Francesco De Gregori è una delle voci più iconiche della canzone d’autore italiana, capace di condensare emozioni e narrazioni profonde in versi dall’intensità inconfondibile.
Nel suo canzoniere, esiste un universo sommerso, fatto di brani meno noti, in cui il “Principe” esplora temi complessi, personaggi marginali e riflessioni filosofiche. Questo articolo vuole scoprire dodici gioielli nascosti della sua produzione, tracce che risplendono di sfumature uniche, spaziando dalla critica sociale alla metafisica, dall’intimo al collettivo.
Partiamo con “Marianna al bivio”, brano che incarna la dimensione simbolica e surrealista del De Gregori degli esordi, proseguendo con la criptica “Bene”, la melanconica “Due zingari” e l’epica “San Lorenzo”, che rievoca i bombardamenti su Roma del 1943.
Ogni canzone è una porta che si apre su un mondo a sé stante, come in un viaggio all’interno della storia culturale italiana, attraversata da personaggi indimenticabili e liriche senza tempo.
Prepariamoci dunque a esplorare queste tracce nascoste, ricche di riferimenti e significati stratificati, vere e proprie pietre miliari per gli appassionati che desiderano scoprire un volto più intimo di uno dei più grandi cantautori italiani.
Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.
FRANCESCO DE GREGORI – LE GEMME NASCOSTE DEL SUO REPERTORIO
“Marianna al bivio” (da “Alice non lo sa”, 1974)
Il nostro viaggio nel mondo della musica di De Gregori parte da “Marianna al bivio”, penultima traccia di “Alice non lo sa”, da molti considerato il primo vero album del Principe — che qualche tempo prima aveva pubblicato “Theorius campus”, in cui le sue tracce si alternavano a quelle di Antonello Venditti.
Il brano è ricco di riferimenti e metafore, sulla scia di Alice: c’è spazio per “il poeta che suonava il pianoforte”, “Lilli Greco”, produttore del precedente album, e per la Suzanne di Leonard Cohen, una delle massime fonti d’ispirazione di De Gregori insieme a Bob Dylan.
“Bene” (da “Francesco De Gregori”, 1975)
Dopo circa un anno, Francesco De Gregori passa alla RCA. E il suo primo disco per una major, noto anche come il disco della “pecora” in riferimento al soggetto che occupa l’intera copertina, è uno dei più ermetici mai realizzati dal Principe. La canzone che abbiamo scelto è “Bene”:
“Ipercarmela” (da “Bufalo Bill”, 1976)
“Vorrei sempre che le mie cose piacessero, ma non scrivo per compiacere chi ascolta. Dopo Rimmel che fu un successo avrei potuto fare una seconda puntata, invece scrissi Bufalo Bill con echi, riverberi e un suono diverso. Ma questo ha fatto sì che anche il pubblico si rigenerasse. Una parte l’ho presa, una parte l’ho persa“, ha dichiarato il Principe in un’intervista rilasciata a “La Repubblica” nel 2015.
Da Bufalo Bill abbiamo selezionato Ipercarmela, che avrebbe dovuto far parte di Rimmel e vede come protagonista una famiglia, la loro casa e un fiocco rosa in arrivo. A fare da sfondo è una città “pulita e violenta”, spesso identificata con Torino (anche se mai esplicitamente nominata nella canzone):
“Due zingari” (da “De Gregori”, 1978)
“De Gregori” si chiude con “Due zingari”, una profonda riflessione sul senso della vita, raccontata dal punto di vista di due ragazzi ”appoggiati alla notte, forse mano nella mano”, attendendo “il sole del giorno dopo, senza guardare niente”
“Eugenio” (da “Viva l’Italia”, 1979)
È la storia di un uomo partito per un paese lontano. Eugenio, “anima da pirata, che si è lasciato dietro le spalle una città sbagliata”
“San Lorenzo” (da “Titanic”, 1982)
“Cadevano le bombe come neve il 19 luglio a San Lorenzo”. Protagonista della canzone che chiude “Titanic” è il bombardamento subito dalla città di Roma il 19 luglio 1943. “L’angelo con gli occhiali” è papa Pio XII, “oggi pietà l’è morta” è un chiaro riferimento al canto partigiano, ma non manca la speranza: “un bel giorno rinascerà e poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà”.
