Le prime due serate del Festival di Sanremo 2021 hanno visto come protagonisti tanti grandi artisti della vecchia e della nuova generazione musicale italiana. Tra i big in gara, si sono esibiti due tra i più interessanti volti “nuovi” della competizione: Ghemon e Willie Peyote.

Le due esibizioni sono state simili, ma con delle differenze sostanziali. Ad unirle, però, c’è un sound molto distante da quello classico delle sonorità sanremesi.

Nella prima serata Ghemon, di ritorno sul palco dell’Ariston dopo Rose Viola nel 2019, ha portato la sua Momento Perfetto. L’influenza del soul è viva e la si percepisce in pieno. Una lieve sinfonia condita da brio e quel velo di reale nostalgia che centra totalmente lo stile del cantante-rapper, il quale porta un pezzo molto differente da quello presentato tre anni fa. Il testo si sposa alla perfezione con l’impronting musicale, impregnando le parole di tutte le sfaccettature di disillusione della vita di tutti i giorni: lavorare “gratis”, alzarsi ad orari improponibili, sopravvivere tra i ricordi. Situazioni in cui chiunque, almeno una volta, può ritrovarsi e sentirsi addirittura perso. All’improvviso, quando meno te lo aspetti, c’è qualcosa che spezza tutto. Un Momento Perfetto. Quello in cui persino la malinconia dai toni freddi può trasformarsi in un suono caldo che ti accarezza, ti prende per mano, e ti risolleva.

Una canzone che è estremamente distante dai canoni di vittoria del Festival (canoni che stanno mutando nelle ultime edizioni) e che si rispecchia nel venticinquesimo posto in classifica dopo le prime due serate. Classificazione dovuta anche ad un’esibizione che non è stata delle migliori. Sobrio, con un nuovo look e con la canzone giusta, Ghemon è parso in difficoltà nonostante la qualità del suo brano.

Una qualità e una sobrietà che ritroviamo, in maniera differente, con Mai dire Mai (la Locura) di Willie Peyote. Il rapper porta sul palco tutte le sue migliori doti: un testo pungente con rime sul pezzo e un sound che strizza gli occhi al pop. Anche lui prova ad unire due generi e ci riesce, come spesso fa, alla grande. I riferimenti esterni non mancano, a partire dalla citazione presa da Boris come intro, fino al siparietto Bugo-Morgan dello scorso Sanremo. Il brano è a tutti gli effetti un pezzo degno di Peyote, che non ha la minima paura di mostrarsi in quanto tale. L’Ariston non lo snatura, come ci racconta anche nell’intervista a noi rilasciata.

Le sue parole palleggiano tra un flow coinvolgente e una sonorità disinvolta che si fondono nella sua esibizione, quasi impeccabile. “Riapriamo gli stadi ma non teatri né live, magari faccio due palleggi, mai dire mai” e l’Italia e il suo momento sono dipinte in due semplici versi. Capacità di sintesi, ironia e musicalità. Caratteristiche, queste, che lo portano al nono posto nella classifica generale della seconda serata.

Due volti e due canzoni di una scena musicale fresca e con tanto da dire. I giochi sono ancora aperti e la terza serata, quella delle cover, porterà nuovi spunti da approfondire. Che ci sia uno stravolgimento nella classifica? Mai dire mai!

 

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