Tito Jackson ha pubblicato qualche mese fa il suo nuovo album “Under Your Spell”, che potete ascoltare qui su Spotify.
Un album realizzato alla vecchia maniera, con tutti gli strumenti suonati dal vivo, senza alcun artefatto elettronico, sospeso tra il blues e le ambientazioni più tipiche della Motown, che possiamo ad esempio ritrovare in “Wheels keep turning”, che apre il disco.
Per l’occasione, Tito Jackson è stato raggiunto da artisti del calibro di Stevie Wonder, Joe Bonamassa, Claudette King, George Benson e suo fratello Marlon Jackson.
Il featuring che più di tutti impreziosisce il disco, però, è quello con Claudette King, figlia del leggendario BB King, che ha prestato la sua voce per la cover di “Rock me baby”, cover di un successo strepitoso di suo padre datato 1964.
Per presentare il suo nuovo album e parlare della leggenda dei Jackson 5 e dei suoi ricordi di suo fratello Michael e BB King, ho fatto una chiacchierata con lui.
LA VIDEO INTERVISTA A TITO JACKSON
“Under your spell” è il tuo nuovo album da solista. Vuoi presentare ai nostri lettori il tuo ultimo lavoro?
Ho da poco inciso “Under your spell” e ho invitato alcuni amici come Stevie Wonder, George Benson, Eddie Levert – lead vocalist dei The O’Jays -, Claudette King, mio fratello Marlon Jackson e Kenny Mill a prendere parte alle registrazioni e ai video.
Il primo singolo è stato Love One Another – che potete ascoltare cliccando qui, ndr – e il video di questa canzone inizia con una dichiarazione di mia madre, poi ci sono cameos di star come mia sorella Janet e mio fratello Jermaine, le Kardashian, Magic Johnson, Tyson Fury… insomma, tantissime star. Adoro il messaggio di questa canzone.
Quanto è stata forte, per Love One Another, l’influenza del Black Lives Matter?
Va oltre il Black Lives Matter. Parla dell’amore che dovremmo avere per tutti, che tu sia bianco, nero, rosso, giallo o di qualsiasi altro colore.
Abbiamo bisogno di diffondere l’amore e questo mi ha messo nel mood di scrivere una canzone del genere e in quel momento.
Anche ciò che è accaduto all’inizio dell’anno, con l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti, la questione George Floyd, insieme a tantissime altre situazioni simili.
È questo ciò che mi ha spinto a scrivere questa canzone, senza una sola direzione precisa nella mia mente.
Nel disco, è presente anche un featuring con Claudette King. C’è un ricordo particolare legato a BB King che vuoi raccontarci?
BB King era venuto nel mio quartiere per esibirsi, sono andato allo spettacolo e ho iniziato a notare tantissime persone con la propria chitarra in mano.
Così ho chiesto a un mio amico come mai avessero portato le chitarre e mi ha spiegato che, durante lo show, era prevista una parte in cui gli spettatori che avessero portato una chitarra da casa avrebbero potuto suonare con lui.
Abitavo a meno di un quarto d’ora dalla location del concerto, così sono corso a prendere la mia ma, quando sono tornato, quella parte dello show era appena terminata.
Così, la volta successiva – quando sono andato a vederlo con mia madre, una sua grandissima fan – ho portato con me la mia chitarra, ma stavolta non era prevista quella sezione dello spettacolo. Quando sono entrato nel backstage, me l’ha autografata, e ora è uno dei miei tesori.
Com’è andata la tua prima audizione con i Jackson 5 alla Motown?
Credo che in quel periodo fossimo a New York – ovviamente la Motown ha sede a Detroit – ed eravamo all’Apollo Theatre per una serie di spettacoli.
Avremmo dovuto partecipare a uno show televisivo – credo fosse il David Frost Show – quando abbiamo ricevuto una chiamata da parte della Motown, che voleva che andassimo a fare un’audizione.
Ci siamo trovati a dover scegliere: io avrei preferito fare lo show in TV – perché credevo che così ci avrebbe visto tutta la nazione e non soltanto il Berry Gordy – mentre i miei fratelli decisero per il provino con la casa discografica.
Amavano la Motown, avevano imparato tutte le canzoni a memoria, erano davvero entusiasti.
Berry Gordy – fondatore dell’etichetta, ndr – era lì e il personale ci ha portato in questa stanza con i microfoni e l’attrezzatura impostata con tutto il necessario per l’audizione.
Gordy era nell’angolo con Suzanne de Passe e noi cercavamo a tutti i costi di cogliere una sua espressione, di capire se stesse muovendo il piede a tempo, schioccando il dito o cose del genere, ma nulla: era impassibile.
Quando abbiamo finito il nostro ultimo pezzo, si è avvicinato a noi a passo lento e ci ha detto: “molto bene, ragazzi. Porterò le vostre prime tre registrazioni alla prima posizione”.
Eravamo eccitatissimi. Poi ci disse: “Sto organizzando un party per Diana Ross, a casa mia, domani sera. Voglio che veniate e suoniate”.
Quindi siamo andati e ci siamo esibiti davanti a celebrità come Diana Ross, Marvin Gaye, i Temptations, i Four Tops.
Quello è stato il nostro vero primo test.
A Tito Jackson e Steve Hart va un sincero ringraziamento.
Intervista a cura di Corrado Parlati
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