Ligabue serie TVOggi ho avuto l’onore di partecipare via web alla conferenza stampa di presentazione di “È andata così”, la serie TV dedicata ai trent’anni di carriera di Ligabue, disponibile da domani su RAI Play.

Da un parcheggio di un supermercato ai leggendari concerti a Campovolo, passando per dischi di platino, crisi personali, emozioni, racconti, ricordi.

Un progetto intrigante, composto da sette puntate per sette temi diversi, in cui Liga è stato affiancato da Stefano Accorsi, che ha già indossato i panni di Freccia e Riko.

Ecco il meglio della conferenza stampa:

L’AMICIZIA TRA LIGABUE E STEFANO ACCORSI

“Con Stefano c’è un’amicizia di vecchia data, ma soprattutto è uno che sa cazzeggiare. Mi piaceva che ci fosse anche una parte più sdrammatizzante e umoristica. Da una parte fa il deejay, che racconta gli avvenimenti che stanno capitando, dall’altro è il complice che fa le domande, dall’altra ancora abbiamo un po’ sbracato”.

È ANDATA COSI’: LE ANTICIPAZIONI SULLE SETTE PUNTATE

“Vengo da una scuola di pensiero tutta mia, che è che le canzoni dovrebbero saper parlare da sole.

Poi mi sono reso conto che mi sono raccontato così tanto con le canzoni, tanto che una delle puntate si chiama “Parlaci di te” e smentisce un po’ uno dei tre o quattro aggettivi che mi riguardano, tra cui c’è sicuramente “riservato”.

La prima puntata racconta gli esordi, con molto materiale inedito, la seconda – intitolata “Boom” – parla dell’esplosione nella seconda metà degli anni 90.

La quarta è chiamata “Facci un po’ vedere”, in cui si parla dei miei tre film, la quinta è dedicata alle mie tre grandi crisi professionali – una di queste è stata il momento in cui avevo deciso di ritirarmi – e si parla dei perché.

La sesta si chiama “centomila storie” e parla del mio rapporto con il pubblico e del momento in cui ho avuto la possibilità di approfondirne le storie, mentre l’ultima racconta le storie e le anime dei posti in cui abbiamo suonato e di cosa abbia voluto dire suonare in quei posti.”

TRENT’ANNI IN UNA SERIE TV: UN PROGETTO… GROSSO

Il primo aggettivo che mi viene in mente è grosso, perché è tanta la roba che ci è finita dentro. Ci sono molte testimonianze di ospiti che hanno commentato molto carinamente anche i processi psicologici che portano a scrivere certe cose.

Come mi sono sentito a farlo?

Mi sono sentito a mio agio, perché mi sono ritrovato davanti a una troupe sapendo grosso modo quello che avremmo raccontato, sapendo già di cosa avrei dovuto parlare e facendolo con un amico. Credo che Stefano abbia avuto modo attraverso questa cosa di sapere molte più cose di me di quanto non sapesse prima e si è creata questa condizione che ci ha concesso di ottenere questo risultato

Anche in un progetto di 300 minuti mancano diverse cose. Un esempio: nel 2020 è uscita una raccolta dei miei 77 singoli, non ci stanno tutti qua dentro. Se qualcuno cerca di mettere la propria vita in un libro, non può mai metterla tutta, si va sempre per sommi capitoli.

LA STELLA POLARE DI LIGABUE

La stella polare è sempre stata una: non potevo rinunciare a fare concerti. Gli aspetti positivi del successo sono tanti, quindi mai lamentarsi del brodo grasso, come si dice dalle mie parti, ma a seconda delle sensibilità il successo può essere vissuta in maniera disturbante.

Se c’è stata una cosa che ha fatto sì che l’ago della bilancia pendesse sempre dalla parte buona, è stata la possibilità di fare concerti e di godere del pubblico, del mio spettacolo personale che credo sia migliore di quello che io offro a loro.

LE TRE CRISI ARTISTICHE DI LIGABUE

È chiaro che raccontare le proprie crisi non è popolarissimo farlo, non ti porta a casa i punti.

La prima crisi è stata quella del terzo album – Sopravvissuti e sopravviventi, ndr – che, dopo la partenza fulminante dei primi due anni, sembrava aver fatto sparire il pubblico.

La seconda è stata personale, in cui mi ci sono trovato alla fine degli anni ’90, e per uscirne ho dovuto fare un album come miss mondo in cui ho raccontato che il successo possa avere delle parti oscure. 

La terza è legata al periodo di “Made in Italy”, perché mi sono trovato in un progetto articolato come un concept album – nel 2016 – e un film. Mi sono trovato a dare voce un’altra figura come quella di Riko e mi sono trovato a perdere la mia voce per un polipo alle corde vocali, facendo un’operazione e spostando i concerti, con la sensazione che la mia voce non sarebbe stata quella di prima.

LUCIANO TRA TV E FUTURO

Con la TV ho un rapporto stretto, ne guardo tanta, parecchie serie. Facendo attività fisica di tapis roulant tutti i giorni, diventa il momento perfetto. Non posso spoilerare la chiusura di questa serie, ma c’è una promessa sul finale che ci scambiamo io e Stefano sui nostri progetti futuri.

Non ci resta che attendere l’uscita della prima puntata.

Intanto, se volete fare un tuffo nella storia di Ligabue, potete leggere questo speciale con le testimonianze dirette di chi era al suo fianco nel periodo che ha preceduto l’uscita di Balliamo sul mondo, oppure rivedere questa diretta – l’ultima intervista con i Clan Destino al completo – in cui abbiamo analizzato i primi tre album del rocker di Correggio.

Corrado Parlati

 

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