Devo ammetterlo: ci speravo poco in un bis, dopo aver visto Bruce Springsteen per la prima volta a Roma in una performance che aveva il retrogusto amaro di un addio.
Eppure, per una coincidenza, uno dei tre concerti al MetLife Stadium di East Rutherford coincide con la mia ultima serata a New York. Sarebbe il finale perfetto di un viaggio indimenticabile.
Ore 16:30, Stazione di Port Authority, probabilmente la più trafficata di tutta l’America: si parte in direzione Meadowlands, per attraversare il tunnel diretto verso quello stato di cui ho fatto spesso coincidere i confini con quelli della mia cameretta, soprattutto durante gli anni dell’Università.
Il Garden State rappresenta per me la parte d’America che, più di tutte, mi è entrata in casa: sono stato decine di volte nella stessa veranda in cui il vestito di Mary ondeggiava assecondando una danza che la rendeva simile a una visione celestiale, sono salito su cadillac malandate inseguendo un sogno, ho attraversato i sottopassaggi più pericolosi di Newark alla ricerca della figlia del protagonista di Pastorale Americana, ho assistito alla lucida e geniale follia di Dr. House.
E forse non è un caso che sia stata proprio quello il posto in cui sono atterrato, ascoltando in sottofondo, ovviamente, un bootleg del suo cantore più illustre.
Ma torniamo al concerto: il clima allo Stadium è da perfetto immaginario popolare americano, tra barbecue accesi nel parcheggio, bambini che giocano con palle a spicchi e canestri di fortuna. Sullo sfondo, una scritta enorme: “WELCOME HOME TO NEW JERSEY, BRUCE“.
Sì, stavolta sono io a essere entrato alla corte del Re.
Ore 21, il sole è appena tramontato, si abbassano le luci. “Hello, my people. Welcome, New Jersey!“. Si parte con Lonesome day e Night, ma è con la doppietta “No surrender”-“Ghosts” che si mettono in chiaro gli intenti: il concerto di Bruce, pur avendo presentando morte perennemente sullo sfondo, è una celebrazione potente della vita, della gioia dell’essere vivi in quel preciso istante. “I’m alive”, appunto.
La scaletta prevede un successo dopo l’altro, in perfetto equilibrio lungo una discografia immensa della più grande rockstar del pianeta.
Una delle emozioni più forti arriva con The Rising: è una canzone che mi risuona in testa da quando ho visitato il One World Trade Center, il cui silenzio quasi assordante è rotto soltanto dal rumore delle fontane che sorgono tra le fondamenta delle Twin Tower, in ricordo delle lacrime versate per l’Apocalisse di Manhattan. Le immagini spirituali della canzone, l’ascesa del fireman, l’invito a rialzarsi arrivano ancora più potenti.
Su Thunder Road la luna piena si sporge tra le tribune altissime del terzo anello del MetLife, rendendo il tutto ancor più poetico. “Born to run” da queste parti ha la potenza di un inno nazionale, Wrecking Ball è il racconto dell’epopea di un uomo partito da quella terra e arrivato sul tetto del mondo dando voce a una working class che non ha mai smesso del tutto di vederlo come suo massimo rappresentante.
In uno dei miei libri preferiti, Nick Hornby scriveva “Vorrei che la mia vita fosse come una canzone di Bruce Springsteen. Almeno per una volta”. Ecco, io adesso non so se la mia vita, fino ad ora, sia stata come le canzoni di Bruce Springsteen. Quello che so è che quelle canzoni ne hanno scandito il tempo, diventando fonte d’ispirazione continua.
Con questa consapevolezza, terminato il concerto, riattraverso il tunnel in autobus. Mi viene da pensare al legame che c’è tra Bruce e l’Italia, tra il Boss e i suoi fan italiani. Un legame viscerale, profondo, una questione – in parte – anche di sangue, che comincia a partire dal sud del Belpaese.
Sono Corrado Parlati e questo è MentiSommerse.it. Un rifugio virtuale, dove ti racconto alcune delle storie più belle legate al mondo della musica.
