridas di Sofia Nappi omaggia la complessità identitaria di Frida Kahlo attraverso un duetto coreografico magnetico.
A chiudere la stagione, Metaforicamente Schiros di Beatrice Schiros e Tutto Shakespeare minuto per minuto, un’esplosiva cavalcata shakespeariana comico-folle che è insieme tributo e gioco collettivo.
Un teatro che ci assomiglia
Il Teatro Bellini 2025 non si limita a proporre spettacoli teatrali a Napoli, ma costruisce un percorso di senso. Un viaggio che coinvolge il pubblico come co-autore e testimone. Dalla drammaturgia civile alla grande danza, dalla musica live ai classici rinnovati, ogni titolo è un invito a riflettere, a vivere, a sentire.
Per chi ha trent’anni e cerca un teatro che parli la propria lingua — tra politica e poesia, corpi e parole, rabbia e desiderio — il Bellini è più che un luogo: è un tempo condiviso. È la risposta a un bisogno antico e urgente.
E allora, davvero, non resta che raccogliere l’invito di Gabriele Russo:
“Vieni a sentire il battito.”