Lo Stato Sociale torna a Sanremo, a tre anni di distanza da “Una vita in vacanza”, con il brano “Combat Pop”.
Nella giornata di venerdì, il gruppo ha incontrato via zoom i giornalisti per rispondere ad alcune domande e parlare della performance che li ha visti protagonisti nella serata di giovedì, durante la quale si sono fatti portavoce dei diritti dei lavoratori del settore dello spettacolo.
Alla conferenza stampa, eravamo presenti anche noi di MentiSommerse.it, che abbiamo posto una domanda ai ragazzi.
Com’è nata Combat pop e che esperienza è stata per voi tornare all’Ariston dopo il successo straordinario che avete ottenuto con “Una vita in vacanza”?
Combat Pop è nata come titolo, innanzitutto, perché è nato prima il titolo e poi la canzone. L’idea era quella di mettere insieme uno spirito combattivo, in senso di critica sociale, e ragionamento su quello che ci circonda. Quindi raccontare la nostra visione del mondo, il nostro punto di vista, ed essere pop, in cui non c’è niente di male, perché significa arrivare a più persone possibili, che è da sempre il nostro obiettivo.
Il nostro primo Ep s’intitola “Welfare pop” proprio per questo. È un pezzo che rappresenta Lo Stato Sociale in tutto e per tutto, come stile, che è uno dei temi ricorrenti della canzone, ma anche come voglia di non prendersi troppo sul serio, anche portando un messaggio.
Successivamente, partendo da quel titolo lì, è arrivato il nostro lavoro collettivo e abbiamo cercato di renderlo un pezzo divertente, di rappresentarlo con una messinscena che lo arricchisse, partendo dal verso “vestirsi da rockstar e fare canzoni pop per vendere pubblicità”, che è un po’ il segno di una cosa che racconta tutti noi: la contraddizione che si vive nell’abitare un mondo dove ci sono evidentemente cose che non vanno bene, ingiustizie a cui si cerca di porre rimedio, a cambiare il mondo che ci circonda cercando di ottenere il meglio.
Per cambiarlo ci devi stare dentro, quindi devi sottometterti talvolta a dei compromessi e delle contraddizioni che risiedono appunto nel fare canzoni per vendere pubblicità, che è un po’ quello che fa Sanremo, che è il più grande distributore di pubblicità della televisione italiana. Non è il male questa cosa, il male è dover per forza indicare chiaramente come si fanno o come si dicono le cose per arrivare e per far passare un messaggio.
Lo facciamo perché abbiamo quello spirito lì.
Di seguito il video dell’esibizione sulle note di “Non è per sempre” degli Afterhours con Francesco Pannofino ed Emanuela Fanelli:
Corrado Parlati