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Cristiano Godano: “Pessimismo e speranza: il karma del cambiamento climatico” [INTERVISTA]

In occasione del Karma Clima Tour che ha fatto tappa a Napoli, abbiamo scambiato due chiacchiere con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Il frontman della celebre rock band si è raccontato a cuore aperto, tra curiosità, aneddoti e successivamente…tanta buona musica live.

In Laica Preghiera, gli dei trovano una sorta di umanizzazione e non mancano riferimenti spirituali, come quelli dello scorgere un altrove che ti allontana dalle brutture. Qual è il rapporto di Cristiano Godano con la spiritualità?

Non ho un afflato religioso, quindi non ho fede, però sono particolarmente attratto dalla dimensione dell’animo umano in tutte le sue implicazioni, aspirazioni, difficoltà.

Quando l’animo umano ha l’occasione di andarsi a infilare in contesti trascendenti, nel senso di oltre mondani, non terreni, anche nella loro dimensione laica, è sempre motivo di particolare interesse.

Quindi mi attrae molto la parte immateriale dell’esistenza. 

Nel disco non manca la speranza. “Al mio risveglio approdare ad una condizione di pre-catastrofico stupore, l’uomo prima dell’Antropocene“, canta in tutto tace. Può esserci, secondo Lei, una speranza per le generazioni future, tra cambiamenti climatici e politici?

Sono abbastanza pragmaticamente pessimista, soprattutto per quanto concerne la faccenda del cambiamento climatico. Mi approprio delle parole dette al mio fianco su un palco da Stefano Mancuso, biologo di chiara fama, che ha esplicitamente detto che il cambiamento climatico è il più grande problema che l’umanità abbia dovuto affrontare da quando esiste.

In base a quello che so e che mi viene detto dai racconti scientifici che leggo e intercetto, credo ci siano delle ottime probabilità che le cose stiano così. Quindi, soprattutto in rapporto al cambiamento climatico, mi spaventa non poco e mi fa pensare di essere più pessimista che ottimista.

L’unica mia speranza è rivolta alle generazione dei giovani di adesso, soprattutto ai ragazzi di Friday for Future, li vedo tanto impauriti quanto determinati.

Conviene sperare che l’uomo riesca a trovare qualche soluzione. Non ho particolare fiducia nei riguardi della nostra buona volontà, che dovrebbe essere diffusa a tutta la popolazione del mondo, e poteri che ci dominano, politica, che non hanno proprio la possibilità di imporre un cambio di condotta virtuoso, anche perché sarebbe durissimo da attuare per tutti noi.

Anche io, che predico bene e non razzolo così bene, so che se dovessi adottare unicamente comportamenti virtuosi sarebbe difficile.

Anche questo legittima il pessimismo. Speriamo quindi nella tecnologia.

L’ultimo brano dell’album, L’aria era l’anima, presenta le voci di due bambine. Che ruolo hanno, qual è il messaggio che vuole lanciare attraverso le due giovani voci?

Servivano proprio a rendere compiuta la dimensione artistica del pezzo. Quella canzone mette in scena un momento di vita quotidiana dove un nonno ricorda la città in cui vive con i suoi nipoti quando non c’era ancora l’acqua a invadere le vie, rendendola impraticabile in buona percentuale.

Lo si immagina sospeso nei pensieri, mi piace pensare che quello che viene detto nel testo sia quasi pensato dal nonno stesso. Nella mia immaginazione, i nipoti se ne accorgono e chiedono al nonno cosa c’è che non va. Avere due bambine nel pezzo era la chiusura del cerchio, la canzone assume la sua completezza nel fornire un’immagine. 

Se dovessi scegliere un’immagine del processo creativo di Karma Clima, quale sceglieresti?

Il Monviso, questa montagna imperiosa che tutti i piemontesi vedono, è iconica, è l’immagine perfetta.

A Claudia Cefalo e Cristiano Godano va un sentito ringraziamento.

Corrado Parlati 

Chiara Di Bernardo

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