Ricordo perfettamente il momento in cui ho ascoltato Dada’ – al secolo Gaia Eleonora Cipollaro – per la prima volta: ero alla data campana del Jova Beach Party, una notte degli immortali che resterà nella storia degli eventi dal vivo. Inizialmente credevo si trattasse di uno dei diversi ospiti internazionali di un pomeriggio colmo di musica, con quei ritmi afro e la sua forte presenza scenica. Ascoltando più attentamente, però, ho capito che si trattava della mia stessa lingua.
Impatto forte, senza dubbio. Ma chi è questa Dada’?
Dopo qualche settimana, l’ho rivista a X-Factor, dove lungo il suo percorso ha unito Carosone e Nancy Sinatra, Caravan Petrol e PUA, giusto per citarne due, a cui bisogna aggiungere una bellissima versione di “Je te vurria vasa’”, dove è emersa tutta la sua capacità interpretativa. Decido così di mettermi sulle sue tracce per provare a scambiare due chiacchiere con lei e capire qualcosa di più del suo modo di fare musica.
Già da bambina, prima di iniziare a suonare la chitarra classica, iniziò a comporre le sue prime canzoncine aggiungendo parole alle composizioni classiche di Mozart. La prima? “Bevo the all’infinito“, come mi ha raccontato nel corso dell’intervista. Poi gli inizi da cantautrice di stampo caposseliano, come potete vedere in questo video in cui presenta al Roxy Bar alcuni suoi brani inediti in italiano, fino a trovare la propria voce più autentica e verace nel corso del lockdown.
Ha ascoltato musica proveniente da ogni angolo della terra, mescolandola con i suoni dei vicoli del centro storico di Napoli che penetravano in casa sua attraverso le finestre e le opere di De Filippo, creando un mix tra tradizione e innovazione. O meglio, tra casa sua e il resto del mondo: è così, infatti, che Madonna incontra la Tarantella su “La Isla bonita”, Pino Daniele fa capa e capa con i Bee Gees grazie a un ponte che unisce “A me me piace ‘o blues” e “Stayin’ Alive”, corni e malocchi vengono proiettati in Africa.
Andiamo quindi a scoprire qualcosa in più sul suo mondo creativo.
Se ancora non ci conoscessimo, mi presento: sono Corrado Parlati e sulle pagine di “Partenope. Le voci della Sirena” ti racconto le storie più interessanti del panorama musicale napoletano.
CHI È DADA’: ANDIAMO ALLA SCOPERTA DEL SUO MONDO
I PRIMI SINGOLI E LA PARTECIPAZIONE A X FACTOR
AUMM’ AUMM’: DADA’ E IL SUO OMAGGIO ALLA BOCCA
Aumm’ Aumm’ nasce dall’incontro con Ackeejuice Rockers, duo di Dj/producers made in Veneto. Un continuo riferimento alla bocca, che nel corso del testo assume diversi significati: dal respiro alla sensualità del bacio, che finisce anche per diventare un mangiarsi a vicenda.
CAVALA – LA DANZA IMPROVVISATA DELLA VITA
“Cavala – come mi ha raccontato nel corso dell’intervista che abbiamo realizzato su Zoom qualche settimana fa – è una metafora della vita. La vita come cavalla selvaggia che procede nella sua improvvisata danza. Il giochino è che ogni tanto bisogna schiaffeggiarla per farla procedere”.
TIÈ TIÈ – UN CORNO NEL CUORE DELLA GRANDE MADRE
Se c’è una città in cui la linea tra sacro e profano è incredibilmente sfumata, questa è senza dubbio Napoli. Corni, malocchi, anziane signore con la mano alla fronte sono immagini entrate ormai a far parte della cultura popolare. Dada’ prende tutti questi riferimenti e li posiziona in una dimensione afro. Il risultato? Tiè tiè è il brano probabilmente più acclamato nel corso dei suoi live.
GIANNA OH: UNA PASSEGGIATA CON DADA’ NEI VICOLI DEL CENTRO STORICO
Gianna Oh è probabilmente la canzone più ricca di immagini del repertorio di Dada’.
“Gianna Oh” – mi racconta Gaia nel corso dell’intervista – è una moderna Sofia Loren che fa la spesa nella Pignasecca. Quella è stata forse la prima pillola del mondo Dada’, che è nato in lockdown, da sola. Ero un po’ persa, non sapevo quale fosse la mia voce.
Si passa tra le strade, ci sono delle figure che fanno parte di questo teatro napoletano che vanno fatte emergere. Vedo Napoli come un teatro nel teatro, qualcosa di difficile da cogliere a primo impatto ma molto facile da vivere. Forse va prima sentita, come la musica.”
JESCHE E LA SUA SPENSIERATEZZA
Una canzone dal mood leggero, fresco, orecchiabile. Un invito alla spensieratezza confezionato come un giro in motorino tra Nisida, vicarielli e posti di blocco, haribo, sigarette a metà e McDonald.
MAMMARELLA: SEI VOLTI DI NAPOLI DIPINTI DA DADA’
Dopo i primi singoli, per DADA’ è arrivato il momento del suo primo EP: una sorta di concept album in cui la cantautrice partenopea apre l’album dei ricordi e compone sei tracce – accompagnate da altrettanti video e introduzioni – che rappresentano un affresco comprendente sei volti di Napoli.
Un lavoro da ascoltare e apprezzare con la dovuta pazienza, che pone al centro di tutto la dualità, la libertà di “esistere” anche nelle sfumature in contrasto.
