Ci sono momenti nella storia della musica in cui le contaminazioni culturali danno vita a qualcosa di unico, destinato a lasciare un segno indelebile. Il Neapolitan Power è stato proprio questo: un movimento che ha rivoluzionato la musica napoletana, fondendo radici partenopee con sonorità jazz, rock e blues. Tra i protagonisti di questa scena straordinaria c’è Willy David, produttore e fondatore di Costa Est Produzioni, che rappresenta il denominatore comune che unisce i percorsi artistici di Pino Daniele, James Senese, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile (giusto per citarne alcuni) e ha posto la sua firma sui capitoli più significativi di questa rivoluzione culturale e musicale.
L’ho intervistato per ripercorrere insieme la sua carriera e le tappe fondamentali del suo percorso. Un racconto che ci trasporta tra i locali di Londra, le balere della Romagna e le piazze di Napoli gremite di giovani masanielli, pronti a gridare al mondo la loro identità musicale.
Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un magazine ribelle, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.

Il Neapolitan Power raccontato da Willy David
L’impatto di Londra sulla formazione di Willy David
Ogni storia è giusto che venga raccontata dall’inizio: all’età di quindici anni si trasferisce nella Swinging London e viene a contatto con il mondo di Rolling Stones, Animals, The Who. Che impatto ha avuto sulla sua formazione musicale il trasferimento in una delle grandi capitali della musica mondiale?
“Come ho raccontato in altre occasioni, andai giovanissimo a Londra durante i mesi estivi da amici di famiglia per imparare l’inglese. Subito mi trovai immerso nell’effervescenza culturale e musicale di quegli anni e in quella che allora era senza ombra di dubbio una delle capitali della musica. Ne fui così preso e affascinato da convincere i miei genitori a prolungare la mia permanenza e a tornare appena possibile e più volte a Londra.”
Ho avuto così l’opportunità di assistere a concerti, conoscere gruppi e musicisti che molto hanno influito sulla mia formazione e decisione di fare della musica il mio lavoro. Ad ogni ritorno portavo con me molti dischi e informazioni e cominciai a frequentare i locali della Romagna, le balere e le prime grandi discoteche come l’Altro Mondo di Rimini, ad organizzare feste ed eventi e a frequentare l’ambiente musicale, così cominciai il mio percorso di manager e impresario.”
Dagli Showmen a Napoli Centrale: l’incontro con i padri fondatori del Neapolitan Power
Al rientro in Italia, dopo aver ripreso a organizzare eventi ed essere arrivato ad affiancare Lucio Battisti, viene a contatto con Gli Showmen, che potremmo considerare i padri fondatori della nuova musica che fondeva la tradizione napoletana con quella americana. Ricorda il suo primo incontro con la band?
“Conoscevo già gli Showmen dai loro dischi, ma li avevo visti in una delle grandi balere dei primi anni ’70 e ne restai molto impressionato per la grande carica che avevano nel suonare. Così mi presentai e facemmo qualche serata.
Quando James Senese e Franco Del Prete si staccarono per fondare Napoli Centrale, io divenni il loro agente per i concerti e successivamente anche il manager: loro sono stati davvero la prima scintilla di quel rinnovamento che poi esploderà col Neapolitan Power!”
Pino Daniele, la superband e il live a Piazza del Plebiscito
Il 1981 è un anno in cui si realizza un evento che ha segnato in maniera indelebile la storia della musica napoletana e non solo: i migliori talenti della scena (Tullio De Piscopo, Tony Esposito, James Senese, Rino Zurzolo e Joe Amoruso) si riuniscono intorno a Pino Daniele per dar vita a un supergruppo da cui nascerà “Vai mo’” e un’incredibile tournée culminata nell’evento del 19 settembre 1981, con oltre duecentomila scugnizzi radunati a Piazza del Plebiscito. Se dovesse aprire l’album dei ricordi e consegnarci le tre fotografie che rappresentano tre momenti che porta nel cuore di quel periodo, quali sceglierebbe e perché?
