Il cantautore romano Mauro Di Maggio, dopo oltre 25 anni di carriera musicale, è pronto a tornare con il suo nuovo singolo, “AVVELENATO,” disponibile da venerdì 11 ottobre su tutte le piattaforme digitali e nella programmazione radiofonica. Un artista capace di trasformare in musica esperienze personali e riflessioni profonde, Di Maggio esplora in questo brano temi come il cambiamento e la presa di coscienza.

Di Maggio stesso descrive “AVVELENATO” come una critica ai modelli di vita accettati passivamente e un invito a rimettersi in discussione. La sua voce si alza delicatamente contro le convenzioni, regalando a chi ascolta uno spiraglio di consapevolezza.

Con l’intenzione di sondare la sua ispirazione e il suo percorso, ho avuto il piacere di intervistarlo. Ecco cosa mi ha raccontato.

Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it. Un rifugio virtuale, dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.

AVVELENATO” rappresenta il tuo ritorno con un nuovo singolo. Cosa ti ha ispirato nella scrittura di questo brano?

La vita che ho vissuto e il come ho vissuto in un determinato periodo, mi ha ispirato questa canzone. Mi trovavo ogni giorno in una comitiva di amici, in un Bar, ed osservavo il tempo scorrere, la gente passare.

Mi rendevo conto di quanto fosse ripetitiva la vita e le fasi di una giornata comune, di persone comuni, e di quanto poco ci soffermassimo a ragionare su questi aspetti. “Perché viviamo così?” ..Mi chiedevo..

Da qui è nata “Avvelenato”.

Nel brano parli di una sorta di risveglio e cambiamento. Quanto di questo percorso riflette la tua esperienza personale e come si è evoluto il tuo modo di percepire la vita e la musica?

Molto, questa canzone riflette perfettamente un periodo della mia esistenza che sicuramente ha contribuito ad un cambiamento esistenziale e ad una crescita e maturazione. Ora riesco a soffermarmi meglio sui vari aspetti della vita, riesco a fermarmi ed osservare, riesco a pormi domande e rispondermi con sincerità soprattutto. Questo vale e si riflette anche sulla mia musica, sulle mie creazioni.

Con oltre 25 anni di esperienza, hai attraversato diverse fasi del mondo musicale italiano. Quali sono stati i momenti chiave che hanno definito il tuo percorso artistico e come hanno influenzato il tuo modo di fare musica?

I momenti più significativi sono stati quelli caratterizzati dagli incontri che ho intrapreso, mi riferisco a quelli in ambito musicale e professionale.

Questi incontri hanno offerto alla mia vita tanto sia come esperienza di crescita musicale che personale.

Il primo, ovviamente, è stato l’incontro con quello che poi è divenuto il mio primo produttore, Giancarlo Lucariello. Veterano della musica pop anni 70, 80 e 90 (Pooh, G.Togni, Alice). Con lui e tutta la squadra del mio primo album (Roberta Cassani, Marco Rinalduzzi, Roberto Lanzo ecc.) ho imparato a vivere lo studio. Studio di  registrazione di prima (o passata) impostazione dove si registrava tutto in analogico su nastro magnetico. Altro incontro che ha contribuito molto alla mia crescita musicale è stato quello con Francesco De Nigris, altro grande genio della musica qui in Italia, e con lui anche Gianluca Misiti. Loro hanno accompagnato un mio personale cambiamento musicale e di stile sia nella scrittura dei testi che delle musiche. 

Guardando alla tua evoluzione artistica e personale, quali differenze noti nel tuo approccio alla musica rispetto a quando hai esordito a Sanremo Giovani?

L’approccio è sempre quello spinto da un fortissimo entusiasmo e desiderio di fare musica. Sicuramente l’esperienza, ormai quasi trentennale, le capacità e la consapevolezza hanno migliorato ed affinato il mio stile musicale sia nella composizione, che negli arrangiamenti e produzione dei miei brani.

Di certo prima il mio approccio era limitato alla scrittura delle canzoni, mentre ora la prospettiva è più a 360 gradi. Questo mi consente di agire e completare l’intera produzione di un brano con tutto ciò che comporta.

Rileggendo il testo di ‘Non ti voglio fermare’ oggi, quali emozioni o ricordi emergono?

Le stesse emozioni di sempre.

Sono molto legato al testo e al principio che afferma.

Amare è lasciar liberi di fare. Non il possesso, non le nostre proiezioni e volontà sugli altri.

I ricordi legati a questa canzone sono davvero tanti, infiniti.

Ricordo ancora il momento preciso di quando l’ho scritta nella mia stanza su un foglio di carta. Era la fine dell’estate 2002.

Sei stato coinvolto in diversi progetti teatrali e cinematografici, oltre che nella produzione musicale. C’è un ambito che senti più vicino al tuo cuore o ti piace esplorare nuovi linguaggi artistici per stimolare la tua creatività?

Sì, lavorare nella composizione e realizzazione di musiche per teatro e cinema è per me molto entusiasmante e stimolante. Sarò felice di farlo ancora ogni volta che ci sarà l’occasione.

Una cosa che mi incuriosisce, e che un po’ ho vissuto, è l’esperienza di partecipare in film come “figura” o “attore”.

Un’espressione artistica, un mondo che mi affascina moltissimo.

Spero di esplorare presto e più in profondità anche questo nuovo mondo.

Con “AVVELENATO,” Mauro Di Maggio ci regala una canzone che invita all’introspezione, mettendo in luce la sua capacità di trasformare il disagio e l’insoddisfazione in un percorso di consapevolezza. Un artista autentico, che ha saputo costruire il suo cammino artistico tra successi, ricerca e nuove sperimentazioni, continuando a sorprenderci con la sincerità e profondità delle sue riflessioni.

A Valentina Marcandelli va un sentito ringraziamento

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