In uno dei miei libri preferiti, Nick Hornby scriveva: “Vorrei che la mia vita fosse come una canzone di Bruce Springsteen. Almeno per una volta”.
Ecco, io adesso non so se la mia vita, fino ad ora, sia stata come le canzoni di Bruce Springsteen. Quello che so è che quelle canzoni ne hanno scandito il tempo, diventando fonte d’ispirazione continua.
È per questo che, dopo il rinvio al 2025 delle due date a San Siro per problemi di salute del Boss, ho deciso di vederlo dal vivo, ancora una volta, a Londra, per la tappa finale della leg europea del tour che l’ha visto protagonista nel 2024.
Destinazione: Wembley, che con il suo arco è ormai uno degli elementi più particolari e riconoscibili dello skyline della city.
Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it. Un rifugio virtuale, dove ti racconto alcune delle storie più belle legate al mondo della musica.
BRUCE SPRINGSTEEN LIVE A WEMBLEY: IL RACCONTO
Lo spettacolo comincia alle 7:15 pm in punto, con una leggera pioggia che inizia a scendere su Wembley fin dalle prime note, rendendo ancor più poetica la dimensione del live.
Si parte da “Lonesome Day”, ormai quasi un rituale fin dalla parte finale della seconda leg americana del tour dello scorso anno, per proseguire con “Seeds” e “My Love Will Not Let You Down”. La E Street Band è in forma straordinaria, e la scaletta abbraccia praticamente tutte le ere di una storia infinita. Il Boss – da perfetto jersey man – interagisce molto di più con il pubblico rispetto al precedente giro d’Europa: sulle note di “Hungry Heart”, dà la benedizione a due futuri sposi regalando loro la sua armonica, più volte scende in transenna per godersi l’abbraccio della sua gente, testimonianza fisica di un legame indissolubile, regala assoli di chitarra di livello altissimo.
“Nightshift” si posiziona perfettamente a metà tra il rock d’autore e il soul e, insieme alla carica inconfondibile di “E Street Shuffle”, rappresenta il momento musicalmente più alto del concerto, grazie anche al meraviglioso contributo di Curtis King e dell’E Street Choir. Roy Bitten ricama un’armonia perfetta per Racing in the street e sfiora delicatamente il cuore dei presenti con l’introduzione di “Backstreets”, Max Weinberg è il cuore che non smette di pulsare nemmeno per un secondo, Jake Clemons fa rivivere alla sua maniera zio Big Man Clarence attraverso il sax. Little Stevie Van Zandt e Nils Lofgren, invece, infiammano il cielo austero che incombe su Wembley con le loro chitarre. La sezione fiati (E Street Horns) e il coro (E Street Choir) completano alla perfezione la macchina da rock che è ormai la E Street Band, rendendo ancor più ricco e profondo un sound in perenne evoluzione da cinquant’anni.
Tre ore e venti di concerto, oltre trenta brani in scaletta, ma soprattutto una quantità infinita di emozioni. Nella musica di Bruce c’è una sintesi della vita: la voglia di riscatto della working class, la preghiera per una nazione che rischia di essere sempre meno una “Land of Hope and Dreams” a cui il Boss dedica la sua “Long Walk Home“. L’amicizia si sviluppa nelle “Backstreets” e in “No Surrender” e “Bobby Jean“, mentre gli amori infranti di “Hungry Heart” trovano spazio tra le immagini spirituali e l’ascesa del pompiere che vive gli ultimi attimi della sua vita sulle Twin Tower sulle note di “The Rising“.
C’è la voglia di scappare dal luogo in cui si è nati, perché ci si sente nati per correre, salvo poi finire a stabilirsi a pochi chilometri da casa. C’è la celebrazione della vita attraverso il tema della morte, con il grido “I’m alive” di “Ghosts” e “Last Man Standing“. C’è “Dancing in the Dark” che, al pari di “Because the Night“, diventa un enorme rito collettivo, perché non puoi accendere un fuoco senza una vera e propria scintilla. E poi c’è Mary, che danza come una visione celeste tra le pareti della sua veranda.
“Tenth avenue freeze out” e “Twist and shout” rappresentano il ballo finale per la heart-stopping, earth-shocking, hard-rocking, earth-quaking, history-making, legendary E Street Band, che per l’ultima canzone lascia il palco a Bruce e la sua chitarra per “I’ll see you in che ritorna al concetto my dreams”. Un finale struggente, malinconico, che ti riporta al concetto di fondo del fare i conti con l’idea della morte e del fatto che questa non sia poi la fine di tutto, finendo per celebrare l’essere vivi, adesso e qui.
LE RECENSIONI INTERNAZIONALI DEL CNCERTO DI BRUCE SPRINGSTEEN
Se vuoi leggere i commenti di alcune delle principali testate inglesi sul concerto di Bruce Springsteen al Wembley Stadium di Londra, qui trovi la recensione di The Indipendent, qui quella di Rolling Stone, qui l’articolo del Telegraph e qui quello di Mojo.
BRUCE SPRINGSTEEN LIVE A WEMBLEY: IL VLOG DEL CONCERTO
LA SCALETTA DEL 25 LUGLIO 2024
Di seguito la scaletta del primo dei due concerti di Bruce Springsteen al Wembley Stadium di Londra:
- Lonesome Day
- Seeds
- My Love Will Not Let You Down
- No Surrender
- Ghosts
- Letter to You
- The Promised Land (a couple proposed in the front row)
- Hungry Heart
- Spirit in the Night
- Reason to Believe
- Atlantic City
- Youngstown
- Long Walk Home (introduced as a “prayer for my country”)
- The E Street Shuffle
- Nightshift (Commodores cover)
- Racing in the Street
- Last Man Standing (acoustic; with Barry Danielian on trumpet)
- Backstreets
- Because the Night (Patti Smith Group cover)
- She’s the One
- Wrecking Ball
- The Rising
- Badlands
- Thunder Road
Encore:
25. Land of Hope and Dreams (with The Impressions “People Get Ready” outro)
26. Born to Run
27. Bobby Jean
28. Dancing in the Dark (followed by band introductions)
29. Tenth Avenue Freeze-Out
30. Twist and Shout (The Top Notes cover)
Encore 2:
31. I’ll See You in My Dreams (solo acoustic)