Achille Lauro porta sul palco la genesi di una SUPERSTAR
Uno show studiato nei minimi dettagli, diviso in cinque quadri – ognuno portatore di un messaggio a sé stante – che raccontano una storia in musica: quella di un ragazzino nato in una famiglia borghese e scappato ai margini della periferia più estrema, che negli anni si è imposto come uno dei migliori artisti della sua generazione, sospeso tra innovazione e tradizione.
Il vero interrogativo iniziale riguardava la scaletta: come avrebbe amalgamato le sonorità delle canzoni in scaletta un artista che, nel corso degli anni, ha cambiato pelle innumerevoli volte, confrontandosi con i ruggenti anni ‘20 e il non meno infuocato 1969, l’hip hop, la trap più modaiola e gli indimenticabili anni ‘90?
Per l’occasione, mister De Marinis ha scelto di affiancare alla sua band la Magna Grecia Orchestra, arrangiando i brani in una nuova chiave elettro-sinfonica energica, aggressiva, punk.
Si inizia alle 21:50, dopo un lungo deejay set di apertura: Achille Lauro sale sul palco con un gilet di pelle e pantaloni scuri, portando con sé i disagi e le sensazioni della generazione X, che rifiuta le precedenti ma anche la propria.
Dopo circa un’ora di spettacolo, arriva il momento dell’Orchestra Magna Grecia, che sale sul palco per affiancare la band. Inizia così il set con “Bam Bam Twist”, introdotta da un’atmosfera jazzistica creata dall’orchestra: Lauro torna sul palco con la tuta dorata aderente molto simile a quella vista sul palco dell’Ariston, l’Arena è un’esplosione di energia.
Se i successi come “Rolls Royce” sono i brani accolti con maggior calore dal pubblico, i momenti più belli dello spettacolo sono quelli in cui Lauro mette in mostra le sue fragilità e la sua sensibilità da songwriter: “Sedici marzo” è un grido di dolore al termine di un amore tormentato che arriva con un impatto devastante, il “Salvami te” cantato durante “Siamo noi” è un tuffo nel mondo della periferia dei primi anni di carriera, che si evolve fino al successivo ricordo degli amici andati via troppo presto.
Sulle note di “Scusa” e “C’est la vie” si chiude la serata, ma soprattutto si chiude il cerchio. Ora non resta che scoprire – una volta terminato il giro d’Italia della carovana guidata da Achille Lauro – quale sarà la sua ennesima nuova pelle artistica.
Corrado Parlati