People on streets. C’è una nota, un respiro, un battito in Under Pressure che sembra scritto apposta per Napoli. Per la sua attesa febbrile, per il suo amore incondizionato, per la sua festa che è sempre anche una preghiera. Il quarto scudetto è arrivato come un abbraccio, come un sorriso che resiste al tempo e alle sue ferite.
Il 23 maggio, la città non ha solo festeggiato. Ha cantato se stessa. In piazza, tra i vicoli, sotto i balconi, Napoli si è riconosciuta: madre, figlia, sorella.
Un popolo che si fa corpo unico, tra bandiere sventolate come ex voto e occhi lucidi rivolti al cielo.
Arianna Di Micco era lì, a fermare l’incanto: McTominay, ormai McFratm per diritto popolare, trasformato in icona pop; il mare umano che si apre davanti a uno striscione scritto a mano; la commozione di chi ha visto Maradona e quella di chi ne ha solo sentito parlare ma, immaginandolo attraverso i racconti, l’ha indirettamente vissuto sulla propria pelle.
Dalle mani rugose dei genitori intrecciate a quelle dei bambini, dalle parrucche azzurre ai fumogeni e agli striscioni che hanno tinto Napoli d’azzurro, ogni scatto racconta la vittoria di un popolo.
Un popolo che sa resistere, cantare, sognare. E che, almeno per una notte, ha avuto di nuovo la sua favola.
Quella che inizia con una maglia azzurra e culmina in un abbraccio collettivo in piazza.
Perché questa non è una celebrazione. È un racconto d’amore. Quello che Napoli scrive ogni volta che ama la sua squadra come fosse un destino.