Aveva appena diciott’anni, Luciano, quando decise di unirsi ad altri compagni che, nel dicembre 1944, daranno vita alla 77ª Brigata SAP “Fratelli Manfredi”.
Prenderà il nome di combattimento di “Bandiera”.
A loro fu assegnata la zona a nord della via Emilia fino al fiume Po.
Nel mezzogiorno del 15 aprile 1945, Mauser e Aldo avevano appena ritirato un carico d’armi, quando Musco diviene prigioniero dei fascisti.
I partigiani li attaccano, Musco riesce a scappare. È di nuovo libero.
Di ritorno verso Bologna, però, i fascisti iniziano a perquisire le case reggiane. Si apre il fuoco, inizia l’inganno, perché uno di loro grida “Carburo!”, “Diavolo!”, nomi di battaglia di Paride Caminati e Germano Nicoloni.
Carburo si avvicina, cadrà al suolo abbattuto da un proiettile.
Stessa sorte toccherà a Bandiera, a soli diciannove anni, a guerra finita, a dieci giorni dalla liberazione.
Quella che hai appena letto è la storia della Battaglia di Fasnago. A Bandiera, Ligabue ha dedicato una canzone intitolata “I campi in aprile”.
“È una canzone che ho scritto qualche tempo fa. Un giorno stavo passeggiando per Correggio e ho visto in un cippo – che sono targhe alla memoria di gente deceduta per la nostra libertà – un nome: Luciano Tondelli.
Come qualcuno di voi saprà, Tondelli è stato uno scrittore molto importante negli anni ’80. Era di Correggio e, anche per questo motivo, è stato parto particolarmente importante per me. Quindi ho visto questa strana coincidenza.
Mi soffermo e vedo di fianco la data di nascita e di morte. È morto, a meno di vent’anni, a dieci giorni dalla Liberazione, il 15 aprile 1945.
Allora mi è venuta voglia di scrivere una canzone che provasse a raccontare il suo punto di vista, quello di un ragazzo che fa una scelta chiara: quella di metterci tutto sé stesso, anche la propria vita vita, pur di difendere la libertà di cui godiamo oggi”, racconta Ligabue.
“La storia non cambia se tu non la cambi”, canta Luciano. E questa storia dovrebbe essere ben chiara anche alle nuove generazioni, per resistere a certi ideali che tornano.
Chi diserta, chi prova a cancellarla o a deviarne il significato, chi infanga la memoria di coloro che hanno sacrificato la vita in nome di un ideale, dovrebbe aver ben chiara una cosa: la libertà di cui gode oggi deriva dal sangue versato proprio da quei ragazzi lì.
Il 25 aprile non è un opinione: viva l’Italia, l’Italia liberata.