“Buon compleanno, Elvis” (Naked + tales) è un progetto che va oltre la riedizione in acustico dell’album più iconico della produzione di Luciano Ligabue: ogni canzone è introdotta da un racconto – “Tales“, appunto – che porta l’ascoltatore a conoscere storie, retroscena e significati nascosti dei pezzi.

Il disco, probabilmente, è la diretta evoluzione del tour teatrale di Ligabue, durante il quale Luciano ha dato una nuova veste ai suoi brani, ripescando alcune chicche e, leggendo passi della sua autobiografia “Una storia“, ha ripreso a raccontare (e raccontarsi) molto di più rispetto ai recenti impegni dal vivo, segnando quasi un ritorno alle origini.

Il tutto mette in evidenza, ancora una volta, quanto Luciano sia un artista che, nel corso della sua carriera, ha deciso di unire l’urgenza comunicativa di una penna cantautorale al suono di una band rock, che dona un tocco d’energia completamente diverso.

Ad accompagnarlo in questa avventura Federico Poggipollini e Mel Previte alle chitarre (con qualche aggiunta di sax) e Luciano Luisi alle tastiere. Se per i fan storici questo album è una celebrazione affettuosa di un classico intramontabile, per chi si avvicina oggi a ‘Buon compleanno, Elvis’ questa potrebbe essere l’occasione perfetta per scoprirlo in una veste più intima e narrativa. Un omaggio che non si limita alla nostalgia, ma che dimostra quanto queste canzoni siano ancora vive, capaci di raccontare nuove storie a chi è disposto ad ascoltarle.

Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato l’evento di presentazione in anteprima delle nuove versioni dei brani all’Apollo di Milano, adesso è il momento di immergersi nell’ascolto dei racconti e delle versioni naked.

Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un magazine ribelle, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.

ALLA SCOPERTA DI Buon compleanno, Elvis” (Naked + tales)

Buon compleanno, Elvis” (Naked + tales) è un disco che può sembrare fuori tempo per durata e numero di tracce (28, per un totale di un’ora e mezza di ascolto, da ascoltare una dietro l’altra per non perdere il filo del racconto), ma che rappresenta la celebrazione perfetta per i trent’anni di uno dei dischi fondamentali della storia della musica italiana. Ed è proprio nel suo sfuggire a ogni dinamica temporale che, come trent’anni fa, che il disco trova la sua forza.

I racconti che introducono ogni brano non sono semplici note a margine, ma veri e propri frammenti di un viaggio nella mente e nella carriera di Ligabue. Tra ricordi personali e suggestioni cinematografiche, Luciano trasforma il disco in un’esperienza immersiva, che invita l’ascoltatore non solo ad ascoltare, ma a vedere, sentire e persino annusare l’atmosfera di quegli anni.

Si scopre così l’influenza di Otis Redding per la realizzazione di “Seduti in riva al fosso“,  fotografia di uno state of mind ancor più nitida e a tratti sofferta, ed echi cinematografici felliniani. Si entra dritti nello studio di registrazione attraverso aneddoti e antefatti, ci si muove lungo la via Emilia ascoltando il gracidio delle rane nella notte di Rubiera che accompagnava perennemente le registrazioni e il suono potente, unico, de “La banda”.

La voce di Ligabue, soprattutto nelle parti cantate, mantiene le sue note calde e profonde. Nella nuova versione ‘Naked‘, sorprendono soprattutto i brani che, in passato, avevano faticato a trovare la loro forma ideale. Qui, Luciano osa di più. Due esempi perfetti sono “La forza della banda“, che Ligabue aveva immaginato come pezzo trainante del disco e che ha vissuto invece una vita da mediano e soprattutto “Buon compleanno, Elvis!“, rimasta nella sua versione originale un po’ sospesa tra il sound dei Clan Destino e quello de La banda.

Un figlio di nome Elvis” rinasce in una versione dal sound caldo e avvolgente, che sembra trasportarti nel bel mezzo di un blues club di Chicago e comincia finalmente a bruciare dai due lati e far più luce proprio come la candela citata nel pezzo, mentre “Il cielo è vuoto o il cielo è pieno” è l’altra faccia della medaglia di “Hai un momento, Dio?“.

“I ragazzi sono in giro”, mai diventata singolo, da trent’anni è un inno sottotraccia, urlato a squarciagola nei concerti. La batteria di Robby Pellati tiene il tempo come una marcia libera, mentre le chitarre di Poggipollini e Mel Previte accompagnano un Luciano graffiante, viscerale, ruvido. Un brano che, riascoltato oggi, suona quasi più attuale di trent’anni fa. Perché parla di chi rifiuta le etichette, di chi non entra nei frame comodi dei trend, e di chi sceglie ancora – ostinatamente – di camminare fuori dalle rotte prestabilite. “I ragazzi sono in giro” è il manifesto di tutti coloro che non restano fermi al posto in cui la società li vorrebbe, assoggettati al pensiero unico dominante. Come le manine che volano libere a Primavera in Amarcord di Fellini, i “ragazzi” sono lì, a dire che esistono – anche se non li vedete. E forse, in fondo, siamo noi. Quelli non venuti bene nelle vostre polaroid.

“Certe notti”, nella sua versione più calma, elegante e quasi spoglia, mette in mostra tutta la potenza didascalica, quasi cinematografica, delle notti lungo la via Emilia.

Leggero” è la chiusura perfetta per questo album. Un brano che nel passaggio “Leggero, nel vestito migliore, sulla testa un po’ di sole ed in bocca una canzone” trova un promemoria, come racconta Luciano, e che in questa versione che si regge tutta su piano e sax dimostra, ancora una volta, perché certi brani non invecchiano mai.

Se ‘Buon compleanno, Elvis’ nel 1995 era un disco che esplodeva di energia e spirito rock’n’roll, nella versione Naked i brani respirano con una nuova intimità e mettono al centro la bellezza dei testi. Le chitarre acustiche e gli arrangiamenti minimali restituiscono un Ligabue più vicino al narratore che al frontman da stadio, permettendo a ogni sfumatura vocale e testuale di emergere con una nuova profondità. Un progetto, dunque, che rispecchia a pieno ciò che è stato Ligabue nei primi trentacinque anni di carriera: un cantautore col sound e l’energia di una band.

About The Author