Con “Regina”, canzone con cui sarà in gara all’Ariston, l’artista siciliano si è aggiudicato il “Premio Lunezia” per il valore musical-letterario del brano.
Per presentare il brano, parlare delle esperienze più significative della sua vita, tra cui il trasferimento a Londra e la partecipazione a X Factor, e ripercorrere le sue principali influenze musicali, abbiamo scambiato due chiacchiere con lui.
REGINA, UNA CANZONE D’AMORE NATA DUE ANNI E MEZZO FA
“Regina è nata due anni e mezzo fa, durante una session che ho fatto con la mia band in un piccolo studio vicino al Lago Maggiore, che abbiamo architettato con un amico.
Lui è talentuosissimo recording engineer che si chiama Andrea Guarinoni. Io ho portato insieme Claudio Porcello al piano, Emanuele Triglia al basso e Davide Savarese alla batteria.
Una mattina è nata questa jam: inizialmente erano i ragazzi che stavano stavano jammando tra di loro, io istantaneamente ho cominciato a improvvisare una melodia e scriverci subito delle parole ed è nata questa canzone nel giro di pochi minuti.
L’abbiamo registrata subito e poi abbiamo lavorato su altre cose, fino alla sera quando, tornando verso il luogo dove alloggiavamo, abbiamo iniziato ascoltare in macchina le registrazioni della session della giornata.
Questa canzone ci è rimasta proprio impressa, abbiamo cominciato ad ascoltarla in loop. Io me la sono proprio immaginata con gli archi, i fiati e l’orchestra, ho pensato che fosse una canzone mega italiana. Ricorda addirittura un po’ Concato, un po’ Sorrenti, un po’ Battisti, però allo stesso tempo ha influenze soul, funk, hip hop. C’è davvero tantissima roba, prettamente internazionale piuttosto che italiana. E qual è il posto più italiano dove presentare una canzone del genere, con un’orchestra? Sanremo.
Avendo anche questi elementi internazionali, mi sembrava un modo per introdurre qualcosa di nuovo. L’apertura verso la musica internazionale, a Sanremo, negli ultimi anni, si è vista sempre di più. Ho pensato che fosse il momento buono per poter presentare un pezzo del genere, che potrebbe aprire le orecchie e la mente di molti italiani verso un genere che, momentaneamente, non conoscono bene. In questo caso è successo proprio così.
Regina è una canzone d’amore, che ho scritto per la mia ex compagna, che in quel periodo passava molto tempo insieme a noi. È una fantastica attrice, è anche un’artista a 360 gradi, ogni tanto si improvvisa fotografa, videomaker… è un’artista nel senso vero e proprio del termine, una creativa.
Lei in quel periodo, mentre noi eravamo lì a fare la session, faceva delle foto e dei video. Quando è andata via, ho scritto quella canzone che raccontava la sua storia dal mio punto di vista e lei, nonostante ci fossimo lasciati da un po’, e è rimasta comunque un’amica e una persona a cui voglio tantissimo bene e che stimo artisticamente e umanamente, tanto che ho deciso di coinvolgerla nel videoclip e nella copertina di Regina, perché pensavo non ci fosse volto migliore, visto che lei è la persona a cui è dedicata la canzone“
L’IMPORTANZA DEL TRASFERIMENTO A LONDRA PER DAVIDE SHORTY
“Non ti nascondo che, nel primo periodo che ho passato a Londra, mi sentivo molto scarso, quindi mi sono sentito sempre spinto ad andare oltre i miei limiti. C’è stata tanta curiosità da parte mia e delle persone che conoscevo nel volersi conoscere e scambiare musica.
Londra è una città estremamente aperta e multiculturale, ha questa caratteristica del considerare la diversità una ricchezza, che sicuramente mi ha mi ha portato ad aprirmi, a voler conoscere culture diverse, diversi approcci alla vita, che sicuramente mi hanno mi hanno arricchito e mi hanno fatto capire tante cose di me.
Essendo siciliano, vengo già da un contesto storicamente multiculturale, perché Palermo è un grande porto, la Sicilia è il centro il Mediterraneo e quindi ha sempre accolto tantissime culture diverse, tantissimi popoli diversi.
Andare a Londra per me è stato addirittura un modo di scoprire ulteriormente queste cose, di scoprire la mia multiculturalità e capire un po’ dove andare con sia con la musica che come essere umano, perché conoscendo qualcosa di diverso da te, ti rendi conto che non c’è soltanto il tuo punto di vista e sei pronto a riconsiderare le cose.
Io ho imparato tantissime cose riguardo temi attualissimi come l‘identità di genere, il razzismo, il privilegio bianco: tutte cose che, vivendo in Italia, non avevo mai considerato in maniera più analitica”
L’ESPERIENZA A X FACTOR E LA MUSICA COME TERAPIA
“La musica non è competizione tra persone ma è competizione con se stessi. Penso che sia importantissimo condividere piuttosto che competere, lasciarsi ispirare piuttosto che invidiare. Non è una gara.
Quel periodo mi ha insegnato a prendermi cura di me, perché dopo tutte le pressioni, l’essere distaccato dal mondo, aver accumulato tanta adrenalina per così tanto tempo mi ha creato uno scompenso.
Ho avuto un periodo in cui ho dovuto fare attenzione alla mia salute mentale, ho dovuto capire come prendermi cura di me stesso e reimparare a volermi bene. Penso che sia una cosa importantissima. Da quel periodo sono nati due dischi che sono “Straniero”, il mio album di debutto, e “Terapia di gruppo”, il primo album che ho fatto con i Funk Shui Project. Ecco, quel disco in particolare parla proprio dell’importanza della musica in quanto terapia, in quanto mezzo per poter affrontare i problemi, le esperienze della vita che ci segnano di più e che talvolta magari ci
traumatizzano”
A Valentina Aiuto e Alice Cherubini va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.
Intervista a cura di Corrado Parlati
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