Il tongue and lips è, probabilmente, il simbolo più potente e duraturo della storia del rock. I Rolling Stones l’hanno lanciato esattamente 50 anni fa, inserendolo per la prima volta nell’inner sleeve di quel capolavoro che è stato Sticky Fingers.

Un disegno ceduto da un giovane studente del collegio delle arti londinese per sole cinquanta sterline, a cui se ne aggiungeranno altre 25mila per i diritti e, soprattutto, un posto di diritto nella storia del rock.

In questi giorni, ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con John Pasche, il designer che ha dato vita a questo iconico simbolo.

IL PRIMO INCONTRO CON MICK JAGGER E LA STORIA DEL LOGO DEI ROLLING STONES

Cosa ti ha avvicinato al design? C’è stato un momento, magari nel corso della tua infanzia, in cui hai pensato che saresti diventato un designer?

Da bambino visitavo spesso la casa dei miei nonni e rimanevo affascinato da diversi piatti dipinti da Clarice Cliff appesi al muro con motivi geometrici di colori vivaci.

Partecipai anche a concorsi di pittura trovati sui giornali dove dovevo colorare disegni, di solito paesaggi, e fortunatamente riuscii a vincere diverse scatole di cioccolatini.

Dal 1967 al 1970 hai frequentato il Royal College of Art di Londra. Quanto ti ha influenzato da un punto di vista artistico? Com’era la tua giornata tipo da designer, in quel periodo a Londra?

Ho apprezzato tantissimo il tempo trascorso al Royal College of Art, che mi ha dato il tempo di crescere come designer.

Durante l’ultimo anno, ho avuto la commissione di disegnare il poster per il tour europeo del 1970 dei Rolling Stones e, durante il briefing, ho incontrato Mick per la prima volta.

Mentre lavoravo all’artwork del poster, il mio compagno di studi di design, George Hardie, stava creando l’artwork per la copertina di “Dark Side of the Moon” – quindi tutto stava accadendo in quel momento.

50 anni fa, i Rolling Stones hanno utilizzato per la prima volta l’iconico tongue and lips logo. Qual è stata l’ispirazione che ti ha portato a disegnare questo logo? Qual era il messaggio che volevi trasmettere con esso?

La “scintilla” che ha portato al design del logo è scattata durante un incontro con Mick, a casa sua, quando mi ha mostrato un’immagine della dea indiana “Kali”.

Ho ripreso la sua lingua appuntita e ho pensato che una lingua sporgente sarebbe stata una grande immagine per l’anti-autorità e quindi per gli Stones.

Ricordi il tuo primo incontro con Mick Jagger?

Il primo incontro con Mick è stato da studente per parlare del loro poster del tour del 1970. Abbiamo parlato di vari stili grafici e abbiamo scoperto che a entrambi piaceva lo stesso genere di cose.

L’ho trovato molto ben informato sulla grafica e sulla fotografia – anche molto sicuro di ciò che gli piaceva e non gli piaceva e ciò l’ha reso un grande cliente con cui lavorare.

LA STORIA DI JOHN PASCHE ALLA GULL GRAPHICS E AL SOUTH BANK CENTER

Tra il 1974 e il 1977 hai gestito la Gull Graphics e, in seguito, hai lavorato con Paul McCartney, The Who, The Stranglers e Dr. Feelgood. C’è un ricordo particolare di quel periodo che ci vuoi raccontarci?

Ho lavorato a diverse copertine e poster per The Stranglers nel periodo in cui ero art director alla United Artists Records e ho ricevuto una piccola sorpresa quando sono tornato in ufficio dopo un giorno di riposo.John Pasche south bank center

La porta del mio ufficio era andata completamente in frantumi e penzolava dai cardini. Ho scoperto che erano venuti a trovarmi il ​​giorno in cui ero fuori e, siccome non c’ero, avevano sfogato la loro rabbia sulla porta del mio ufficio.

In seguito siamo riusciti a rimanere amici e hanno pagato per riparare la porta.

Sei stato Creative Director al South Bank Center dal 1994 al 2005. C’è un progetto che hai realizzato durante quella fase della tua carriera di cui sei particolarmente orgoglioso?

Quando lavoravo al South Bank Centre, uno dei miei compiti era cercare di incoraggiare un pubblico più giovane a partecipare ai numerosi concerti di musica classica.

Il pubblico abituale tendeva ad essere di età più avanzata e doveva essere ampliato a un gruppo di età più vasto. Così ho commissionato alcune fotografie in bianco e nero, usando nudi che avessero una relazione visiva con strumenti musicali, e un’altra sessione usando strumenti come oggetti di gioielleria.

Tutto questo era molto diverso dalle immagini precedenti, che erano cose come un busto di Beethoven e così via.

A John Pasche va un sincero ringraziamento

Intervista a cura di Corrado Parlati

Sempre sui Rolling Stones, puoi leggere gli approfondimenti dedicati a Blue&Lonesome  ed Exile on Main Street

Al logo dei Rolling Stones, inoltre, anche ilPost ha dedicato questo articolo di approfondimento e sul canale YouTube del Victoria and Albert Museum è possibile vedere una bella videointervista all’autore del logo

 

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