Ventinove canzoni in gara, da ascoltare tutto d’un fiato. Nonostante i ritmi vertiginosi, la prima serata di Sanremo è volata via in maniera gradevole. Gaia e i Coma_cose hanno in mano le probabili hit di questa edizione, Tony Effe porta il brano volutamente più démodé dell’edizione 2025 del Festival, Olly è il più interessante tra i giovanissimi big. Serena Bracale sarà la colonna sonora delle serate della primavera/estate 2025.

Quali sono i pezzi più interessanti della 75esima edizione del Festival di Sanremo? Scopriamolo insieme.

Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.

Brunori SAS – L’albero delle noci

Ci sono canzoni che accarezzano il cuore con la delicatezza di una brezza estiva e altre che lo ridefiniscono, cambiandone la struttura e le proporzioni. L’albero delle noci è entrambe le cose. Brunori Sas debutta a Sanremo con un brano che è insieme una celebrazione e una confessione, una poesia intima sul diventare padre e sull’amore che sconvolge ogni certezza.

Diretta, senza retorica, senza filtri, solo con la sua voce e la verità delle sue parole, regala tre minuti di pura emozione.

Brunori Sas porta a Sanremo un racconto sincero, profondo, che alterna immagini di vita quotidiana a riflessioni universali. L’albero delle noci è una canzone che parla di nascita e rinascita, di amore e paura, di tempo che scorre e cambia tutto, anche il cuore di chi osserva.

Il testo è un piccolo capolavoro di poesia e consapevolezza. “Sono cresciute veloci le foglie sull’albero delle noci” è una metafora potente per il tempo che scorre inarrestabile, mentre “E tutta questa felicità forse la posso sostenere” racchiude la paura di chi sa che la gioia più grande porta con sé anche la fragilità più assoluta. Brunori canta il legame tra genitori e figli, tra passato e futuro, tra chi eravamo e chi stiamo diventando. E lo fa con parole che arrivano dritte all’anima.

L’arrangiamento è essenziale, ma perfetto: la chitarra accompagna dolcemente la voce di Brunori, mentre l’orchestra si insinua con discrezione, dando al brano una dimensione quasi cinematografica. Non servono artifici o sovrastrutture, perché ogni nota è funzionale al racconto, ogni suono amplifica la sincerità delle parole.

Brunori arriva sul palco con la sua semplicità, eppure, il suo impatto è enorme. La sua esibizione è calda, intensa, capace di commuovere anche chi non è genitore. C’è qualcosa di universale nel suo modo di raccontare la vita, qualcosa che tocca corde profonde.

📢 Perché ascoltarla
Perché è una delle canzoni più sincere e toccanti del Festival. Perché ci ricorda che la felicità è fragile, ma proprio per questo va custodita con cura.

🎧 Miglior momento: “Hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore”, una frase che vale da sola l’intero pezzo.
💡 Per chi è consigliata: per chi ama la musica d’autore e le canzoni che parlano all’anima.
🔁 Replay Value: molto alto, ogni ascolto svela nuovi dettagli e nuove emozioni.

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola

Quando sarai piccola di Simone Cristicchi è una canzone che ha sedimentato per cinque anni prima di vedere la luce, e che porta con sé tutto il tempo necessario per maturare un’emozione autentica. Ogni parola è uno schiaffo dolce, un frammento di vita in cui tutti possiamo riconoscerci, anche – e soprattutto – chi i genitori li ha ancora qui. Sul palco, Cristicchi aveva le lacrime agli occhi. E chi lo ascoltava, probabilmente, anche.

Simone torna con un brano intimo e poetico, che affronta con delicatezza il tema della vecchiaia e del rapporto genitore-figlio che si capovolge. La sua voce, fragile e intensa, si fa veicolo di un’emozione autentica, senza mai scadere nella retorica. Il testo, costruito su immagini semplici e potenti, racconta la dolcezza e la fatica dell’accettare i segni del tempo su chi ci ha cresciuto.