Nel 1981 Pino Daniele era il maggiore artista italiano (dal 1979 ne ero diventato manager e produttore) con un successo di qualità che era riuscito ad arrivare anche al grande pubblico. Dopo il tour di Vai mo’ che aveva riempito anche degli stadi e aveva toccato Piazza del Duomo a Milano, decisi di fare un grande evento a Napoli per la Festa di San Gennaro. Pino all’inizio esitava, ma poi fu coinvolto dall’idea. Le tre foto non possono che essere:
- La folla sterminata che vedevamo dal palco.
- Il bus nel quale c’era tutta la band, che per la prima volta in Italia era una All Star Band.
- Un momento dell’esecuzione di Yes I Know My Way col coro dei 250mila presenti.

Harlem incontra i neri a metà
“Harlem meets Naples” vide James Senese, Tullio De Piscopo, Tony Esposito ed Edoardo Bennato incontrare, all’Apollo Theater di New York, Ray Charles, The Temptations e il padrino del soul James Brown. Come nacque l’idea di realizzare questo evento?
Harlem meets Naples nacque insieme alla Camera di Commercio di Harlem che aveva intenzione di promuovere scambi culturali con altre comunità: mi contattarono tramite il regista Ruggero Miti (ex fidanzato di Isabella Rossellini) e insieme a Giorgio Verdelli andammo al comune di Napoli che aderì all’iniziativa.
Così mettemmo insieme un grande cast mentre Miti con Verdelli e Vivì Barbot (moglie di Sammy Barbot) coinvolse anche la Rai. Siamo stati i primi europei a tenere un concerto in quel mitico teatro e i secondi bianchi dopo Hall & Oates, che all’epoca erano al vertice delle classifiche.
Prima o poi ne faremo un progetto perché le performance musicali furono straordinarie, tutte appositamente preparate per l’occasione, come Tony Esposito che aveva come special gust Eumir Deodato solo per citarne una!
Per esempio mi ricordo che c’era tra il pubblico la moglie di Robert De Niro che ci fece molti compimenti.
Nino Buonocore: la nuova stella del Naples Power
Sul finire degli anni ’80, la Sua attenzione cade su un giovane artista della RCA che arriverà a collaborare con il leggendario Chet Baker e scalerà le classifiche italiane (e non solo) con “Scrivimi”: stiamo parlando di Nino Buonocore. Quali furono gli elementi che la colpirono particolarmente di Nino?
Nino Buonocore mi aveva cercato da tempo, poi fu la Emi a farmi ascoltare dei provini e la sua grande musicalità mi piacque molto. Era un bravo chitarrista molto vicino a James Taylor e diverso da tutti gli altri artisti che producevo, cantava in perfetto italiano e i suoi testi erano molto poetici.
Nino scriveva grandi canzoni con un grande rigore stilistico e quindi mi venne l’idea di coinvolgere Chet Baker per il sound limpidissimo che era il suo marchio di fabbrica.
Tra l’altro la performance a Doc che fecero insieme è stata l’ultima del grande trombettista che poi doveva andare ad Amsterdam dove purtroppo venne improvvisamente a mancare.
I cinque dischi imprescindibili del Neapolitan Power
Facciamo un gioco: immagini di trovarsi davanti a un ventenne di oggi, che scopre il Neapolitan Power per la prima volta, perdendosi tra i ritmi e le poesie di “Nero a Metà”, “Vai mo’”, il primo rap in napoletano della storia (Stop Bajon), l’Africa di Kalimba de Luna, il soul di Enzo Avitabile e tantissimo altro. Quali sarebbero i cinque dischi imprescindibili di quel movimento che consiglierebbe e perché?
Tra i dischi che reputo fondamentali del Neapolitan Power metterei:
- Vai mo’ di Pino Daniele.
- Acqua e viento di Tullio De Piscopo.
- Il Grande Esploratore di Tony Esposito.
- Alhambra di James Senese.
- SOS Brothers di Enzo Avitabile.
Il Neapolitan Power non è solo un capitolo della storia musicale italiana, ma un’eredità viva che continua a ispirare nuove generazioni di artisti. La musica napoletana ha saputo reinventarsi, senza mai perdere il contatto con le sue radici.
A Willy e Dolores David va un sentito ringraziamento
Fonte fotografie: pagina Facebook Willy David