Lina Simons, classe 1998, figlia di madre nigeriana e padre italiano, ha trascorso la sua infanzia tra Castel Volturno, Cerreto Sannita e Londra.

La sua musica riflette le influenze multiculturali che hanno caratterizzato la sua vita, mescolando elementi di Afrobeat, grime, inglese, italiano e dialetto napoletano.

Il suo percorso artistico è segnato da una continua ricerca musicale e identitaria, culminata nel trasferimento nella zona Est di Londra, dove ha trovato terreno fertile per la sua evoluzione.

Lina Simons non romanticizza le realtà difficili in cui è cresciuta, ma le utilizza come fonte di ispirazione per la sua arte. La sua musica è una fusione di esperienze personali e influenze culturali, rappresentando un viaggio emotivo attraverso le sue radici e il suo percorso di crescita.

Avremmo dovuto incontrarci nel backstage del Concertone del Primo Maggio al Circo Massimo, al termine di una performance energica che ha stupito tutti, ma la pioggia e alcuni problemi tecnici hanno posticipato di qualche giorno la nostra piacevole chiacchierata.

Sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it. Un rifugio virtuale, dove ti racconto alcune delle storie più belle legate al mondo della musica.

INTERVISTA A LINA SIMONS

Lina, partiamo da P.A.S.: vuoi presentare ai nostri lettori il tuo album?

Il mio album lo descrivo come un piccolo viaggio della mia personalità. In P.A.S. ci sono dei pezzi in cui parlo di alcune esperienze di vita, passando da argomenti’ “pesanti” ad argomenti più leggeri. Ci sono anche tante sonorità con cui ho voluto sperimentare ed il genio di Gransta Msv alle produzioni.

In In the Block racconti la tua visione delle palazzine londinesi in un modo che si distacca molto dal racconto quasi romantico di questi luoghi, tipico dell’hip hop soprattutto italiano. C’è un fil rouge che lega i block londinesi alla periferia campana, secondo te?

Diciamo che in “In the Block” ho voluto offrire una visione più realistica delle palazzine, distaccandomi dal romanticismo associato nell’hip hop italiano.

La mia visione e ciò che collega Londra e Campania è che vivere o crescere in luoghi del genere è complesso. Ci sono dolore e gioie, illusioni, speranze e lotte.

“Stavo in Italia ma ti mostro come London East”, canti in Guardami ora. Quanto ha influito il trasferimento a Londra sul tuo modo di fare musica?

Tantissimo! Qui a Londra ho scoperto tantissimi altri generi musicali ed artisti che mi ispirano ogni giorno. Per citarne alcune ti dico Nadia Rose, Little Simz e Lady Leshurr.

Sulla copertina del tuo disco, troviamo la foto di una bambina. Se dovessi guardarti indietro e tornare fino alla tua infanzia per consegnarmi una fotografia, quale sceglieresti e perché?

C’è una foto di me da qualche parte ero piccolissima e cantavo al karaoke. Ti darei quella per farti capire che, a parte gli stereotipi, ‘sta roba della musica davvero ce l’ho nel sangue! (ride, ndr)



In Aaanimal parli di salute mentale, mentre Bene non fa vede un messaggio sui problemi alimentari al centro del testo. Come sono nati questi brani e qual è stata la fonte d’ispirazione per la loro realizzazione?

I brani sono nati entrambi come un modo per tirare fuori un po’ quello che avevo dentro, potermi spiegare a modo mio.

La fonte d’ispirazione sono state ciò che ho affrontato con la mia salute mentale e la mia esperienza con vari disordini alimentari.

Le canzoni sono solo un summary, ma credo che rendano l’idea.

In una partecipazione a “Propaganda Live”, ti abbiamo vista cantare un classico di Lauryn Hill come Ready or Not. Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato Lina Simons da un punto di vista musicale e personale e perché?

Un artista che mi ha particolarmente influenzata e’ Azealia Banks. Per me lei è un artista unica sia nel sound che nel suo flow. Manco parte mezza canzone e già sai che è lei.

Iggy Azalea mi ha ispirata nel personale perché, come lei, anche io ho deciso di lasciare casa e trasferirmi altrove per poter lavorare sulla mia carriera. Poi ci sono anche Missy Elliott, Kendrick Lamar e Rihanna.

A Lina Simons e Gransta va un sentito ringraziamento.

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