Greta Zuccoli è una delle otto nuove proposte che parteciperanno alla settantunesima edizione del Festival di Sanremo.
Per presentare “Ogni cosa sa di te” e ripercorrere le tappe fondamentali che l’hanno portata fino al palco dell’Ariston, noi di MentiSommerse.it l’abbiamo intervistata.
Chi è Greta Zuccoli e come si è avvicinata al mondo della musica? C’è un momento in cui, magari da bambina, hai capito che avresti voluto vivere di musica?
Sono una cantautrice di 23 anni, innamorata della musica da sempre ma un po’ troppo timida per lasciarmi andare a questa passione prima dei miei 14 anni, quando decido di regalare a mio padre un disco masterizzato da me con alcune mie cover. Quello è stato il mio primo impatto con la musica.
Dopo poco ho calcato il primo palco e ho capito che amavo stare sulla scena, dimensione in cui mi sento sicura e al mio posto, sempre, senza mai aver paura. Ho iniziato a studiare musica e non l’ho più mollata. Ed eccomi qui!
A Sanremo parteciperai tra le nuove proposte con il brano “Ogni cosa sa di te”. Qual è stata la principale fonte d’ispirazione per la genesi di questo brano?
Prendo ispirazione dal mio vissuto, le storie del mio quotidiano, ma anche da ciò che accade intorno a me, nel mondo. In questo caso l’ispirazione principale proviene da una storia che ho vissuto, che mi ha dato modo di mettere a fuoco tante cose di me.
Grazie a questa canzone mi sono in qualche modo riconciliata con certe emozioni, che mi provocavano un fortissimo senso di vuoto, lasciato da un’altra persona, che mi sembrava lontanissima da me. Ho cercato di tendervi attraverso la mia voce, le mie parole.
Non so se sono riuscita ad avvicinarmici, ma sicuramente ho preso consapevolezza di me e di quello che sono. Da qui parte la mia rivoluzione, aldilà dei conflitti interni ed emozioni contrastanti che mi porto dentro.
“Ogni cosa sa di te” è stato prodotto da Diodato e Tommaso Colliva. Com’è nata la vostra collaborazione?
Dopo il tour estivo di Antonio dell’anno scorso, “Concerti di un’altra estate”. È stata la mia prima esperienza con questo splendido artista e non dimenticherò mai le emozioni condivise, i ricordi e la gioia di ritornare a suonare su palchi così speciali. Mi sono sentita parte di una grande famiglia che ha saputo e voluto accogliermi con tutto l’amore possibile.
Mi sento molto fortunata e felice di aver preso parte a questa avventura, collaborando con musicisti ed esseri umani incredibili, che mi hanno reso una persona diversa, arricchendo il mio bagaglio umano ed artistico.
Durante la tua esperienza con i Greta and The Wheels, hai preso parte a numerose jam session in Inghilterra. Quanto ti ha influenzato, da un punto di vista professionale, questo tipo di esperienza?
Mi ha aiutato a capire che la musica non conosce orizzonti che non siano in qualche modo esplorabili e che non c’è cosa più bella della condivisione umana. Ho imparato tanto attraverso il confronto con musicisti provenienti da tutto il mondo, che mi hanno regalato le loro visioni dell’arte, il proprio modo di vivere ed il desiderio di trasferire queste emozioni nella propria voce.
Nel 2017 hai pubblicato il tuo primo EP e incontri Damien Rice, che decide di portarti con sé nei suoi concerti nel Wood Water Wind Tour. C’è un momento della vostra collaborazione che ricordi con particolare affetto e che vuoi raccontarci? Cosa ha rappresentato per te la figura di Damien?
Il momento in cui mi ha chiamato sul palco dell’Olympia di Parigi, quando si è rivolto al pubblico dicendo “Please, welcome my friend Greta Zuccoli!”. Mi si è scaldato il cuore.