La forza di Quando sarai piccola sta nella sua capacità di rendere universale un’esperienza personale. Cristicchi canta di una madre che perde la memoria, di un figlio che la guida nei ricordi e nella quotidianità, di un legame che resiste anche quando le parole svaniscono. “Ti ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai.” Un colpo al cuore. Ma anche un inno all’amore incondizionato.

Questa canzone non è solo un omaggio alla fragilità della vecchiaia, ma una riflessione sulla reciprocità dell’amore: i ruoli si invertono, chi un tempo si prendeva cura ora ha bisogno di essere accudito. E così, tra ricordi che sfuggono e gesti che restano, Quando sarai piccola ci insegna che l’amore vero è anche quello che restituiamo, senza chiedere nulla in cambio.

L’arrangiamento è minimale, quasi sussurrato, e lascia spazio al testo e all’interpretazione intensa di Cristicchi. Il pianoforte guida l’emozione, mentre gli archi accarezzano ogni parola con delicatezza. La produzione evita volutamente eccessi, rendendo il brano ancora più autentico e vicino all’ascoltatore. Ogni nota è pensata per amplificare l’intimità del testo, rendendo la canzone un abbraccio sonoro.

📢 Perché ascoltarla
Perché è una canzone che ti guarda dentro, che ti ricorda il valore del tempo e degli affetti. Quando sarai piccola non è un brano qualsiasi: è una lettera d’amore, un momento di verità che ognuno, prima o poi, si troverà a vivere.

🎧 Miglior momento: il crescendo emotivo che lascia un nodo in gola sul finale.
💡 Per chi è consigliata: per chi ha amato un genitore, un nonno, per chi sa quanto sia prezioso ogni istante insieme.
🔁 Replay Value: alto, soprattutto se sei pronto a lasciarti emozionare ogni volta.

Giorgia – La cura per me

L’amore è davvero una cura o, a volte, diventa una ferita da cui guarire? Giorgia torna in gara a Sanremo dopo trent’anni da Come saprei con La cura per me, una ballad intensa e struggente che mette a nudo le insicurezze e la crescita personale dentro una relazione. Con la produzione di Blanco e Michelangelo, il brano unisce eleganza orchestrale e sonorità contemporanee, confermando Giorgia come una delle voci più raffinate della musica italiana.


Giorgia canta con una delicatezza che accarezza e allo stesso tempo colpisce dritto al cuore. Il brano esplora l’idea dell’amore come dipendenza, come qualcosa che può essere sia una medicina che una prigione. Il testo è intimo, malinconico, e racconta un viaggio emotivo che va dalla paura di restare soli alla consapevolezza di dover trovare la propria forza dentro sé stessi.

“Non so più quante notti ti ho aspettato per finire a ingoiare tutta la paura di rimanere sola”: una frase che sintetizza perfettamente il tema centrale della canzone. L’attesa, il desiderio e il timore dell’abbandono sono il cuore pulsante del brano. Giorgia stessa ha raccontato di aver avuto un’idea sbagliata dell’amore, cresciuta con il modello di Candy Candy, dove le donne dovevano sempre “curare” l’altro. La cura per me è quindi una presa di coscienza, il passaggio dall’illusione romantica alla maturità emotiva.

Il contributo di Blanco e Michelangelo porta un tocco contemporaneo a una ballad che, nella versione orchestrale, trova il suo massimo potenziale. L’arrangiamento è raffinato, le dinamiche sonore accompagnano il crescendo emotivo della voce di Giorgia, creando un equilibrio tra tradizione e modernità.

Perché è una ballata intensa, interpretata con un’eleganza che solo Giorgia sa dare. La cura per me è un pezzo perfetto per Sanremo: intimo, potente, capace di emozionare con la sola forza della voce.

🎧 Miglior momento: il picco della performance nell’ultimo ritornello.
💡 Per chi è consigliata: per chi ama le ballad profonde, che parlano d’amore senza retorica.
🔁 Replay Value: alto, soprattutto per chi cerca una colonna sonora per riflettere sui sentimenti e per chi cerca una canzone sanremese nel vero senso della parola, senza rinunciare a un tocco di modernità.