“Canta canta” (da “La donna cannone”, 1983)
“Canta canta”è la traduzione letterale di Sing sing, carcere di massima sicurezza dello stato di New York. La storia è quella di un uomo redento, pronto a godere della ritrovata libertà. “Adesso finalmente è fuori, libero come una bandiera al vento, agli amici di un tempo manderà certamente una cartolina, magari da Pisa, Torino, Milano.”
“Scacchi e tarocchi” (da “Scacchi e tarocchi”, 1985)
Un arrangiamento molto distante dal De Gregori “tradizionale”, nettamente più marcato e deciso. L’argomento centrale è la piaga del terrorismo.
“Pilota di guerra” (da “Terra di nessuno”, 1987)
Ispirato alla figura di Antoine de Saint-Euxpéry, pilota d’aviazione francese in guerra e autore del libro “Il piccolo principe”, “Pilota di guerra” è un ritratto della solitudine dell’uomo dal punto di vista di un pilota di un aereo di guerra.
“Così la vita vola sotto le ali, e passa un’altra notte su questa guerra, e sulle case degli uomini tutti uguali, nel grande orfanotrofio della terra. E a cosa serve un uomo lo so solo io, che spargo sale sopra le ferite della città. E come a un grande amore gli dico addio, e a cosa serve un uomo lo sa solo Dio”
“Compagni di viaggio” (da “Prendere o lasciare”, 1996)
“Compagni di viaggio” è la canzone che apre “Prendere e lasciare”, album pubblicato nel 1996. È la storia di un amore finito male:
“Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai, potranno scegliere imbarchi diversi saranno sempre due marinai, lei disse misteriosamente “Sarà sempre tardi per me quando ritornerai” e lui buttò un soldino nel mare, lei lo guardò galleggiare si dissero ciao per le scale e la luce dell’alba da fuori sembrò evaporare.”
“Natale di seconda mano” e “Spad VII s2489″ (da “Amore nel pomeriggio”, 2001)
“Natale di seconda mano”, è un canto dedicato agli “ultimi di tutto il mondo, piccoli fiammiferai”, a chi attraversa il mare.
“Sior capitano, aiutaci ad attraversare questo mare contro mano, Sior capitano, da destra o da sinistra non veniamo e questa notte non abbiamo governo e parlamento non abbiamo, e ragione, ragione o sentimento non conosciamo, e quando capita ci arrangiamo, e ci arrangiamo con documenti di seconda mano…”
In “Spad VII S2489” torna l’aviatore a essere protagonista, ma non aspettatevi di certo la dolcezza di “Pilota di guerra”:
“La terra è una parentesi tra una partenza e l’altra, quasi un’inutile perdita di tempo, per cose di poca importanza…”.
NEVERGREEN (PERFETTE SCONOSCIUTE) – LA RESIDENCY MILANESE DI FRANCESCO DE GREGORI
Dal 29 ottobre al 23 novembre, Francesco De Gregori porterà in scena venti concerti al Teatro Out Off di Milano con il suo nuovo spettacolo, Nevergreen (Perfette sconosciute), un’immersione nelle gemme meno conosciute del suo vasto repertorio.
Ogni sera, un pubblico di soli 200 spettatori avrà l’opportunità di vivere un’esperienza musicale intima e irripetibile, nella cornice suggestiva del Teatro Out Off, luogo iconico della scena culturale milanese sin dal 1976. Il format della residenza prevede che la scaletta cambi ogni sera, includendo ospiti a sorpresa che si uniranno a De Gregori per interpretare brani rari e preziosi, raramente eseguiti dal vivo, offrendo così al pubblico la possibilità di riscoprire capolavori nascosti.
Ad accompagnare De Gregori sarà la sua band storica: Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Carlo Gaudiello (piano e tastiere), Primiano Di Biase (hammond e fisarmonica), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino) e Simone Talone (batteria e percussioni), con il supporto della corista Francesca La Colla.
Questa serie di concerti è prodotta da Friends & Partners (www.friendsandpartners.it), e darà vita a un documentario diretto da Stefano Pistolini, in collaborazione con Our Films e Friends TV, con produzione esecutiva di Darallouche Film. Dopo il successo della residenza al Teatro Garbatella di Roma nel 2019, Nevergreen rappresenta per De Gregori una nuova tappa in cui approfondire il legame tra l’artista e le sue canzoni più enigmatiche e affascinanti.