“In ogni angolo della città, sulle pareti dei bar, sui finestrini degli autobus… un manifesto denuncia il nostro amore.”
Con queste parole del poeta capoverdiano Daniel Filipe iniziamo un viaggio intimo e universale alla scoperta di “Amore”, lo spettacolo di Pippo Delbono andato in scena al Teatro Mercadante di Napoli.

Un’opera che nasce dal lutto, ma si nutre della vita, che racconta il dolore e la perdita ma si accende di speranza e ribellione. In un mondo sempre più malato, il canto d’amore si fa atto rivoluzionario, un bisogno primordiale di riscoprire l’essenza umana.

Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un magazine ribelle, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della cultura.

Un viaggio tra musica, poesia e memoria

“Amore” è una meditazione poetica sul sentimento che ci definisce come esseri umani. Il progetto nasce dall’incontro tra Pippo Delbono e Renzo Barsotti, produttore teatrale italiano attivo in Portogallo, e si sviluppa come un viaggio tra le terre del Portogallo, Capo Verde e Angola, attraversando il fado, la musica popolare e le parole di grandi poeti.

La scenografia è essenziale ma evocativa: il rosso domina la scena, colore del cuore e della passione, ma anche della lava dell’Etna, simbolo di sacralità e distruzione. Un filo rosso che lega luoghi e culture diverse, portando lo spettatore in un universo sospeso tra realtà e immaginazione, tra la morte e la sua elaborazione, tra il dolore e la sua trasfigurazione artistica.

Pippo Delbono: Amore è una narrazione tra palco e vita

L’ingresso in scena è già una dichiarazione di intenti: Pippo Delbono non sale subito sul palco, ma si siede in platea, come uno spettatore tra gli spettatori, narrando la propria storia da una prospettiva quasi esterna. Una scelta che rompe la quarta parete e rende ancora più potente il suo flusso di coscienza, intrecciato alle esibizioni di un cast internazionale.

Tra gli artisti spicca Barbara Wahnon, la cui voce intensa apre lo spettacolo con un canto a cappella che avvolge il pubblico, creando un’atmosfera sacra e ipnotica. Accanto a lei, interpreti come Dolly Albertin, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Pedro Jóia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo e Grazia Spinella, ognuno dei quali contribuisce a questo mosaico emozionale con gesti, suoni e parole.

L’amore come tensione e urgenza

“Questo spettacolo presenta una duplice visione dell’amore”, spiega Delbono. “Da una parte lo cerchiamo disperatamente, ma al tempo stesso ne abbiamo paura. È un viaggio fatto di musiche, immagini, parole, alla ricerca di una riconciliazione che forse, alla fine, ci porterà verso una pace interiore.”

Questa ambivalenza è resa con maestria attraverso il ritmo dello spettacolo: momenti di grande energia si alternano a pause cariche di silenzio, le voci si intrecciano ai suoni, la danza dialoga con la parola. Le note malinconiche del fado esplodono in slanci vitali, mentre il palco si trasforma in una processione, un tableau vivant, una parata dell’anima.

Un teatro che porta in scena la vita

Pippo Delbono è noto per un teatro viscerale e profondamente umano, e con Amore conferma ancora una volta la sua capacità di trasformare il dolore in arte, la crudeltà della memoria in presente, il sentimento in rito collettivo. In una società che tende a rimuovere la sofferenza e il lutto, questo spettacolo è un atto di resistenza: un invito a non temere le proprie emozioni, a lasciarsi attraversare dall’amore in tutte le sue forme, anche quelle più dolorose.

Al Teatro Mercadante, il pubblico ha assistito a qualcosa di più di una rappresentazione: ha vissuto un’esperienza. Perché, come diceva il poeta brasiliano Carlos Drummond de Andrade, cos’altro potrebbe fare un individuo se non amare?

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