Rose Villain – Fuorilegge

Ci sono canzoni che ti trascinano in un vortice di emozioni contrastanti, che parlano di desiderio, tormento e amori impossibili. Fuorilegge di Rose Villain è esattamente questo: un brano che mescola urban, pop e richiami gospel, con un’orchestrazione potente che esalta la crescita dell’artista. Dopo il successo di Click Boom, Rose torna sul palco con una maturità scenica e interpretativa sorprendente, regalandoci uno dei pezzi più interessanti di Sanremo 2024.

Rose Villain racconta il desiderio come qualcosa di così intenso da sembrare sbagliato, un’ossessione che non lascia scampo. “Se pensarti fosse un crimine, stanotte io sarei fuorilegge”: una frase che riassume perfettamente il concept della canzone.

L’immaginario evocato è cinematografico: Bonnie e Clyde, amori ribelli e notti insonni. Il testo gioca su immagini potenti, tra pioggia che cade dentro e fuori, stelle che brillano sul soffitto e cuori a 200 all’ora. L’omaggio ad Almeno tu nell’universo è un dettaglio che aggiunge un tocco di classe e malinconia.

La narrazione è personale ma universale, e parla a chiunque abbia mai provato un amore tormentato. Fuorilegge è la dichiarazione di chi non vuole arrendersi al destino avverso, di chi sceglie di vivere il proprio sentimento fino in fondo, anche a costo di diventare un fuorilegge del cuore.

Uno degli aspetti più riusciti del brano è la produzione: il mix tra urban e pop, l’incastro della voce di Rose Villain con l’orchestra e il mondo del gospel, che esplode nel ritornello. La melodia è coinvolgente, i cori danno profondità al pezzo e il ritmo in alcuni momenti richiama il battito accelerato di un cuore in subbuglio.

📢 Perché ascoltarla
Perché è una canzone intensa, ben costruita, che conferma la crescita artistica di Rose Villain. Dopo Click Boom, Fuorilegge è la sua consacrazione, un brano che dimostra carisma e consapevolezza.

🎧 Miglior momento: il ritornello, potente e cinematografico.
💡 Per chi è consigliata: per chi ama ballate moderne dal sapore noir, tra romanticismo e tormento.
🔁 Replay Value: alto, specialmente per chi apprezza produzioni curate e testi evocativi.

Francesco Gabbani – Viva la vita

C’è chi della vita celebra il mistero, chi ne coglie il dramma, chi la trasforma in una battaglia esistenziale. Francesco Gabbani, invece, la accoglie con il sorriso di chi sa che la leggerezza non è superficialità, ma un’arte complessa. Viva la vita è un inno all’attimo presente, un abbraccio melodico che sfida il cinismo del nostro tempo.

Gabbani torna con un brano che si muove con disinvoltura tra riflessione e spensieratezza. Viva la vita è una celebrazione del presente, con una melodia avvolgente e un testo che gioca con il paradosso: la vita è fragile, passeggera, ma proprio per questo va vissuta con pienezza. Le strofe alternano immagini poetiche e suggestioni quasi filosofiche (“Sarà che una bugia / Dice la verità più della verità“), mentre il ritornello si apre in un mantra pop che si fa canticchiare con naturalezza.

La scrittura di Gabbani rimane fedele alla sua cifra stilistica: accessibile, ma mai banale. Qui si allontana dall’ironia più marcata di brani come Occidentali’s Karma o Viceversa, per abbracciare un tono più sincero e universale. L’idea di vivere l’attimo è un classico della canzone italiana, ma Gabbani la reinterpreta con un ottimismo consapevole, senza scadere nell’ovvietà.

L’arrangiamento è lineare ed efficace, con un sound pop immediato che strizza l’occhio alle grandi ballate radiofoniche. La produzione pulita e raffinata valorizza la voce calda e coinvolgente di Gabbani, mentre la costruzione melodica – in particolare il ritornello – è pensata per rimanere impressa sin dal primo ascolto.