Le esperienze che abbiamo condiviso mi hanno fatto capire presto che avrei voluto cantare per tutta la mia vita. Damien mi ha aperto una finestra sul suo universo e sul mondo della musica, dandomi la possibilità di capire come funziona questo mondo da vicino, quando avevo solo solo 19 anni.
Mi è difficile parlare di Damien perché è un artista al quale sono profondamente legata. Gli devo tanto di quello che sono. La cosa più bella sapete qual è? È che lui non se lo immagina neanche quanta meraviglia riesce a regalarmi. Lo porto nel mio cuore.
Quali sono i cinque dischi che hanno maggiormente influenzato Greta Zuccoli, da un punto di vista artistico e personale, e perché?
Difficile citarne solo cinque. La cosa bella della musica è che la sento crescere insieme a me. Ultimamente riflettevo su alcune delle mie influenze che hanno caratterizzato maggiormente soprattutto gli inizi del mio percorso artistico. Restringo il campo perché la lista sarebbe infinita!
Sicuramente “Grace” di Jeff Buckley (di cui vi consigliamo questo approfondimento di Virgin Radio), che mi ha insegnato cosa significa realmente cantare con l’anima e me lo ricorda ogni volta che lo ascolto. Quando sento di star perdendo il contatto con le mie emozioni torno sempre a lui. E lo ritrovo. Mi ritrovo.
Poi c’è “Mezzanine” dei Massive Attack. Quando ero più piccola frequentavo un dipartimento di musica d’insieme dove c’erano musicisti di tutte le età. Ad una delle lezioni iniziarono a suonare “Teardrop” e ne rimasi totalmente incantata. Tornai a casa ed ascoltai l’intero album. Ricordo quel momento come un vero e proprio viaggio nei suoni e nei colori. Grazie a questo disco, a quella canzone e soprattutto a quelle sensazioni, ho capito qual è la reale dimensione in cui vorrei che la mia musica abitasse.
Un altro disco fondamentale per la mia crescita artistica è “L’oroscopo speciale” di Samuele Bersani. Era la colonna sonora dei miei viaggi in macchina con la famiglia, assieme a Dalla, De Andrè, Endrigo, Tenco. Mi sono innamorata molto presto della scrittura di Bersani, perché riesce a farmi vedere ogni storia che racconta. Quando mi sono avvicinata alla scrittura in italiano ho imparato ad apprezzare ancora di più l’incredibile poesia delle sue canzoni. È uno dei miei modelli espressivi e compositivi più importanti.
“OK computer” dei Radiohead mi ha cambiato la vita. Ho una sorella più grande di me, che ha sempre vissuto all’estero e trascorreva le ore a scaricare musica sempre nuova, masterizzare CD, che poi ascoltavamo sempre a casa, a ripetizione. Un giorno entrai nella nostra cameretta.
Lei stava guardando il videoclip di “No surprises”. Io ero una bambina. Rimasi letteralmente incollata allo schermo del computer. Da allora non c’è giorno in cui non la ringrazi per avermi messo in contatto con questo mondo musicale incredibile già da così piccola. Con il tempo ho imparato a capire ed approfondire quel magma di suoni potenti, di quella musica meravigliosa che ha riempito la mia vita.
“O” di Damien Rice (qui la recensione su OndaRock, ndr) è uno degli album della mia vita. Lo cito per ultimo perché mi emoziono solo a parlarne. È stato folgorante dal primo ascolto. Quello che mi colpiva maggiormente era la sincerità e genuinità dentro quelle parole, il racconto di una voce incantevole e vera. La vita ha fatto in modo che i nostri percorsi si incrociassero, così ho avuto modo di scoprire lo splendore umano dietro quell’arte. Damien è responsabile di avermi insegnato a credere solo nella bellezza della verità.
A Greta Zuccoli e Gertrude Cestiè va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.
Leggi anche le nostre interviste ad Avincola, i Dellai e Folcast, che prenderanno parte al Festival di Sanremo tra le nuove proposte.
Corrado Parlati