Le case non parlano, ma custodiscono nelle loro viscere l’energia delle memorie di chi le ha abitate, riportando chi varca la soglia allo stato d’animo di anni passati. È con questa potente metafora che si apre Cime Tempestose, lo spettacolo diretto da Martina Badiluzzi, con Arianna Pozzoli e Loris De Luna, che ha debuttato ieri sera al Teatro Bellini di Napoli.

Un tetto cadente, oggetti rotti e un velo di polvere avvolgono la scena: il passato incombe sui protagonisti, Hareton e Catherine, proprio come le mura della casa che li ha visti crescere. Il legame con i luoghi e il passato di cui si fanno testimoni è evidenziato già dal titolo, perché “Cime Tempestose” è la traduzione di Wuthering Heights. 

Il nuovo adattamento di Cime Tempestose sceglie di raccontare le vice della seconda generazione del capolavoro di Emily Brontë, mettendo al centro la tormentata relazione tra Hareton e Catherine, interpretati magistralmente da Loris De Luna e Arianna Pozzoli.

Un adattamento che dà voce alle nuove generazioni

Martina Badiluzzi, con questo lavoro, continua la sua esplorazione dell’identità femminile e dell’eredità emotiva, offrendo una lettura inedita di Cime Tempestose. Abbandona la centralità della storia d’amore tra Heathcliff e Catherine per concentrarsi sul rapporto tra Hareton e la giovane Catherine, i cui destini sono segnati dalle colpe dei padri e dalle dinamiche familiari tossiche.

La domanda centrale dello spettacolo è spiazzante e attuale:

“Possono due bambini cresciuti in ristrettezza d’amore, in dinamiche familiari violente, riuscire ad amarsi?”

Le interpretazioni di Arianna Pozzoli e Loris De Luna

La forza di Cime Tempestose risiede nelle straordinarie interpretazioni dei due protagonisti. Arianna Pozzoli incarna una Catherine che riflette le ombre della madre: nei gesti, negli sguardi, in un’inquietudine quasi meccanica che trasmette l’eredità emotiva della prima generazione. Loris De Luna, nel ruolo di Hareton, restituisce con autenticità il dolore di un figlio non desiderato, la cui ricerca d’amore lo porta a confrontarsi con il fantasma di Heathcliff, che nonostante tutto è stata per lui la figura più simile a un padre, e con le ferite che ancora bruciano nel suo animo.

Uno dei momenti più intensi dello spettacolo è la scena in cui i protagonisti ripercorrono le origini di Heathcliff, un passaggio stilisticamente innovativo che irrompe sulla linearità narrativa e invita il pubblico a nuove riflessioni sul dolore e gli effetti che ha sull’individuo

Scenografia e costumi: tra decadenza e modernità

La scenografia di Rosita Vallefuoco immerge lo spettatore in un ambiente decadente e polveroso, in cui ogni elemento scenico è metafora delle ferite del passato. I costumi di Giuditta Verderio, invece, introducono un contrasto visivamente interessante, conferendo ai personaggi una sfumatura contemporanea che li rende vicini al pubblico di oggi.

L’atmosfera sospesa tra passato e presente enfatizza il conflitto interiore dei protagonisti, creando una narrazione visiva potente che va oltre il testo e si fa emozione.

Un capitolo di una quadrilogia sulla condizione femminile

Cime Tempestose è il quarto capitolo di una quadrilogia di Martina Badiluzzi che esplora il corpo femminile attraverso temi come l’identità, l’amore e l’educazione delle giovani donne. Preceduto da Penelope, Cattiva sensibilità e The making of Anastasia, questo adattamento prosegue un percorso di riscrittura di figure femminili, offrendo uno sguardo nuovo e potente su un classico della letteratura.

Dove e quando vedere lo spettacolo

Cime Tempestose sarà in scena al Piccolo Teatro Bellini fino al 9 marzo, con repliche serali alle 21:00 e orari variabili nei fine settimana.

Per chi ama il teatro di ricerca, le riletture contemporanee dei classici e le narrazioni che scavano nel profondo delle relazioni umane, questo spettacolo rappresenta un’esperienza imperdibile.

Corrado Parlati

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