📢 Perché ascoltarla
Viva la vita non è un pezzo rivoluzionario, ma è una carezza sonora che arriva al momento giusto. Se cerchi una canzone che ti ricordi di rallentare, di respirare e di abbracciare il presente, questa è la colonna sonora perfetta.

🎧 Miglior momento: il ritornello aperto e luminoso, che si fa subito coro.
💡 Per chi è consigliata: per chi ha bisogno di un promemoria gentile sul valore di ogni attimo.
🔁 Replay Value: medio-alto, grazie alla sua immediatezza e positività.

Willie Peyote – Grazie ma no grazie

Ironico, tagliente e sempre fuori dagli schemi. Willie Peyote torna a Sanremo con Grazie ma no grazie, una riflessione pungente sul mondo di oggi, tra frasi fatte, luoghi comuni e verità scomode da ingoiare. Un brano che gioca con il sarcasmo, la satira sociale e una scrittura mai banale, in perfetto stile Peyote. E per rendere tutto ancora più teatrale, ecco la comparsata di Luca Ravenna sul palco: un colpo di genio che spezza il ritmo e rafforza il senso del pezzo.

Willie Peyote non si smentisce: Grazie ma no grazie è un manifesto contro la superficialità e il conformismo, un mix di rap, urban e influenze pop, costruito su un beat che accompagna il flow tagliente dell’artista torinese. Il ritornello, che ripete come un mantra il titolo, è un’invocazione sarcastica che mette in fila luoghi comuni e contraddizioni di un’Italia dove tutti hanno un’opinione, ma pochi hanno qualcosa di veramente interessante da dire.

“Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze” è solo una delle tante frasi che Willie Peyote prende e ribalta per mostrarne l’assurdità. Il brano è un ritratto del nostro tempo, fatto di chiacchiere da social, ipocrisie e frasi fatte ripetute all’infinito. Con la solita abilità nel muoversi tra il serio e il faceto, Willie Peyote critica il pensiero piatto e la continua tensione tra chi si sente sempre vittima e chi invece attacca fingendo di difendersi. Potrebbe esserci un riferimento, neanche troppo velato, a Domani degli Articolo 31, a sottolineare come certe dinamiche si ripetano nel tempo, e ai Gypsy King in alcuni accordi.

Musicalmente, Grazie ma no grazie si muove su un groove accattivante, capace di mettere in risalto il testo senza mai risultare invasivo. Il beat è essenziale ma efficace, con un arrangiamento che lascia spazio al flow e alle parole. La produzione è curata e valorizza il contrasto tra la voce di Willie e il tappeto sonoro, rendendo il tutto immediatamente riconoscibile.

Sul palco dell’Ariston, Willie Peyote porta la sua consueta disinvoltura e un’ironia che non si prende mai troppo sul serio. Il colpo di teatro con Luca Ravenna che si intrufola tra i coristi è una trovata perfetta per enfatizzare il senso del pezzo e strappare una risata. Una performance che conferma Willie come uno degli artisti più lucidi e interessanti della scena italiana.

📢 Perché ascoltarla

Perché è un brano che fa riflettere senza essere pesante, che racconta il presente con intelligenza e sarcasmo, e che conferma Willie Peyote come una delle voci più acute della musica italiana.

🎧 Miglior momento: il ritornello ripetitivo che diventa un tormentone ironico.
💡 Per chi è consigliata: per chi ama i testi intelligenti e la satira sociale.
🔁 Replay Value: il testo merita più ascolti per essere colto fino in fondo in ogni sua sfumatura.

Noemi – Se t’innamori muori

L’amore è un salto nel vuoto, una vertigine dolceamara che porta con sé paura e desiderio. Se t’innamori muori è la voce di chi lotta tra il bisogno di lasciarsi andare e la paura di perdere sé stesso. Noemi torna all’Ariston con una ballata intensa, scritta da Blanco e Mahmood, che affronta il tema dell’amore senza freni, delle relazioni che consumano e lasciano il segno.

