I Please Diana sono tornati sulle scene con “Aria pt. 8”.

Per presentare il loro nuovo singolo e raccontare la loro storia, nata tra i banchi di scuola, noi di MentiSommerse.it li abbiamo intervistati.

I Please Diana nascono tra i banchi d’un liceo, dall’esigenza di suonare insieme. C’è un aneddoto legato alla nascita del gruppo che volete raccontarci?

Federico: “Forse non ci crederete, ma nel lontano 2011 Assisi (e dintorni) era caratterizzata da una ricca e fervente scena musicale giovane e alternativa. E durante improbabili serate in situazioni del tutto improvvisate, finivi per conoscere e fare amicizia con tanti musicisti che poi puntualmente ti rendevi conto frequentassero il tuo stesso liceo.

E così è andata a finire che io e Alessandro chiedessimo a Marco, al tempo considerato in zona il guru della chitarra elettrica, di provare a scrivere e suonare qualcosa insieme. Lui accettò di buon grado la proposta, tirando fuori dal cassetto e facendoci sentire dei vecchi provini che lui stesso aveva registrato poco tempo prima.

Belli, se non fosse che per inserire una melodia vocale nella registrazione  aveva cantato in uno strano fake english che ci lasciò abbastanza perplessi.

Per fortuna, poco tempo dopo Gloria si unì a noi, e quel provino rimase solo un lontano ricordo”. 

“Aria pt. 8” è il vostro nuovo singolo. Com’è nato questo brano?

Federico: “Questo brano rappresenta per noi una sorta di capitolo finale della storia di Pollyanna, ossia il nostro ultimo album che sfortunatamente uscì poco più di un mese prima dall’inizio della pandemia.

Durante i mesi del lockdown quindi abbiamo sentito la necessità di scrivere qualcosa che fosse ancora legato alla storia raccontata in Pollyanna, ma che ci proiettasse però verso qualcosa di nuovo anche in termini di sonorità. Il percorso non è stato ovviamente semplice né immediato, ma alla fine siamo riusciti a tirare fuori qualcosa che ci ha pienamente soddisfatto”. 

Per questo singolo, avete puntato su sonorità più cantautorali rispetto alla rock attitude che vi caratterizza. Quali sono stati, nel corso degli anni, gli artisti che hanno maggiormente influenzato il vostro gusto musicale e perché?

Federico: “Ciascuno di noi ha dei gusti musicali per certi aspetti molto differenti, ma che da sempre sono riusciti a trovare anche molti punti di contatto.

Il gruppo che ci ha però più di tutti messo d’accordo sin dall’inizio sono i Biffy Clyro, tanto che spesso siamo finiti per andare a vederli live insieme ogni volta che hanno suonato in Italia. La loro attitudine live e la loro capacità di scrivere canzoni estremamente curate in ogni particolare ci ha da sempre colpito ed è stata fonte di grande ispirazione”. 

Prima della pandemia, avete pubblicato “Pollyanna”, un concept album dedicato all’incomunicabilità. Qual è la storia che vi ha ispirato per la produzione di questo disco?

Marco: “Ogni volta che lavoriamo ad un nuovo album ci poniamo un obiettivo a livello tematico che poi cerchiamo di rappresentare testualmente o semplicemente da un punto di vista musicale.

In questo caso siamo partiti col cercare di realizzare qualcosa che ci caratterizzasse fortemente. Quello che è venuto fuori da questo brainstorming è che la musica (ed in particolare la composizione) è tutto un gioco di compromessi e di comunicazione tra i partecipanti.

Continuando ad analizzare questo tema ci siamo resi conto che le incomprensioni e l’incomunicabilità sono presenti in tutto ciò che ci circonda. Da qui poi abbiamo approfondito la questione e ci siamo lasciati trasportare dalla fantasia e dai dati raccolti.

Tra questi, Gloria, la nostra cantante, (autrice di quasi tutti i testi della band) rimase molto colpita dalla sindrome di Pollyanna, secondo la quale si tende a soffocare le notizie negative per vedere esclusivamente il lato positivo delle cose”.

Com’è nata l’idea di un concept album in un periodo storico in cui la musica viene sempre più fruita sotto forma di brano singolo?

Marco: “L’idea parte dall’approccio più spontaneo che possa esistere. Ogni album cerchiamo sempre di capire se i nostri gusti musicali possono scendere a patti con il “sound” o il “mood” che troviamo nella musica odierna.

In questo caso dopo vari tentativi, tutti finiti inevitabilmente nel cestino, ci siamo resi conto che lo scendere a patti non fosse la soluzione giusta per noi in quel momento storico. Sentivamo il bisogno di scrivere liberamente, senza dei paletti che limitassero il genere della nostra musica o le durate delle canzoni.

Essendo poi io un appassionato di musica progressive rock anni ‘70 la mia mente è andata subito in quella direzione prendendo spunto da grandi album che attraverso le singole canzoni raccontano una storia divisa in capitoli”

Cosa c’è nel futuro dei Please Diana?

Federico: “Nonostante il brutto periodo passato durante la pandemia, abbiamo ancora tanta voglia di farci sentire e di far uscire cose nuove. Stiamo infatti lavorando a dei nuovi brani che, come Aria pt.8, rappresentano sicuramente una evoluzione del nostro suono e anche una nostra crescita personale. Sicuramente, non appena ci sentiremo pronti, torneremo in studio a registrare”.

Ai Please Diana e Arianna Galli di Parole e Dintorni va un sentito ringraziamento

Corrado Parlati

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