C’è una frase che Gigi D’Alessio ripete da anni, per bocca del protagonista di “Cient’anne”, con la voce rotta e il cuore in mano: “Napule è mamma’ ”.

E martedì sera, a guardarlo lì – un puntino nel suo completo scuro visto dalla Tribuna Stampa dello Stadio Maradona, ma gigantesco nell’abbraccio collettivo dei cinquantamila presenti – sembrava fosse il figlio orgoglioso, salito sul palco innanzitutto per dire grazie per tutto l’amore ricevuto in questi anni. 

Per la settima volta nella sua carriera, Gigi è tornato nello stadio che sognava da bambino. E il Diego Armando Maradona di Napoli ha risposto come solo questa città sa fare: accogliendolo a braccia aperte, con la voce di un popolo intero e la commozione di chi, attraverso quelle canzoni, ci è cresciuto davvero.

Perché D’Alessio, a Napoli, non è solo un cantautore. È una cartolina viva di tutto ciò che siamo stati, una memoria verace che si tramanda come una lingua madre di generazione in generazione.

Ieri sera ero allo stadio per il secondo concerto di Gigi D’Alessio.

Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un magazine ribelle, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della cultura.

Gigi negli Stadi 2025: il racconto della seconda serata al Maradona

Alle 21:15, si accendono le luci e parte “Cattiveria e Gelosia”. Un attacco diretto, senza fronzoli, come a dire: “Non siamo qui per far finta di niente. Siamo qui per raccontarci.”

E la scaletta non fa sconti. Comporla non sarebbe stato facile, aveva giustamente dichiarato in un’intervista qualche settimana prima del concerto. Per l’occasione, il cantautore napoletano ha puntato su un mega karaoke di sessanta brani che si susseguono come pagine di un diario – dal pop ritmico di “Non mollare mai” all’urlo tenerissimo di “Quanti amori”, fino alle gemme nascoste per veri fedelissimi: “Amico cameriere”, “Stelletè”, “Un mese di ritardo”.

Ma è quando arrivano “Annare’ ” e “Non dirgli mai” che lo stadio si trasforma. Non è più solo un’arena: è una stanza, un salotto, un cortile, un ricordo d’infanzia. Cinquantamila cuori si uniscono a formare un coro che accompagna D’Alessio sulle note dei suoi due classici per eccellenza. 

Gli ospiti: Elodie, Geolier, Clementino e LDA per intrecci di generazioni e stili

Ogni ospite che sale sul palco sembra entrare in punta di piedi, con il rispetto dovuto a chi sta raccontando qualcosa di sacro.

Elodie atterra da Milano, dove sono in corso le prove per il suo debutto negli stadi, solo per questa sera. Cammina tra le note di “Io vorrei” con eleganza. 

Geolier è l’urlo di periferia della città. Quando intona “Senza tuccà”, lo stadio vibra. Ma è con “Episodio d’amore”, in una versione spogliata e dolente, profondamente D’Alessiana, che dimostra di essere il degno erede di quella scuola di cuore e rabbia.

LDA sceglie “Primo appuntamento”. Un passaggio di testimone che emoziona, senza retorica.

Poi Elena D’Amario, presenza magnetica, danza tra i versi di “Rosa e lacrime” come se D’Alessio li avesse per scritti lei.

Clementino infiamma tutto con un carnevalesco “Como suena el corazón”. 

Napoli, palco e anima

In platea, come vuole quella che ormai è divenuta una tradizione, partono le proposte di matrimonio sulle note di “Si te sapesse dicere”. Padri e figli si guardano negli occhi quando parte “Il cammino dell’età”. Amici d’infanzia si abbracciano. Ragazzi e ragazze si baciano. 

È questo, forse, il traguardo più grande di D’Alessio: essere diventato la colonna sonora emotiva di una città intera, senza mai tradirne l’essenza.

Sette concerti allo Stadio San Paolo/Maradona. Dal 1997 al 2025.

Dalla speranza di un ragazzo del Centro Storico alla consacrazione di un simbolo culturale.

Chi c’era nel ’97, in curva B, lo ricorda con le lacrime. Chi c’era stasera lo racconterà. Perché questo, più che uno show, è stato un atto d’amore collettivo. Un rito laico, una processione popolare scandita da cori, luci e parole che sanno di casa.

Il viaggio continua: Gigi e il 2025 dei record

La seconda serata al Maradona è solo una tappa. Dopo Napoli, il tour “GIGI STADI 2025” si muove verso Palermo (20 e 21 giugno), per il progetto benefico “SICILY FOR LIFE – GIGI & FRIENDS” a favore della costruzione di un poliambulatorio pediatrico.

Poi Bari (23 giugno), Roma (25 giugno, per la prima volta al Circo Massimo) e ancora una cinquina a settembre in Piazza del Plebiscito, che porteranno a venti il suo score nel salotto buono della città.

I numeri parlano chiaro: 18 live in 4 anni solo a Napoli, oltre 250.000 spettatori, biglietti polverizzati in poche ore.

Ma Gigi non è uno che vive di numeri. Vive di storie. Di volti. Di mani tese verso il cielo.

Napoli: una madre, una città, una voce

“Napule è mammà”.

E Gigi, per due notti, è stato al tempo stesso figlio devoto e padre simbolico.

Ha stretto a sé il popolo con la stessa dolcezza con cui si canta una ninna nanna.

Ha fatto ballare, piangere, ridere.

Ha ricordato a tutti che anche le canzoni popolari possono essere arte, se partono da un cuore vero.

In ognuna delle due notti lal Maradona, cinquantamila cuori hanno battuto all’unisono.

Non era solo un concerto. Era una dichiarazione.

E Napoli, ancora una volta, ha risposto presente.

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