Se t’innamori muori è una ballata malinconica, giocata su melodie delicate e una scrittura che alterna immagini evocative a riflessioni profonde sulle relazioni. Il titolo stesso racchiude il senso del brano: amare è un rischio, una fragilità da accettare, una sfida che può far male ma che vale sempre la pena affrontare.

Nel testo emerge la consapevolezza di un rapporto che sta cambiando, in bilico tra l’attaccamento e la necessità di lasciarsi andare. La canzone affronta con delicatezza temi complessi come la paura dell’intimità e il peso delle scelte, con una frase iniziale che tocca anche il tema della maternità: “Avere figli non è, non è, un discorso facile da prendere”. È un dettaglio che aggiunge profondità al pezzo. Ma avere figli vuol dire non essere mai abbandonati e continuare a vivere nell’amore.

La produzione, curata da Michelangelo, riprende lo stile intimo e minimale che ha caratterizzato molti successi di Blanco e Mahmood. Il pianoforte apre la scena, accompagnando la voce di Noemi con delicatezza, mentre l’orchestra aggiunge spessore senza mai sovrastare l’emozione del brano. Il risultato è raffinato.

Noemi è una certezza sul palco: la sua voce graffia e avvolge, donando al brano un’intensità ancora maggiore. La sua interpretazione è sentita e autentica, e l’orchestra le dà un tocco di eleganza in più.

📢 Perché ascoltarla
Perché è una canzone che racconta l’amore con onestà e senza filtri, interpretata da una delle voci più riconoscibili della musica italiana.

🎧 Miglior momento: il ritornello, che sintetizza in poche parole l’essenza del pezzo.
💡 Per chi è consigliata: per chi ama le ballate malinconiche e le voci graffianti.
🔁 Replay Value: medio, emozionante e possibile

Lucio Corsi – Volevo essere un duro

Ci sono artisti che si prendono sul serio, altri che giocano con la musica e le parole. E poi c’è Lucio Corsi, che trasforma il cantautorato in un piccolo teatro surreale, fatto di immagini fulminanti e disarmante sincerità. Volevo essere un duro è un brano che scivola tra ironia e malinconia, tra sogni di grandezza e la consapevolezza di non essere fatti per la parte del cattivo. Con un testo che sembra uscito da un romanzo di formazione e un arrangiamento che alterna leggerezza e profondità, Corsi firma una delle proposte più particolari di questo Sanremo.

Lucio Corsi racconta l’illusione di voler essere qualcuno di diverso, più forte, più spavaldo, per poi scoprire che la vera forza sta nell’accettare le proprie fragilità. Volevo essere un duro è una ballata stralunata che gioca con immagini vivide – dal lottatore di sumo al re di Porta Portese – per descrivere il contrasto tra ciò che si vuole essere e ciò che si è davvero. “Ho anche paura del buio / Se faccio a botte le prendo” è una confessione che trasforma la fragilità in poesia, mentre il ritornello esplora la durezza del mondo per chi non si sente un eroe.

Il brano è costruito su un tessuto musicale che unisce folk e pop, gli archi donano un tocco di epicità a una narrazione che potrebbe nascere dal diario personale di un adolescente alle prese con la ricerca della propria personalità. La voce di Corsi è limpida, diretta, con un’interpretazione che mantiene sempre quel sottile equilibrio tra leggerezza e introspezione.

Lucio Corsi porta sul palco la sua cifra distintiva: un personaggio che sembra arrivare da un’altra epoca musicale, lontano dalle mode e dalle sovrastrutture. La sua presenza scenica è minimale, ma proprio per questo autentica.

📢 Perché ascoltarla
Perché è un pezzo che scardina il classico cantautorato con immagini surreali e una leggerezza apparente che nasconde riflessioni profonde.

🎧 Miglior momento: Il ritornello, dove l’arrangiamento si apre e gli archi elevano il pezzo a un’altra dimensione.

💡 Per chi è consigliata: per chi ama il cantautorato fuori dagli schemi, per chi cerca qualcosa di diverso da Sanremo senza rinunciare alla qualità della scrittura.

