“Voglio Amarti” – brano con cui Iva Zanicchi si è presentata alla settantaduesima edizione del Festival di Sanremo – racconta dell’Amore, quello che ci cambia la vita, quello che ci fa sentire vivi e che non conosce limite alcuno.
Per rispondere alle domande dei giornalisti, l’artista ha tenuto una conferenza stampa in modalità telematica. Ha dato qualche anticipazione sul suo nuovo album di inediti – che uscirà nel corso della prossima settimana e si intitolerà “Gargana“, una parola dialettale che vuol dire bella voce – e ha rivelato di aver scelto “Canzone” nella versione di Milva per omaggiare una sua collega tanto amata anche dalla madre.
Non sono mancate, ovviamente, battute relative al FantaSanremo, vero e proprio fenomeno social di questa settimana.
Nel corso dell’incontro, ho avuto la possibilità di rivolgere due domande a Iva Zanicchi.
Qual è lo stimolo che l’ha spinta a tornare a Sanremo? C’è un ricordo in particolare delle precedenti edizioni che vuole raccontarci?
Lo stimolo è sempre quello. Ho un disco che ho realizzato dopo tanti, quale può essere il veicolo promozionale se non Sanremo? Nessun’altra manifestazione ti può dare questo.
Episodi su Sanremo ce ne sono tantissimi. Al primo Festival che ho fatto, arrivavo piena di speranze, venivo da un blues ed ero la rivelazione dell’anno.
Ero terrorizzata, vedevo tutti i cantanti famosi e andavo a chiedere loro l’autografo. Ricordo che c’era un’infermiera sempre dietro le quinte, prima di entrare in scena, e disse “dobbiamo fare un’iniezione a questa ragazza” perché mi si era bloccato tutto, non riuscivo a camminare.
Prima di entrare in scena, non ho sentito la musica, ho fatto una bella velata, sono scoppiata a piangere. Mi hanno sbattuto fuori ed è stata dura risalire. Questo è stato il ricordo più brutto, insieme all’anno del 1967, che è stato terribile per la morte di Tenco. Fu un anno orribile per tutti.
A Paola Ferro va un sentito ringraziamento per la disponibilità.