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Matteo Macchioni è da poco tornato sulle scene con “Quel grande albero”, ispirato alle esperienze della sua infanzia.

Dopo la sua prima esperienza come primo tenore ufficiale ad Amici di Maria De Filippi nel 2009, l’arista modenese ha calcato i palcoscenici di alcuni fra i più prestigiosi Teatri d’Opera e sale da concerto del mondo, tra i quali il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Parma, il Teatro del Bicentenario di León in Messico, l’Opera di Lipsia in Germania, la Royal Opera di Copenaghen in Danimarca, la Welsh National Opera di Cardiff in Gran Bretagna, la Grand Concert Hall del Conservatorio Statale di Musica “P. I. Čajkovskij” e la International House Of Music di Mosca, l’Auditorium Parco della Musica di Roma e molti altri.

Per presentare il brano e ripercorrere le tappe più importanti della sua carriera, noi di MentiSommerse.it l’abbiamo intervistato.

“Quel Grande Albero” è il tuo nuovo brano. Qual è la fonte d’ispirazione che ha portato alla nascita di questa canzone?

Durante il periodo di lockdown ho avuto modo di guardarmi indietro e fare un tuffo nella mia infanzia e adolescenza. Da queste esperienze è nata una canzone e ho deciso di condividerla con tutti.

“Note D’Arte” è un progetto che hai realizzato con la pianista Mirca Rosciani, che unisce la musica classica alle opere d’arte e ai luoghi di grande valore storico e artistico. Com’è nato questo progetto? C’è un luogo che ti ha colpito particolarmente di cui ti va di parlarci?

Note d’arte è un progetto audiovisivo straordinario. Portiamo la musica classica all’interno di luoghi stupendi. Abbiamo appena finito di registrare Episodio Due e devo dire che la bellezza del complesso monumentale di Santa Croce, dove abbiamo realizzato il videoclip, mi ha affascinato.

Nel 2009 sei diventato il primo tenore a partecipare ad Amici. Qual è l’insegnamento che hai ricevuto nel corso di quell’esperienza che ti porti dietro ancora oggi?

La bellezza del “provarci” e nel credere in te stesso. Questa forza mi è servita molto anche negli anni a venire.

Facciamo un tuffo nel passato: come si è avvicinato Matteo Macchioni al mondo della musica? C’è un momento, magari nella tua infanzia, in cui hai capito che avresti voluto vivere di musica?

Mi sono affacciato alla musica trattandola come un bellissimo gioco. Distruggevo pentole e padelle cercando di costruirmi la mia batteria personale…e a quattro anni ne arrivò una vera per Natale. Poi gli studi sono proseguiti con il pianoforte e, tanti anni dopo, con il canto.

Nel corso della tua carriera, sei salito su alcuni dei palchi più importanti al mondo, come quelli del Teatro del Bicentenario di León in Messico, l’Opera di Lipsia in Germania, la Royal Opera di Copenaghen in Danimarca, la Welsh National Opera di Cardiff in Gran Bretagna. Quanto cambia il modo di approcciare alla musica all’estero, rispetto all’Italia?

L’approccio professionale è lo stesso. Quello che ho trovato differente è l’età media del pubblico. Nel resto d’Europa ho notato un pubblico mediamente più giovane, rispetto all’Italia.

Dieci anni dopo il tuo debutto ad Amici, guardando al tuo percorso artistico fatto fino ad ora, cosa ti diresti?

A me stesso faccio sempre grande manifestazione di stima. Mi guardo allo specchio contento di come sono e di come lavoro. Ci metto tanto impegno e ne sono consapevole. Un pizzico di amor proprio ci vuole. Mi aiuta ad essere immune alle critiche e al mondo pazzo in cui ci troviamo.

A Matteo Macchioni e Valeria Riccobono va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.it

Intervista a cura di Corrado Parlati

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