Gianluca Grignani torna sul palco di Sanremo con “Quando ti manca il fiato”, brano nato dalle lezioni imparate dai propri errori, dalle sofferenze e dai silenzi legati alla solitudine.
Una canzone autobiografica, certo, all’interno della quale ognuno può trovare una parte di sé.
In occasione del suo ritorno all’Ariston – dove ha trionfato con “Destinazione Paradiso” – ho scambiato due chiacchiere con lui.
L’INTERVISTA A GIANLUCA GRIGNANI
“Quando ti manca il fiato” è il brano che presenterai a Sanremo. Qual è la genesi di questo brano e il messaggio che porta con sé?
Questa chiamata risale a una decina di anni fa, da quel momento quella canzone ha cominciato a prendere corpo. Oggi è la canzone giusta. Non ha un messaggio ma credo che chiunque possa trovare qualcosa di se stesso al suo interno.
“Ho provato ad essere come tu mi vuoi / Tanto che sai in fondo cambierei /Ma son fatto troppo, troppo a modo mio / Prova ad esser tu quel che non sei!”. In un mondo che assomiglia sempre più a una fabbrica di plastica, quali sono le riflessioni che accompagnano la rilettura di questo testo a ventisei anni dall’uscita del disco?
Non cambia niente, parlava della discografia e di conseguenza del marketing. Adesso i brand usano la musica, ma è la musica invece che deve imparare a sfruttare il marketing. Questa è la differenza che avverrà.
Sono un esistenzialista, credo molto nelle nuove generazioni e per me quello che viene detto su di loro è errato; quello che dico sempre è che loro sono gli unici che non usano lo stereotipo “amor suo, vita mia”, loro
non hanno questo problema, sono tutti collegati e hanno molto meno problemi in questo senso.
Quindi il futuro è degli esistenzialisti, di chi ha capacità umane.
Facciamo un ulteriore salto nel tempo: c’è un ricordo particolare legato al tuo primo Sanremo, quando hai sorpreso tutti con “Destinazione Paradiso”? Quali furono le fonti d’ispirazione per la scrittura di questa canzone?
L’idea del testo nasceva da “Stairway to Heaven”, è una canzone con una visione di liberazione ma non parla di suicidio come qualcuno aveva detto all’epoca.
L’attacco si ispira a “Through the Barricades” degli Spandau Ballet.
Ero seduto nel garage nella quale vivevo prima di andare a Sanremo, c’era una sedia a dondolo e prima di uscire per far sentire i brani ad una persona con la quale lavoravo l’ho scritta al volo, l’ho segnata e poi è andata avanti.
A questo indirizzo potete leggere il testo di “Quando ti manca il fiato”.
A Giulia Orsi e Gianluca Grignani va un sentito ringraziamento.
Intervista di Corrado Parlati