È stato necessario attendere qualche giorno in più del previsto per poter vedere in scena a Napoli i Litfiba con “L’ultimo girone” per due indimenticabili serate.

Come ogni storia che si rispetti, è giusto che venga raccontata dall’inizio, ed è così che alle 21:00 in punto si abbassano le luci e partono le note di “Eroi nel vento”, brano dal forte impatto emotivo con cui si apre “Desaparecido”, che porta con l’immaginazione gli spettatori tra le mura di una cantina di Via de’ Bardi a Firenze.

Sullo sfondo, una scenografia composta da quattro croci – una per ogni decennio d’attività della band – che sono “molto più forti delle Z disegnate sui carrarmati del fottuto Putin“, sottolinea dal palco Piero Pelù.

Per l’occasione, sul palco con Pelù e Ghigo c’è una band tanto minimal quanto potente: completano la squadra, infatti, Fabrizio Simoncioni alle tastiere, Dado Neri al Basso e Luca Martelli alla batteria.

Il frontman ha smaltito gli ultimi postumi di una bronchite che l’aveva costretto a fermarsi ai box dopo il debutto di Padova, è scatenato come non mai. Non ci si ferma un attimo, in un infinito turbinio di emozioni: la scaletta abbraccia l’intero repertorio della band, spaziando dalla fase new wave degli anni ottanta ai singoli che hanno dominato le classifiche del decennio successivo, fino a fare una breve ma intensa incursione nel repertorio del nuovo millennio.

Si passa dall’energia di “Tex” – accolta con una vera e propria ovazione dal pubblico, dopo il riferimento a tutte le basi militari, compresa quella giacente a pochi chilometri dalla Casa della Musica – a “Dimmi il nome”, dedicata a chi combatte le mafie e alle vittime innocenti della malavita organizzata. Non mancano continui riferimenti all’attualità, con “Bella ciao”, cantata in coro con il pubblico, che spiana la strada a una quanto mai attuale “Sparami“.

Da brividi “Il volo“, dedicata a Ringo De Palma ed Erriquez – compagni di viaggio che non ci sono più -, sorprende il nuovo arrangiamento de “Il mio corpo che cambia”, che viene presentata con un vestito finalmente capace di supportarne la profondità del testo.

La prima parte dello spettacolo – dopo le super hit Spirito e Regina di cuori, conclusa senza alcuno scapezzolamento, segno dei tempi che cambiano – si conclude con la pazzesca energia di “Ritmo #2“, “Barcollo“, “Gioconda” – che con la sua ironia è uno dei manifesti della produzione del gruppo di inizio anni ’90 -, “Buon viaggio (Lacio drom)” e “Cangaceiro“.

Pelù si scatena, il pubblico – eterogeneo come poche volte mi è capitato di vedere a un concerto, indice di quanto i Litfiba siano capaci di abbracciare generazioni diverse grazie a una produzione musicale spaventosa – si alterna tra momenti di gioia totale e fasi di commozione, si poga e si piange, si riflette su quanto sta accadendo a poche centinaia di kilometri dalla festa.

Dopo qualche minuto di pausa, la band torna sul palco per eseguire “Pioggia di luce“, che introduce “Lulù e Marlene” – dedicata a chi da due mesi vive nei rifugi sotterranei a Mariupol, con il verso finale cambiato in “La pace è l’unica vittoria“, in riferimento a “Il mio nome è mai più”. Arriva così il momento di infiammare l’Arena partenopea per un’ultima volta con “Proibito” ed “El Diablo“, che mandano in estasi gli spettatori, che non attendevano altro che una serata in cui poter liberare, finalmente, il proprio spirito.

Que viva el bandido Litfiba, siempre. 

LA SCALETTA

Eroi nel vento

Tex

La preda

Dimmi il nome

L’impossibile

Apapaia

Bella ciao

Sparami

Istanbul

Il volo

Fata Morgana

Spirito

Regina di cuori

Il mio corpo che cambia

Ci sei solo tu

Ritmo 2#

Barcollo

Gioconda

Lacio drom (Buon viaggio)

Cangaceiro

Bis:

Pioggia di luce

Lulù e Marlene

Proibito

El diablo

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