“Lo sforzo disperato che compie l’uomo nel tentativo di dare alla vita un qualunque significato è teatro.” – Eduardo De Filippo

C’è un momento, varcando la soglia del Teatro San Ferdinando, in cui il tempo smette di essere lineare. Un attimo sospeso in cui il passato diventa presente, e le parole di Eduardo De Filippo tornano a pulsare sotto i riflettori.

Con lo spettacolo “Eduardo punto e da capo. Il San Ferdinando e la memoria”, il Teatro di Napoli offre uno sguardo su uno dei suoi patrimoni più preziosi, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva, emozionale e profondamente napoletana.

Un foyer come focolare: l’inizio del viaggio

È dal foyer – letteralmente focolare, cuore pulsante e simbolico del San Ferdinando – che prende vita questo progetto celebrativo, diretto da Antonello Cossia e animato dai giovani ex allievi della scuola del teatro di Napoli. Una compagnia affamata di teatro, proprio come quel gruppo di attori “scalcagnati e pezzenti” evocato nell’incipit pirandelliano della performance. Qui, in questa soglia tra realtà e finzione, lo spettatore viene accolto come in una casa, o meglio, in una memoria che continua a parlare.

Il titolo stesso, “Eduardo punto e da capo”, è una dichiarazione d’intenti: ripartire dalle origini, dai testi, dai fantasmi gloriosi del passato. Ma senza nostalgia. Piuttosto con un atto d’amore critico, appassionato e consapevole verso l’eredità di uno dei più grandi maestri del teatro del Novecento.

Il Teatro San Ferdinando e la memoria di Eduardo

Questo progetto nasce proprio dal legame profondo e indissolubile tra Eduardo De Filippo e il Teatro San Ferdinando, suo storico laboratorio e tempio creativo. Qui, tra queste mura, l’autore-attore-regista ha impastato linguaggio e vissuto, sogno e disperazione, popolo e aristocrazia morale.

Prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e realizzato in collaborazione con la Fondazione Eduardo De Filippo, lo spettacolo si configura come una performance itinerante con apparizioni, illusioni e citazioni tratte dai grandi classici eduardiani. La regia di Cossia restituisce un teatro “dentro il teatro”, in cui lo spettatore si muove fisicamente negli spazi del San Ferdinando, ma anche simbolicamente nei meandri della memoria collettiva della città.

La componente di visita guidata, curata da Artepolis, accompagna il pubblico attraverso i diversi ambienti, trasformando il tutto in un palcoscenico itinerante.

Ogni scena è un frammento di storia e drammaturgia, cucito su misura per riaffermare l’identità del teatro di Napoli.

Eduardo tra sogno e realtà: testi, corpi, emozioni

Lo spettacolo attinge a piene mani dal repertorio eduardiano, accostando momenti noti e altri più intimi in un flusso narrativo che mette in dialogo l’eredità con il presente.

Il percorso inizia con l’estratto dal primo atto di “Uomo e Galantuomo”, che incarna l’anima artigianale e il disincanto di chi vive il palcoscenico come un mestiere e una missione. A questo si affianca il monologo di Assunta da “Napoli Milionaria”, in cui il dolore della guerra e il bisogno di riscatto si fanno carne e voce, e quello di Agostino da “Il cilindro”, capace di restituire l’assurdo e la tragicità del quotidiano.

L’esperienza culmina in platea, davanti al sipario chiuso, dove il teatro di varietà torna a vivere in un omaggio nostalgico ma non malinconico. Il pubblico assiste a “Pericolosamente” e a un frammento di “Sik-Sik, l’artefice magico”, fino a concludere con una dedica cantata tratta da “Ogni anno punto e a capo”: un invito dolce e malinconico a non dimenticare, ma anche a ricominciare sempre.

Eduardo De Filippo: radice e visione del teatro di Napoli

Questo progetto non è solo un tributo, ma una riflessione viva e contemporanea sull’identità del teatro di Napoli. Eduardo non è celebrato come monumento, ma riletto come fonte vivente di linguaggio, pensiero e forma. Il suo teatro, sospeso tra l’alto e il basso, tra verismo e poesia, continua a parlare a una generazione che – come quella del dopoguerra – è in cerca di senso e spazio.

“Eduardo punto e da capo. Il San Ferdinando e la memoria” restituisce l’idea che il teatro non sia un museo, ma un organismo in continua trasformazione. È un atto di fede, come il contratto di nove giorni al Kursaal che diventa una tournée di nove mesi. È la scelta incerta e pericolosa di chi, come Eduardo, scommette sul mestiere dell’attore come missione di vita.

Un’eredità che guarda avanti

Tra le righe dello spettacolo si percepisce forte la volontà di tramandare un’eredità non solo culturale ma anche umana e professionale. I giovani attori in scena non imitano Eduardo, lo attraversano. Ne abitano le parole con rispetto e freschezza, creando un ponte tra generazioni che fa del San Ferdinando non solo un teatro della memoria, ma un teatro del futuro.

In un’epoca in cui la cultura sembra sempre in bilico tra spettacolarizzazione e dimenticanza, iniziative come questa dimostrano che è possibile un’altra strada: quella della cura, dell’ascolto, della profondità.

Un’iniziativa che evidenzia quanto il Teatro di Eduardo sia radicato nella cultura, tanto alta quanto popolaresca, della città di Napoli, raccontandone miserie e nobiltà e plasmandone i modi di pensare e di esprimersi.

Il teatro come fiamma viva

“Eduardo punto e da capo. Il San Ferdinando e la memoria” è più di uno spettacolo. È un gesto politico e poetico. È una dichiarazione d’amore per il teatro come spazio di resistenza e verità. E per Eduardo, che ha saputo raccontare come pochi il sangue che scorre nelle ferite della Napoli del dopoguerra, le donne, gli artisti, i reietti e gli eroi della porta accanto.

In un mondo che cambia, il teatro resta il luogo dove tutto può ancora succedere.

Dove, come Eduardo ci insegna, si può ricominciare sempre. Punto e da capo.

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