“È importante avere una visione” rappresenta la sintesi perfetta del concerto di Tropico a Piazza del Plebiscito, un evento che rappresenta l’apice di un progetto partito dal vivo due anni orsono, con una mini serie di live che ha fatto tappa anche al Duel Club di Napoli.
Che Davide Petrella fosse cresciuto in maniera esponenziale nel corso di questo biennio l’avevamo già notato nel corso del concerto dello scorso dicembre al Palapartenope e sul palco del Primo Maggio a Roma, ma è con il live di ieri sera che ha toccato l’apice della sua maturità artistica.
Se Napoli è città della musica, come recita il titolo della rassegna in cui è inserito il concerto, Tropico è uno dei suoi figli di maggior caratura artistica.
Ieri ero a Piazza del Plebiscito per raccontare il concerto.
Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it. Un rifugio virtuale, dove ti racconto alcune delle storie più belle legate al mondo della musica.
TROPICO LIVE A PIAZZA DEL PLEBISCITO 2024 – Il racconto
Un concerto interamente suonato in presa diretta, senza l’utilizzo di sequenze o suoni registrati, perché se deve essere musica dal vivo, il primo punto fondamentale è che sia realmente live: ad accompagnarlo sul palco, una band composta da Torok e Josh Salzillo alle tastiere, Luigi Scialdone – che in altre occasioni abbiamo apprezzato anche alle chitarre al fianco di Petrella – al basso, Michele De Finis e Alessio D’Amaro alle chitarre, Caterina Bianco al violino, Andrea De Fazio alla batteria, Micol Touadi ed Emilio Carrino ai cori, raggiunti sul finale da Rosario “D-Ross” Castagnola e Sarah Tartuffo. Stavolta i ruoli si invertono e sono i due producer più influenti del panorama partenopeo a passare da Davide in Piazza.
Il palco lascia spazio alla grande bellezza del luogo in cui è posizionato: sullo sfondo, infatti, al posto dei videowall dei concerti tenuti nei giorni precedenti, appare il colonnato di Piazza del Plebiscito, illuminato prima di viola e poi d’arancione, in tutto il suo splendore architettonico. Una scelta che, soprattutto guardando le riprese sui due schermi laterali, ricorda molto quella della leggendaria reunion di Pino Daniele con la sua super band del 2008.
In scaletta si alternano le canzoni tratte dai primi due dischi di Tropico – “Non esiste amore a Napoli” e “Chiamami quando la magia finisce” – e tantissime sorprese. Si parte da “Dint’ ‘o scuro”, ormai opening perfetto per i concerti di Petrella, che si fa portavoce di emozioni autentiche con parole profonde. C’è spazio per i singoli, come “Che mme lassat’ a fa” e “Ammore pe’ ‘na sera”, ma anche per i brani meno conosciuti.
Tra una canzone e l’altra, Tropico ne racconta il processo creativo, le fonti d’ispirazione, il significato, ti porta per mano in un mondo in cui il pop si intreccia alla perfezione con riferimenti alti come quelli cinematografici oppure cantautorali come Pino Daniele, la canzone classica napoletana e gli Almamegretta in una scrittura fortemente didascalica.
“M’arricordo ‘e te” è il prosieguo ideale di “Nun te’ scurda’”, con la protagonista ormai segnata dal passare degli anni, mentre “Anema ‘e notte” – che in versione solista guadagna molto in termini di emotività, grazie anche al violino di Caterina Bianco – è figlia della visione di Murolo, che rese essenziale la canzone napoletana puntando tutto su chitarra e parole. Da un’eco floydiana nella distruzione dell’architettura classica di una canzone arriva invece Bambolina Voodoo, che pone sul finale del pezzo quello che in principio era un ritornello.
Ascoltando i suoi racconti, viene naturale pensare che la sua prossima evoluzione potrebbe essere un tour in teatri e piccoli club, in cui dare ancora più spazio alla profondità culturale del suo progetto.
In una serata speciale, che ha il sapore di una festa, non può mancare la giusta compagnia, riportando tra le braccia di Petrella alcune delle sue figlie predilette: Achille Lauro infiamma la piazza con Rolls Royce, Ghali porta per mano la sua Habibi sul finale di “Non esiste amore a Napoli” per poi scatenarsi sulle note di “Casa mia”, che in tempi come questi che corrono assume un significato ancora più profondo.
Elisa, una delle prime big a credere nel Petrella cantante, oltre che autore, dà voce allo strazio d’un amore finito con “C’eravamo tanto amati”, Franco126 alla voglia di emergere di “Piazza Garibaldi” e “Zona nord”, ma il vero tocco di classe lo regala Marco Mengoni sulle note di “Due vite”. Le lacrime sui volti del pubblico riflettevano la profondità delle emozioni evocate dalla performance di Mengoni e Petrella. Nel corso dei duetti, emerge tutta la straordinaria qualità di Davide Petrella come autore, capace di cucire il vestito perfetto per ognuno degli interpreti finali, pur approcciando a generi molto diversi tra loro, che si tratti di una ballad o di un brano a bpm più alti.
L’amore spacca Napoli esattamente nel centro, canta Petrella, e questa frase dopo un live del genere suona ancora più veritiera. Con il concerto di ieri sera, Tropico ha raccolto quanto seminato in questi anni: un progetto cresciuto grazie all’amore di chi ascolta le sue canzoni, alla potenza evocativa dei testi, spinto dalle persone e non dai social media. In un’epoca dominata dal digitale, Tropico rimane fedele alla sua visione, mettendo la musica al centro di tutto.