La presentazione della stagione teatrale 2024-25 del Teatro Bellini di Napoli si è rivelata, ancora una volta, un bellissimo evento unconventional.
Mettiamo da parte la classica conferenza stampa con domande preconfezionate e lettura del cartellone e riempiamo la sala con performance dal vivo, una presentazione partecipata, musica dal vivo con Sabba, live painting e, per concludere, un bellissimo deejay set a cura di Club Tasso.
Il risultato è una serata che rispecchia alla perfezione lo spirito del Teatro Bellini e delle persone che lo popolano, su e giù da un palco.
Adesso, è arrivato il momento di entrare nel vivo del racconto. Se non ci conoscessimo, sono Corrado Parlati e sulle pagine di MentiSommerse.it provo a portare alla luce tutto il bello che, spesso, finiamo per non vedere.
TEATRO BELLINI: IL CARTELLONE DELLA STAGIONE 2024/2025
La stagione 2024/25 del Teatro Bellini è ormai una garanzia nel panorama teatrale napoletano: si guarda alla tradizione, ma si punta tantissimo anche sulla ricerca e sull’internazionalità.
Si parte con due graditissimi ritorni: “Sanghenapule“, che ripercorre la storia di Partenope con i racconti di Roberto Saviano e le magistrali interpretazioni di Mimmo Borrelli, e “Le cinque rose di Jennifer“, testo di Annibale Ruccello dedicato alla storia di un femminiello degli anni ’80 partenopei, che si rivela un affresco della complessità umana, delle contraddizioni che ne plasmano l’esistenza.
Si prosegue con “La grande magia”, testo di Eduardo De Filippo, con la regia di Gabriele Russo, e poi Alessandro Haber protagonista de “La coscienza di Zeno”, Stefano Massini che porta sul palco il suo monologo sul Mein Kampf, “Cose che so essere vere” con Giuliana De Sio, “Fantozzi, una tragedia”, giusto per citarne alcuni.
Se vuoi leggere tutti i dettagli sulla stagione teatrale 2024/25 del Teatro Bellini e del Piccolo Bellini, clicca qui e qui.
THE BELLINER: LA CASA DELLE MENTI CREATIVE DELLA CITTA
È in serate come questa che il concetto di “The Belliner” si avvicina quanto mai alla sua fonte primaria di ispirazione, la “Factory” in cui Andy Warhol, per quasi vent’anni, ha unito intorno a sé alcune delle principali menti artistiche – pittori, attori, scrittori, ma anche drag queen – con lo scopo di aiutarlo a sviluppare la propria creatività.
Passeggiando nel foyer, oltre a una gallery con tutte le principali illustrazioni del giornale di sala che s’ispira dichiaratamente al New Yorker, ho il piacere di scambiare due chiacchiere con Trisha Palma, che ha realizzato una bellissima tela in live painting dedicata a “La grande magia”, testo di Eduardo che sarà portato in scena con la regia di Gabriele Russo, che si preannuncia uno degli eventi chiave della stagione 2024-25 del Teatro Bellini.
“Ho realizzato questa tela in live painting ispirandomi al terzo occhio a 360 gradi di cui si parla nello spettacolo. Ho voluto inserirlo sopra la fronte, intorno ci sono questi canarini liberi. Nello spettacolo sono chiusi e muoiono, mentre io ho voluto rappresentarli liberi, in volo“, mi ha raccontato la giovane illustratrice partenopea.
LE TRE PAROLE CHIAVE DELLA STAGIONE DEL TEATRO BELLINI
La serata sta per volgere al termine, ma c’è ancora il tempo per un’ultima chiacchierata. Arriva ai nostri microfoni, nel foyer del Teatro Bellini, Gabriele Russo.
Dal 2010, con Daniele Russo, è prima direttore e poi consulente artistico del Teatro Bellini di Napoli e apporta un cambiamento radicale: il centro della ricerca diventa il repertorio contemporaneo e la valorizzazione di giovani artisti.
Se dovessi scegliere tre keywords per definire la stagione 2024/25 del Teatro Bellini, quali sarebbero e perché?
Internazionale, perché c’è una sezione dedicata al teatro internazionale molto più corposa rispetto agli altri anni.
Inclusiva e penso che la testimonianza sia anche questa serata di presentazione, in cui si incrociano pubblici di tutte le età, tutti i generi e tutti i gusti sotto un comune denominatore che è la terza keyword, ossia la curiosità e, aggiungo, la voglia di essere stupiti, accolti in un certo modo dal luogo e anche un po’ provocati dalle nostre proposte.
Come nasce la scelta di puntare su un testo come “La grande magia”, tra quelli del repertorio di Eduardo?
“La scelta è nata dopo l’esperienza de “Le cinque rose di Jennifer” in cui abbiamo affrontato un grande autore ormai già della nostra tradizione. L’esito di quel lavoro mi ha fatto pensare che forse sarebbe stato bello fare Eduardo, che è un po’ un sogno di tanti. In questi anni abbiamo fatto scelte che non guardavano spesso al nostro repertorio. Ruccello è stata la chiave di volta per pensare di affrontarlo nuovamente e, quando ho immaginato quale dei testi di Eduardo potesse essere giusto per me e quello che volevo raccontare, ho capito di voler fare “La grande magia”.
Naturalmente c’è stato un percorso per ottenerne i diritti, per confrontarmi con Tommaso De Filippo che è la persona della famiglia con cui parlarne, e alla fine il mio desiderio l’ha convinto che potesse essere la scelta giusta. Sento una gran responsabilità perché è un autore della nostra storia, lo abbiamo dentro anche quando lo rifiuti perché vuoi intraprendere altre strade. Mi rendo conto che è totalmente dentro di noi.
Sento una grande responsabilità verso l’autore e verso l’uomo di teatro che sto studiando moltissimo. È un’esperienza incredibile anche solo studiarlo, andare a sentire e leggere le cose che ha detto sotto il profilo etico, sociale, teatrale”.
In conclusione: cos’è per te il teatro?
Rubo una frase che mi ha detto tempo fa una persona: siamo stati alfabetizzati al rischio. Se vai a guardare la stagione che abbiamo costruito, è una stagione da pazzi, perché il Bellini è un teatro pubblico – nella misura in cui è sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione – ma è anche un teatro d’iniziativa privata e la stagione ha logiche totalmente pubbliche. Riteniamo che questo fare teatro sia connaturato a noi stessi.