OUR LOVE IS REAL – SPRINGSTEEN E L’ITALIA
BRUCE SPRINGSTEEN IN ITALIA: I CONCERTI LEGGENDARI
‘O sole mio: Bruce Springsteen a Napoli
Il legame tra Bruce Springsteen e Napoli è una questione di calore, anima, ma anche di sangue. Da Vico Equense partì Antonio Zerilli, avvocato e nonno materno di Bruce, per arrivare all’Immacolatella e da lì prendere uno dei bastimenti diretti verso il Nuovo Mondo. Arrivò a Ellis Island il 3 ottobre 1900, per poi dirigersi verso il New Jersey. Dal suo matrimonio con Adelina Sorrentino nacquero Dora, Ida e Adele Ann, madre di Bruce.
Le sue origini italiane sono state celebrate all’inizio del concerto a Piazza del Plebiscito nel 2013 quando Bruce, introdotto dalle note di ” ‘o Sole mio”, ha salutato i presenti alla sua maniera: “Ciao Napoli, il paese del Sole e della mia famiglia. È bello essere nel sud Italia. Io sono del sud Italia. È bello tornare a casa”.
Il momento più toccante, però, non riguarda un concerto, ma ciò che accadde subito dopo. È una notte memorabile quella del 22 maggio 1997, quando Napoli si trasforma nel palcoscenico di un’esperienza indimenticabile.
In questo viaggio musicale, Springsteen sorprende il suo pubblico, lasciando momentaneamente i suoi successi più celebri per immergersi in un’atmosfera di autenticità e ricerca artistica. Le sue canzoni, un mix avvincente tra i brani del suo ultimo album e pezzi meno noti del suo repertorio si trasformano in un racconto intimo e coinvolgente.
Ma la magia raggiunge l’apice al termine dello spettacolo, quando il Boss, con un gesto spontaneo e commovente, si affaccia dal balcone del teatro per incontrare i suoi fan riuniti in piazza. È qui che accade qualcosa di straordinario: tra le luci della città e l’energia contagiosa della folla, dopo aver diretto il coro dei fan su ” ‘o Sole mio”, Bruce Springsteen imbraccia la chitarra e intona “Thunder Road”. Il suono della sua voce si fonde con il coro appassionato di un centinaio di persone, creando un momento unico di connessione e condivisione che resterà impresso nei cuori di tutti i presenti per sempre.
E non è un caso che subito dopo quella notte leggendaria sia nato proprio a Napoli il Pink Cadillac, uno dei fan club europei più importanti.
21 giugno 1985: BORN IN THE USA e il primo SAN SIRO
21 giugno 1985, solstizio d’estate: il giorno più lungo dell’anno. Dopo un periodo di esclusione dalle grandi tournèè del rock dovuta ai disordini causati da alcuni movimenti politici estremi, l’Italia è tornata a ospitare i concerti delle grandi star del pianeta, a partire dalla serata in cui Bob Marley nel 1980 emancipò dalla schiavitù mentale un numero infinito di persone. Eppure, per vedere Springsteen dal vivo per la prima volta in Italia, bisognerà attendere il 1985, con il tour legato a Born in the USA.
“Per il nostro debutto in Italia, la mia seconda madrepatria, ci esibimmo a San Siro, a Milano. Percorrendo come gladiatori gli umidi e oscuri corridoi, sentimmo crescere il boato assordante di ottantamila italiani finché non sbucammo al sole del prato. Sembrava quasi che fossimo tornati dalle crociate con le teste dei nemici infilate sui manici delle chitarre (o che stessimo per finire in pasto ai leoni).
Avvicinandomi nel frastuono alla rampa che conduceva al palco, notai un’intera sezione vuota. «Pensavo che avessimo fatto sold out» dissi al mio promoter. «Infatti,» mi rispose «quei posti sono per la gente rimasta fuori quando sfonderà le transenne!”, si legge nella sua autobiografia.
La cosa, puntualmente, avvenne.
