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Marco Ligabue: “Mi racconto in Salutami tuo fratello. E quel gemellaggio tra barMario e Roxy Bar…” [INTERVISTA]

Mio fratello che balla sul mondo, tutta l’Italia si accorge di un borgo, e mentre mi passa chitarra e fandango, sono cinquanta volati in un lampo” canta Marco Ligabue in “Tra via Emilia e Blue Jeans”, brano che ha scritto in occasione dei suoi cinquant’anni.

Non è soltanto questo, però, il regalo di compleanno che si è fatto Marco: da domani, infatti, sarà disponibile in tutte le librerie “Salutami tuo fratello. Cronache spettinate di un rocker emiliano” (qui su Amazon), in cui Marco Ligabue racconta la sua storia.

Per presentare il libro e ripercorrere alcune delle tappe più importanti della sua carriera, noi di MentiSommerse.it l’abbiamo intervistato.

SALUTAMI TUO FRATELLO: ECCO COM’È NATO IL LIBRO DI MARCO LIGABUE

Il libro non era nemmeno in programma, mai avrei pensato di scriverne uno. Poco prima dei cinquant’anni, un giornalista mi disse che avevo avuto una vita incredibile, che avevo vissuto la musica da più aspetti e sono riuscito a stare in luce nonostante un’ombra così pesante. È stata questa la scintilla che mi ha acceso. Ho iniziato a scrivere dei racconti e racconto dopo racconto ci ho preso gusto, perché raccontavo sia delle sfaccettature della musica, sia della mia vita privata, sia del fatto di vivere degli anni con una celebrità così famosa che ho in casa. Capivo di avere una storia curiosa, particolare, e capitolo dopo capitolo l’ho scritta.

PARTIRE DA SE STESSI PER RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE

marco ligabue libroIo vivo in questa terra e lo specchio che ho davanti è quello dell’Emilia. Una terra fatta di abitanti cocciuti, testardi, che si sono sempre rimboccati le maniche. Lo specchio è quello di una terra dove c’è lavoro, dove se viene un terremoto ti rimbocchi le maniche per ripartire, dove c’è un grande senso civico. Il mondo che vedo io è uno specchio perché è la gente emiliana che cerca di far bello il proprio pezzo di mondo, il proprio pezzo di casa e di lavoro, e il mondo ti restituisce una parte bella.

IL MOMENTO IN CUI MARCO LIGABUE HA DECISO DI COMINCIARE A CANTARE

“È stato quando ho compiuto quarant’anni e sono arrivato a una maturità che mi ha spinto in questa cosa. Prima era una cosa da cui volevo fuggire: avendo un fratello cantante così famoso, così bravo, non volevo mettermi in gioco, poi la maturità mi ha fatto capire che avevo la necessità di cantare le mie canzoni con la mia voce.

Così questa scintilla, malgrado tutti, nonostante gli amici me lo sconsigliassero e i primi esperimenti non mi davano grandi segnali, ho deciso di lanciarmi.”

IL PRIMO CONCERTO CON I BLOUSON NOIR

“Se penso al primissimo concerto mi faccio tenerezza da solo (ride, ndr). La prima volta che sono salito sul palco con la mia primissima band, i Blouson Noir, formata dai miei amici di bar, è stato un concerto venuto particolarmente male, perché quando hai diciassette o diciotto anni, non sei ancora pronto per la musica e per il palco.

Però si parte facendo il primo passo, quello lo ricordo con affetto perché, malgrado non fosse andato particolarmente bene, mi ha fatto capire che il palco ha una forza, un’energia, un magnetismo su di me incredibile, infatti da lì in poi con Little Taver, i Rio e da solista ci sono stati trent’anni di concerti”.

IL GEMELLAGGIO CHE CI FU TRA BAR MARIO E ROXY BAR

“Io avevo fondato il barMario, il fan club di Luciano, in un periodo in cui non c’era ancora la digitalizzazione, internet doveva praticamente ancora arrivare, i cellulari erano solo quelli portatili da macchina. C’era bisogno di informazioni e di aggregazione. Ho quindi creato il fan club, rispondendo alle domande dei fan, facendo un giornalino, dove pubblicavamo curiosità, cose scritte da Luciano, domande dei fan. Io non ero mai stato iscritto a un fan club e ho cercato di crearlo pensando a cosa fosse utile trovare per i fan. 

Dopo, per capire anche cosa facevano gli altri, ho provato a confrontarmi anche con altri fan club. C’era quello di Vasco, che so che andava molto bene, e ho chiamato Arturo Bertuzzi, presidente del fan club di Vasco. Ci siamo scambiati delle informazioni, poi siccome ci siamo detti: “siccome ci siamo trovati così bene io e te, proviamo a fare una chiamata tra Luciano e Vasco? Secondo me ai fan piacerebbe leggere cos’hanno da dirsi”. Così io l’ho proposta a Luciano, lui l’ha proposta a Vasco, li abbiamo messi in contatto, abbiamo registrato tutta la chiamata e l’abbiamo riportata nei rispettivi giornalini”

IL RICORDO DI NONNO MARCELLO

Mio nonno è morto quando avevo tre anni, quindi purtroppo è come se non l’avessi mai conosciuto, nel senso che non ho mai potuto scambiarci due parole veramente. Dopo, dai tanti racconti di famiglia, mi sono arrivati i suoi valori ed è questo ciò che mi è arrivato di più: credere nella libertà, nell’uguaglianza, nel non sopraffare l’altro.

Sono valori che ha portato avanti anche rischiando, perché erano periodi tosti, lui non poteva fare il partigiano perché era un capo famiglia, però condivideva gli ideali e cercava anche attraverso i figli di portarli avanti. Questa cosa me l’ha trasmessa tutta e quella del 25 aprile è una data che sento in maniera particolarmente forte. 

A Marco Ligabue va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.it

Intervista a cura di Corrado Parlati

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