🔁 Replay Value: medio-alto, è un brano che cresce ascolto dopo ascolto, rivelando nuovi dettagli e sfumature a ogni passaggio.

Achille Lauro – Incoscienti giovani

Quanto può far male l’amore? Quanto è difficile dimenticare una giovinezza vissuta senza freni, tra sogni, fughe e paure? Incoscienti giovani è la risposta di Achille Lauro, un brano che è insieme ricordo, confessione e inno alla giovinezza che brucia veloce, lasciando cicatrici indelebili.

Una ballad dal sapore retrò, che lo riporta sul palco di Sanremo con una veste più essenziale, senza eccessi scenici, puntando tutto sull’interpretazione. Un Lauro più maturo e vulnerabile, che trasforma il suo passato in poesia.

Scritta due anni fa e arrivata “come un’ispirazione improvvisa”, Incoscienti giovani è uno di quei pezzi che sembrano appartenere a un’altra epoca, una di quelle canzoni che si ascoltano su una vecchia radio, mentre fuori piove e si ripensano gli amori mai davvero finiti.

Lauro racconta un amore giovanile fatto di errori, promesse e illusioni, con due protagonisti orfani di certezze, alla ricerca di qualcosa che li tenga in piedi mentre il mondo attorno sembra crollare. Il ritornello, struggente e sospeso tra nostalgia e disillusione, è il cuore pulsante del brano:

“Di amore muori veramente / Se non ti amo fallo tu per me / Ti cercherò in un vecchio film / Per sempre noi incoscienti giovani.”

Qui c’è tutto Lauro: il desiderio di rendere eterno un sentimento, la consapevolezza che non può durare e la dolce condanna di chi resta per sempre prigioniero di un ricordo.

Il brano è ispirato a una storia vera. La lettera dell’ex fidanzata aggiunge una dimensione ancora più profonda, svelando i retroscena di un ragazzo che ha imparato presto a soffrire in silenzio, nascondendo la propria fragilità dietro il sogno della musica. Incoscienti giovani diventa così una fotografia di quegli anni difficili, vissuti tra solitudine e speranza.

Le immagini del testo sono forti e precise: il Peugeot dove si dormiva, le notti nei motel fatiscenti, gli amori consumati troppo in fretta. Lauro usa parole semplici, dirette, ma capaci di colpire al cuore, costruendo un racconto che è insieme personale e universale.

La scelta sonora è elegante e minimalista: un tappeto orchestrale discreto, una melodia nostalgica che richiama le grandi ballate italiane del passato, con echi di cantautorato classico e sfumature anni ’60. Gli archi nel ritornello donano un respiro ampio al pezzo, sottolineando la malinconia del testo senza mai appesantirlo.

È un Lauro diverso da quello provocatorio di Rolls Royce o Me ne frego, un Lauro che non ha bisogno di sovrastrutture per emozionare. La sua voce, spezzata e vibrante, regge da sola il peso della canzone, rendendola ancora più intensa.

Sul palco dell’Ariston, Lauro sceglie un’esibizione essenziale e intima. Nessuna scenografia eccessiva, nessun outfit provocatorio, solo lui, la musica e le emozioni. La sua interpretazione è sentita, sincera, capace di trasportare il pubblico dentro la sua storia. Un ritorno a Sanremo in cui la maturità artistica si percepisce più che mai.

📢 Perché ascoltarla
Perché è un brano che parla a chiunque abbia vissuto un amore intenso e fragile, a chi sente ancora l’eco di una giovinezza vissuta senza freni.

🎧 Miglior momento: il ritornello struggente, con quella frase che rimane impressa: “Ti cercherò in un vecchio film, per sempre noi incoscienti giovani.”

💡 Per chi è consigliata: per chi ama le ballad malinconiche, per chi cerca nella musica un riflesso dei sentimenti più veri e complessi.

🔁 Replay Value: Alto. È una di quelle canzoni che crescono ascolto dopo ascolto, scavando dentro e lasciando il segno.

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