Il picco emotivo del concerto? Te lo faccio raccontare da Gino Castaldo che, in un articolo pubblicato il 23 giugno 1985 su La Repubblica, scriveva
“È, in fondo, un grande narratore, autore di un’epopea della strada in cui è facile riconoscere tutta la letteratura che negli anni passati ci aveva abituato a immaginare un’altra America. Un’identificazione globale e incondizionata, rappresentata dalle migliaia di braccia sollevate al cielo ritmicamente quando, al bis, Springsteen ha cantato il suo inno, la sua più bella e insuperabile invenzione. Born to run, dove si intravede la fiammante visione di una intera generazione in corsa verso il nulla. Una canzone che sembra rivolta al pubblico, perchè cantata in prima persona plurale: “perchè vagabondi come noi siamo nati per correre”, e chi, prima o poi, non ha pensato questo della propria vita?”
Ci vorranno diciotto anni di attesa per rivedere Springsteen dal vivo a San Siro, dove tornerà nel 2003 con la E Street Band per il tour legato a The Rising. Una performance epica, nel corso di uno dei concerti più bagnati della sua infinita carriera.
A questo indirizzo, trovi una bellissima gallery con le foto di una giornata destinata a rimanere nella storia della musica rock. Qui, invece, sempre sulle pagine di Pink Cadillac, sono riportati i racconti, video e audio del concerto di Bruce Springsteen a San Siro del 1985.
Tunnel of Love Express Tour – TORINO 1988
Se a Milano i fan avevano potuto ammirare l’antieroe del rock con tutta la sua rabbia poetica, il tour del 1988 è l’esatto opposto. The Boss mette da parte i successori a sfondo politico per fare spazio al suo lato più intimo e sentimentale, tirando fuori dal baule molto B sides e pezzi meno conosciuti, a contornare le canzoni di Tunnel of Love. La leg europea del giro del mondo di Springsteen parte da Torino, evento centrale di un cartellone che prevedeva anche la presenza di Michael Jackson con il Bad World Tour e Pink Floyd ormai orfani di Roger Waters.
An Italian Serenade – ROMA 2016
Quella del 16 luglio 2016 è un’altra notte destinata a restare impressa nella memoria collettiva springsteeniana. Dopo i concerti milanesi, Bruce arriva nella Capitale e, ovviamente, lo fa a modo suo. Dopo l’introduzione dedicata a Ennio Morricone, il concerto parte con una struggente versione sinfonica di “New York City Serenade”.
Una sceneggiatura cinematografica che si fa canzone, resa ancor più emozionante dagli arrangiamenti della Roma Sinfonietta. Sarà una serata ricca di chicche e tour premiere, come “Summertime blues” e “The Ghost of Tom Joad”, eseguite a Roma per la prima volta, che s’intrecciano con pezzi tratti da The River (a cui è dedicato il tour in questione) e i grandi classici.
ANTHONY ZERILLI E IL SANGUE ITALIANO NELLE VENE DEL BOSS
Alle sue origini italiane, Bruce Springsteen ha dedicato anche alcuni passi della sua biografia “Born to run”, di cui di seguito potrai leggere due brevi estratti.
Chi era Anthony Zerilli? Un uomo partito da Vico Equense
“Si chiamava Anthony Alexander Andrew Zerilli. Arrivato in America dodicenne all’inizio del Novecento da Vico Equense, a un tiro di schioppo da Napoli, si era sistemato a San Francisco e poi si era spostato verso est per approdare a New York, dove si era laureato al City College ed era diventato avvocato al 303 della West 42nd Street.
Era mio nonno, e aveva all’attivo tre anni nella Marina militare, tre mogli e tre anni a Sing Sing per appropriazione indebita (ma è probabile che si fosse assunto la colpa di un parente).
Era finito ad abitare sulla cima di un’amena collina verde a Englishtown, nel New Jersey, con i risparmi che aveva messo da parte. Ho delle fotografie di mia madre con la famiglia in impeccabile tenuta da cricket a Newport, Rhode Island, negli anni Trenta.