“Leonilda” è probabilmente una delle canzoni meno recenti, scritta originariamente da Gaia per una versione chitarra e voce, e narra di una donna che tra un bigodino e l’altro ti spiega come va il mondo. Una donna realmente esistita, che abitava nello stesso vico della sua bisnonna, di cui Gaia ha inventato parte della storia e probabilmente anche il volto.
“Cose ‘e criature” invece ci porta dritti nell’infanzia di Gaia e in questa direzione si muove anche il video, girato presso l’Ospedale delle Bambole, mentre “Vesuvio” è un omaggio a Marcello Colasurdo e all’immagine totemica del Vesuvio, la cui immagine si fonde con quella del suo cantore su un ritmo tribale.
LA PARTENOPE UMANA DI TIR TIR
Nel corso del tempo, ho avuto modo di intervistare nuovamente Gaia, in occasione dell’uscita dell’EP “Mammarella”. In “Tir’ tir'”, la chanteuse napoletana ha dato vita a una propria personalissima versione di Partenope, in cui la storia della Sirena s’intreccia con riflessioni derivanti dal vissuto di Gaia.
“Avendo frequentato il liceo classico, tutti i significati e le simbologie di cui è impregnata la figura di Partenope mi hanno sempre affascinata. Crescendo, forse soprattutto dopo tutte queste grandi esperienze, ho capito che la mia Partenope era forse diversa, più umana, più simile a me. Una Partenope che già cambia nell’estetica, perché nel voler rappresentare la sirena, inevitabilmente mi sono imbattuta in una serie di significati, anche un po’ tradizionali, come il Mediterraneo, quindi capelli lunghi, una pelle più scura.
Ho voluto rappresentare Partenope come in realtà sono, senza troppi fronzoli. Al di là del vestito, realizzato con i centrini della nonna, è una Partenope che ha anche bisogno della famiglia, dell’affetto. È una Partenope lattea, con capelli biondi e il caschetto, e non ha gli occhi azzurri. È una Partenope comunque fragile, che non muore per il dispiacere provocato dal fatto che non sia riuscita ad incantare, ma muore perché intrappolata. “Tir tir” parla appunto di pescatori che intrappolano una sirena che semplicemente stava nel suo habitat, quindi muore per collera legata al fatto di essere stata sradicata da quello che era.
Questo è un po’ simbolo di quello che ho vissuto io, ovvero il sentirmi inadatta in un atteggiamento, cosa che poi è stata portata a galla dagli attacchi di panico. Quindi, la mia Partenope è una Partenope che è semplicemente stanca e non si preoccupa di farsi vedere con i capelli irrigiditi dalla salsedine, accasciata sulla barca.
Non ha nemmeno la forza di ribellarsi al pescatore”.
VERD MIN E L’INCONTRO TRA DADA’ E TARANTINA
Verd min è un inno al coraggio di essere sé stessi, che trova il suo culmine nel cerso “si song’ je stu ciore, jesce fore“. Per il videoclip della canzone, Dada’ è stata accompagnata da una guest davvero speciale: stiamo parlando di Tarantina, che di quel coraggio può essere considerata un simbolo.
“Il mio primo incontro con Tarantina è stato forse più spaventoso della prima edizione di X Factor, perché avevo veramente l’ansia di incontrarla, ma un’ansia positiva perché è uno di quei simboli e soggettività culturali – mi ha raccontato Gaia. Tarantina rappresenta tantissime cose, e io ho deciso di farmi accompagnare da Alfonso De Angelis, in arte Trallalla’, a prendere un mazzo di fiori e sono andata nel suo basso. Ero un po’ spaventata inizialmente. Appena mi sono seduta, lei mi ha accolto e mi ha raccontato un po’ della sua vita, dei suoi legami con Fellini e tante altre cose bellissime, inclusi i segreti che tiene nascosti in quel basso, come ricordi e altre cose.
Poi Alfonso ha notato che forse quell’incontro aveva bisogno di una maggiore intimità e ci ha lasciato da sole. E lì le ho fatto ascoltare per la prima volta la mia canzone. È stata in silenzio tutto il tempo, il che mi preoccupava tantissimo, perché avevo paura che non potesse riconoscersi nel lavoro. Invece, è stata molto contenta, mi ha guardato e ha detto che lei vedeva tanto l’acqua, vedeva la purezza in quella canzone, e ha suggerito di inserire il battesimo nel video. Quindi, il video di Tarantina, diciamo, è stato codiretto con Tarantina a questo punto, poiché ha suggerito questo battesimo.
È stato molto bello perché è una persona molto anziana, ma ha un’ingenuità di fondo che ricorda veramente una bambina. Queste parti adulto-bambino si sono anche miscelate, no. Parla della dualità, e questa dualità si rincorre in tutti i brani, anche in questo, dove io, tra virgolette, ero la bambina e lei l’adulta, ma i ruoli si scambiano di continuo”.
Se non conoscete la storia di Tarantina, vi consiglio di dare uno sguardo a questo articolo.
Quelle di DADA’, quindi, non sono canzoni semplicissime da capire a primo impatto, ma hanno un grande potere evocativo che ti trascina dritto nel cuore del centro storico di Napoli, ti accompagnano per mano tra vicoli, suoni, storie e personaggi diventati quasi delle celebrities nel loro piccolo grande mondo.
Le carte in regola per diventare un nuovo punto di riferimento per la musica napoletana e non solo ci sono tutte.