Dopo sette anni, Vasco Rossi torna a Napoli per calare il suo personalissimo poker negli stadi. C’era stato nel 2015, l’ultima volta, quando aveva riaperto lo stadio – che all’epoca non portava ancora il nome di Diego Armando Maradona – al rock dopo un decennio di chiusura.

Che non sarebbe stato un concerto come gli altri, quello tenutosi nel primo stadio tra quelli scelti per il Vasco Live 2022, il rocker di Zocca lo sapeva benissimo. A poco più di ventiquattro ore dall’inizio del concerto, infatti, Vasco ha scritto sui suoi canali social: “Quando i napoletani cominciano a cantare.. praticamente tu ti puoi fermare… perché cantano da Dio. Era il San Paolo, adesso è lo stadio intitolato al grande Diego Armando Maradona. E io sono ancora più onorato. Ho sempre avuto un grande affetto e una grande stima per Diego come calciatore e anche come uomo”

Alle 21:20 in punto, dopo l’open act che ha visto protagonisti i Toolbar e The Rumpled – due band molto interessanti, soprattutto la prima, arrivate sul palco dopo essere passati per l’Euregio – e Alteria di Virgin Radio – una vera e propria forza della natura, con il suo set in pieno rock ‘n’ roll – si spengono le luci e inizia lo spettacolo.

L’Astronave Vasco parte mostrando tutta la sua potenza al Maradona: l’XI comandamento è un grido rabbioso contro l’ignoranza e l’arroganza che caratterizzano quest’epoca, mentre l’uomo più semplice è un invito a cogliere l’attimo, perché oggi siamo vivi, domani chi lo sa, mentre “Ti prendo e ti porto via” è una vera e propria esplosione di gioia. Dopo aver mostrato i muscoli, però, Vasco – con i suoi occhi azzurri lucidi dall’emozione – porta sul palco tutte le sue fragilità e si carica sulle spalle quella della sua generazione di sconvolti, sospesa tra l’equilibrio mentale e un volo sull’inferno, con “Se ti potessi dire” e “Senza parole”.

Il momento anni ’80 è perfetto per liberare tutta l’energia della sezione fiati, che aggiunge una vena funky a “Amore… aiuto” e “… muoviti”. È sulle note di “Un senso” che ci si rende conto di essere parte di un evento che coinvolge almeno tre generazioni diverse, ognuna con il suo vissuto, i suoi turbamenti, le proprie emozioni, che s’abbracciano per diventare tutt’uno con il Kom. La scaletta è un vortice di successi, come “Siamo solo noi”, “Sally”, “… Stupendo”, “… Delusa”, “Senza parole”, che si intrecciano con brani tratti dall’ultimo album che, dal vivo, hanno una resa davvero potente.

Volano i reggiseni su “Rewind”, esplode la rabbia con “C’è chi dice no” e “Gli spari sopra”, ma la vera chicca della scaletta è “Toffee”, riproposta nel suo arrangiamento originale con uno straziante assolo di sax.

Da sottolineare la bellezza degli interludi, che danno spazio a ogni singolo componente di una band di altissimo livello, capitanata da Vince Pastano, nelle vesti di chitarrista e direttore artistico, Stef Burns, che riempie di magia ogni tocco sul manico della chitarra, Andrea Torresani al basso, Matt Laug alla batteria, Alberto Rocchetti e Frank Nemola alle tastiere e ai cori, ma soprattutto una straordinaria Beatrice Antolini, polistrumentista che si divide tra percussioni, piano e cori. La band, per dare un tocco più vicino al sound anni ’80, è stata impreziosita dalla presenza di Andrea Ferrario al Sax, Tiziano Bianchi alla tromba e Roberto Solimando al trombone. Le sonorità più tendenti all’hard rock, che caratterizzano il repertorio più recente di Vasco, si sposano alla perfezione con quelle degli inizi della sua carriera, creando un mix esplosivo.

Sul finale, torna sul palco nelle vesti di guest star anche Claudio Golinelli, che sembra aver definitivamente ritrovato la forma migliore dopo un periodo costellato da seri problemi di salute. Non manca uno sguardo su quanto sta accadendo a poche migliaia di kilometri dal Maradona, con un grido contro la guerra che unisce le migliaia di anime presenti.

Sulle note di Vita spericolata, Canzone – dedicata a tutti quelli che sono andati via prima del tempo – Albachiara si chiude la prima notte negli stadi del Vasco Live 2022. Una notte ricca di emozioni. Una notte che solo un rocker può regalare.

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