Quando era stato rinchiuso in carcere, Anthony era andato in rovina, mentre la moglie, una donna con problemi di salute, era scomparsa a Brooklyn abbandonando mia madre e le sorelle ancora adolescenti a se stesse nella fattoria.”
L’educazione italiana: lavoro, fede e famiglia a casa Zerilli
“Lavoro, fede, famiglia: è questo il credo italiano che abbiamo imparato da “mia madre e dalle sue sorelle. Loro lo onorano fervidamente, anche se quegli stessi principi sono stati fonte di delusioni atroci.
Lo predicano, benché mai in maniera eccessiva, e sono convinte che non esista altro fra la vita, l’amore e il vuoto che divora mariti, figli, parenti e amici. La forza, la paura e la gioia disperata che caratterizzano questo spirito così tenace hanno attecchito spontaneamente nel mio lavoro.
Noi italiani tiriamo dritto fino allo stremo delle forze, teniamo duro finché non cedono le ossa, non molliamo la presa finché i muscoli resistono, balliamo, urliamo e ridiamo finché non ce la facciamo più, fino alla fine.
È questa la religione che le sorelle Zerilli hanno assorbito dai severi insegnamenti del padre e dalla grazia di Dio per tramandarla a noi, una fortuna della quale siamo riconoscenti ogni giorno.”
BRUCE SPRINGSTEEN TORNA A SAN SIRO: LE DATE DEI CONCERTI RINVIATI AL 2025
Le date italiane del tour di Bruce Springsteen and The E Street Band, originariamente previste per il 2024, sono state rinviate al 2025:
- 30 giugno 2025 a Milano, Stadio San Siro (recupero del 1° giugno 2024)
- 3 luglio 2025 a Milano, Stadio San Siro (recupero del 3 giugno 2024)
I biglietti già acquistati restano validi per le nuove date. I biglietti del 1° giugno 2024 valgono per il 30 giugno 2025 e quelli del 3 giugno 2024 per il 3 luglio 2025.
Chi desidera un rimborso può fare richiesta presso il sistema di biglietteria utilizzato (ticketmaster.it, ticketone.it o vivaticket.com) entro il 20 luglio 2024, seguendo le istruzioni sui rispettivi siti.
Per maggiori informazioni: Live Nation
È stata inoltre rilasciata “BEST OF BRUCE SPRINGSTEEN”, la nuova raccolta dei brani leggendari con cui SONY MUSIC celebra i 50 anni di carriera discografica del Boss.
Questa la tracklist del cd e dell’LP di “BEST OF BRUCE SPRINGSTEEN”: ” Growin’ Up”, “Rosalita (Come Out Tonight)”, “Born To Run”, “Thunder Road”, “Badlands”, “Hungry Heart”, “Atlantic City”, “Dancing in the Dark”, “Born in the U.S.A”, “Brilliant Disguise”, “Human Touch”, “Streets of Philadelphia”, “The Ghost of Tom Joad”, “Secret Garden”, “The Rising”, “Girls In Their Summer Clothes”, “Hello Sunshine” e “Letter To You”.
Questa la tracklist della deluxe digitale di “BEST OF BRUCE SPRINGSTEEN”: “Growin’ Up”, “Spirit In The Night”, “Rosalita (Come Out Tonight)”, “4th of July, Asbury Park (Sandy)”, “Born To Run”, “Tenth Avenue Freeze Out”, “Thunder Road”, “Badlands”, “Prove It All Night”, “The River”, “Hungry Heart”, “Atlantic City”, “Glory Days”, “Dancing in the Dark”, “Born in the U.S.A”, “Brilliant Disguise”, “Tougher Than The Rest”, “Human Touch”, “If I Should Fall Behind”, “Living Proof”, “Streets of Philadelphia”, “The Ghost of Tom Joad”, “Secret Garden”, “The Rising”, “Long Time Comin'”, “Girls In Their Summer Clothes”, “The Wrestler”, “We Take Care Of Our Own”, “Hello Sunshine”, ” Ghosts” e “Letter To You”.
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