Pino è un docufilm che si pone l’obiettivo di portare alla luce il Pino Daniele meno conosciuto, la parte più intima e personale di un artista che ha sempre comunicato tutto attraverso musica e parole. Diretto da Francesco Lettieri, che abbiamo già apprezzato attraverso la collaborazione di lunga data con Liberato e il film “Ultras”, il film offre uno sguardo profondo su un’icona della musica italiana, grazie a materiali d’archivio inediti e testimonianze esclusive.

Si parte da un filmato girato dallo stesso Pino Daniele, che mostra le origini della famiglia Daniele, con Alessandro e Cristina ancora bambini, fino ad arrivare alle notti magiche con Pat Metheny, Chick Corea, e il suo mito Eric Clapton, che lo invitò al Crossroads nel 2010 e che l’anno successivo sarà protagonista di un concerto leggendario a Cava de’ Tirreni.

Un evento speciale per un anno speciale

Al Cinema Metropolitan di Napoli, finalmente riaperto dopo un periodo di chiusura, centinaia di uomini in blues sono accorsi per la prima nazionale di un docufilm che giunge nell’anno più “danieliano” di tutti: quello del 70/10, con il logo realizzato per celebrare i settanta anni dalla nascita e i dieci dalla scomparsa di Pino Daniele. Si attende l’arrivo sul red carpet di Alessandro e Cristina Daniele, insieme alla madre Dorina Giangrande, poi ci si sposta in sala per assistere alla visione del film dopo aver lasciato un ricordo personale sul wall of love messo a disposizione dal cinema.

Il film, prodotto da Grøenlandia, Lucky Red e Tartare Film, distribuito da Lucky Red, in collaborazione con Netflix e TimVision, resterà in sala anche stasera e domani in anteprima al Metropolitan – dove Pino Daniele aveva suonato nel 1980, come ricorda Federico Vacalebre in apertura di serata – per poi essere proiettato nelle sale di tutta Italia il 31 marzo, 1 e 2 aprile.

Il cuore del docufilm

Per la realizzazione del docufilm, Alessandro Daniele ha messo a disposizione oltre 50 ore di filmati inediti tratti dagli archivi della Fondazione Pino Daniele, lasciando ben sperare sul ritrovamento di tracce musicali che si credevano perdute. Tra queste, spicca la registrazione dello storico concerto di Piazza del Plebiscito del 1981, che ha segnato un punto di svolta nella carriera dell’artista.

A guidare lo spettatore attraverso questi ricordi è Federico Vacalebre, che raccoglie le testimonianze di grandi musicisti e amici di Pino, come Rosario Jermano, Tony Esposito, James Senese, Tullio De Piscopo ed Enzo Avitabile, oltre ai suoi compagni di scuola e ai tanti artisti nazionali e internazionali con cui ha collaborato.

Il tocco di Francesco Lettieri

La regia di Francesco Lettieri, dona al docufilm un’estetica cinematografica che unisce autenticità e modernità. Lettieri riesce a mantenere un equilibrio tra nostalgia e freschezza, rendendo il racconto coinvolgente per il pubblico storico di Pino Daniele, ma anche accessibile a una nuova generazione di ascoltatori.

Nel corso della narrazione trovano spazio anche alcuni “mini film” che mettono in mostra quanto le canzoni di Pino Daniele abbiano narrato degli spaccati di vita autentici, portando avanti messaggi sociali – un esempio su tutti è “Chillo è ‘nu buono guaglione”, nato nel Cavone alle spalle di Piazza Dante e che voleva essere una signora – e dando spazio, come sottolinea Enzo Avitabile, ai fuori di vista, come nel caso della prostituta protagonista di “Quanno chiove”.

Questi intermezzi, sebbene spezzino leggermente la narrazione principale, rendono il prodotto adatto anche a un pubblico più generalista e ne facilitano una futura distribuzione su piattaforme come Netflix.

Un docufilm per tutti

Il risultato è un docufilm che parla a tutti, in cui ognuno può ritrovare un pezzo della propria storia, percorsa sulle note di Pino Daniele. Perché Pino è la voce di ognuno di noi. È l’appocundria che scoppia ogni minuto in petto, l’alleria, la voglia di fare la rivoluzione con i calzoni rotti, l’arteteca ‘e chi è stato pe’ tutta a vita asotto. Pino è il ricordo di un amore.

Corrado Parlati

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