Rose Villain è stata, a tutti gli effetti, la vera vincitrice di Sanremo 2024. È riuscita a imporsi sulla scena rap italiana come probabilmente nessuna donna aveva mai fatto prima di lei. Durante l’estate ha infiammato le arene di mezza Italia e ora, con il Radio Sakura Winter Tour, è pronta a cambiare ancora una volta le carte in tavola. Con un unico ordine: al suo “click, boom,” scatenate l’inferno.
Ieri sono stato alla tappa alla Casa della Musica Federico I di Napoli e questo è il resoconto dell’evento. Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it, un rifugio virtuale dove ti racconto le storie più belle legate al mondo della musica.
ROSE VILLAIN LIVE A NAPOLI: IL RACCONTO
In un’epoca in cui si fa di tutto per sfuggire al dolore, o quantomeno mascherarlo, Rose Villain si fa portatrice di un messaggio limpido: non c’è nulla di male nell’aver sofferto, almeno una volta, nella vita. Ha affrontato il suo disagio fin da piccola, dalla morte della madre, avvenuta poco prima dell’esplosione della sua carriera, ai trasferimenti a Los Angeles e New York, fino agli amori veri e ai cuori infranti. Tutto il suo vissuto è finito al centro delle sue canzoni, che riescono a mostrare le sue cicatrici in maniera autentica.
Ne è un esempio “Click Boom,” che chiude il live con un ritornello che, dietro l’apparente leggerezza, cela tutta la malinconia della penna di Rose Villain: “E non ho mai avuto paura del buio / ma di svegliarmi con accanto qualcuno / per me l’amore è come un proiettile / ricordo ancora il suono, ‘click, boom-boom-boom’.”
La serata si apre con “Hattori Hanzo”, una dichiarazione di intenti che esplode come un fiore cresciuto dalla durezza del cemento della periferia, tracciando subito una linea chiara tra il dolore e la rivalsa. È un’inizio che incarna la forza e l’autenticità di Rose, preparando il pubblico al viaggio emotivo che seguirà.
La scaletta prosegue con “Io, me ed altri guai”, un inno femminista che rifiuta gli stereotipi, in questo caso maschilisti, rivendicando con forza il diritto di essere se stessi. È un brano che, come il resto del concerto, affonda le radici in una dimensione profondamente personale, ma riesce a parlare a una collettività più ampia, toccando temi universali come la salute mentale, la paura di non essere amati, e il desiderio di essere apprezzati.
Sorprende la nuova versione di “Fragole”, resa un vero e proprio gioiellino dalle tastiere di Andrea Gamba, così come la jam acustica che dona una nuova dimensione intima a brani come “Lamette” e “Moonlight”. Su “Fantasmi” arriva Geolier, accolto da un boato dalla sua città.
Segue “Trasparente”, una canzone che affronta il dolore di sentirsi invisibili, il tormento di chi si sente ignorato in un mondo che sembra girare troppo in fretta. Eppure, anche qui emerge una luce nel buio: si parte con il grido “nessuno mi vede”, ma la conclusione è un inno alla resistenza, alla determinazione di farsi sentire, di affermarsi con un “anche se non mi ami, mi amo da sola”. È un messaggio che trasmette forza e resilienza, trasformando l’angoscia in una spinta a trovare il proprio valore.
“Brutti pensieri”, nata da una collaborazione con thasup, tocca i temi della salute mentale con una sincerità disarmante. Anche qui Rose Villain non si limita a descrivere il disagio: lo affronta e lo sfida, mostrando che, nonostante i pensieri oscuri, esiste sempre una speranza, un tentativo di apprezzamento personale che può farsi strada.
La serata si conclude con “Come un tuono” e “Click boom” e, soprattutto, un’altra sorpresa: Yung Snapp ed MV Killa portano sul palco della Casa della Musica la loro “Travesuras”.
Il pubblico risponde in maniera calorosa, come solo Napoli in certi momenti sa fare. Per l’occasione, Rose è stata accompagnata da una band d’eccezione formata da Giovanni Cilio alla batteria, Andrea Dominoni al basso, e Andrea Gamba alla chitarra, synth e tastiere. La loro presenza arricchisce l’esperienza sonora, permettendo alla scaletta di esplorare a pieno le due anime dell’artista: quelle che emergono tra i nuvoloni e i lampi negli scenari di periferia di “Radio Gotham” e quelle più intime e delicate di “Radio Sakura”.
Ogni pezzo è una finestra aperta sul mondo interiore di Rose Villain, un viaggio tra ferite e guarigioni, tra dolore e riscatto.
Da bambina giocava spesso sola, Rosa, come ha raccontato in una bellissima intervista a One More Time. Il motivo, raccontava alla madre, era semplice: nessuno sapeva giocare come lei. E stasera, sul palco, la storia si è ripetuta: nella scena rap, e forse tra le nuove leve mainstream della musica italiana, nessuna sa giocare come lei.