Con Indi, il suo nuovo album, Gazzelle conferma ancora una volta la capacità di trasformare emozioni universali in musica. Il disco, pubblicato a sorpresa, si configura come un viaggio intimo e poetico che mescola nostalgia, insicurezze e piccoli momenti di speranza.

Aveva voglia di correre, proprio come il protagonista del suo film preferito, di ritrovare le energie necessarie e raccontare la vita e Indi è il risultato: un ritratto vivido e complesso del presente, capace di parlare direttamente al cuore di una generazione.

Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.

Un inizio che cattura l’essenza di Indi

“Siamo solo un momento dopo un altro momento. Oppure come la forma senza forma delle nuvole. Quella che sembra che tra cinque minuti pioverà.” Con queste parole, Gazzelle introduce Indi, delineando subito i temi principali del disco: la transitorietà della vita e la bellezza del cambiamento.

Il brano di apertura è un invito a lasciarsi trasportare in un viaggio tra emozioni contrastanti, dove la malinconia si intreccia con la speranza e ogni canzone è una finestra su attimi condivisi, familiari e autentici.

I temi di Indi: una generazione in bilico tra passato e futuro

Nel suo nuovo album, Gazzelle esplora le ansie e i desideri di chi si trova ad affrontare l’ingresso nella maturità. Brani come Noi no catturano alla perfezione il senso di inadeguatezza che accompagna molti trentenni. Le immagini nostalgiche di caschi ricoperti di adesivi e degli anni ’90 evocano un passato idealizzato, mentre il presente viene dipinto come instabile, dove persino la comunicazione tra le persone appare frammentata.

La frase “Come guardare da dietro a una tenda qualcuno che dà una festa e noi no” è una metafora potente che sintetizza il senso di esclusione e sospensione che caratterizza una generazione in cerca di un equilibrio.

I brani più rappresentativi di Indi

“Grattacieli meteoriti gli angeli”: un inno generazionale

“E non c’entra la noia, non c’entra spostarsi in un’altra città, e non c’entra la sfiga e non c’entra la rabbia né l’ umanità… se ti brucia dentro come l’inferno e se ogni notte ti manca il respiro per un momento” può descrivere un amore che sembra andare alla deriva o un sogno che rischia di infrangersi per sempre, “Grattacieli meteoriti gli angeli” è il primo manifesto generazionale del disco.

“Stammi bene”

“Stammi bene” trasforma il senso di delusione in una forza generatrice: “Io sto bene da quando l’odio che provo per me è diventato qualcosa di buono”. Un dialogo al termine di una storia d’amore, con un doppio invito a star bene che include sé stesso e l’altro. Altra ballata imprescindibile del disco è “Tutto qui”, sopravvissuta al Festival di Sanremo.

Il mio amico si sposa: un ritratto di crescita personale

Il mio amico si sposa è il brano più autoironico dell’album e trae ispirazione da un episodio realmente accaduto in Irlanda. In un’intervista, Gazzelle ha raccontato di aver scritto la canzone dopo una serata con un amico d’infanzia, Edoardo, che gli ha confessato di volersi sposare.

“Se è cresciuto lui, sarò cresciuto anch’io?” si chiede il cantautore, offrendo un ritratto autentico e malinconico di un momento di passaggio.

Tutto qui: il debutto a Sanremo e la magia di Roma Nord

Una delle canzoni più emblematiche dell’album è Tutto qui, un brano che segna il debutto di Gazzelle al Festival di Sanremo. Ambientato tra le atmosfere un po’ surreali di Roma Nord, Tutto qui è una canzone d’amore ambigua, capace di trasportare l’ascoltatore in un mondo magico. Il cantautore stesso lo descrive come un brano da vivere “con gli occhi chiusi”, lasciandosi guidare da melodie semplici ma evocative. Non è difficile immaginare questa canzone come una colonna sonora della quotidianità romana.

Come il pane: il mondo poetico delle imperfezioni

Con Come il pane, Gazzelle racconta il conflitto tra amore, insicurezza e accettazione. Questo brano è un perfetto esempio della sua capacità di trasformare il quotidiano in poesia, osservando la bellezza che si nasconde nelle imperfezioni. La semplicità delle immagini evocate nei suoi testi è ciò che rende la sua musica così immediata e universale.

Da capo a 12: la ciclicità del dolore

Un altro pezzo chiave di Indi è Da capo a 12, che affronta il tema della ciclicità del dolore e della fatica emotiva. Il brano descrive una tristezza persistente, simile a una pioggia incessante, ma lascia intravedere una luce di speranza nel finale. Gli occhi della persona amata diventano simbolo di conforto e bellezza, offrendo una via di fuga dal buio interiore.

Un sound che evolve, ma rimane fedele

Dal punto di vista musicale, Indi continua sulla scia del pop malinconico e sognante che caratterizza Gazzelle fin dai tempi di Superbattito. Tuttavia, si percepisce una maggiore maturità nelle scelte sonore, con arrangiamenti più ricercati e una produzione che enfatizza l’intimità delle canzoni. La collaborazione con produttori di talento ha permesso di arricchire il sound, senza mai perdere quella semplicità che rende le sue canzoni così autentiche.

Con Indi, Gazzelle regala un album che è al tempo stesso un viaggio personale e un manifesto generazionale. Le sue canzoni parlano di amore, insicurezze e speranze, ma soprattutto raccontano la bellezza e la fragilità della vita quotidiana. L’album riesce a toccare corde profonde, offrendo agli ascoltatori non solo musica, ma un rifugio emotivo in cui riconoscersi.

Per chi ha amato i lavori precedenti di Gazzelle, Indi è un capitolo imperdibile della sua discografia, capace di consolidarne il ruolo come una delle voci più rappresentative della sua generazione.

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