Correggio, piccolo borgo di ventimila anime o poco più in provincia di Reggio Emilia, è una città che ha sempre avuto un’enorme vocazione musicale.
È un po’ un distretto della musica, come la descrivono nel libro Correggio mon amour, edito dal Centro Culturale Lombardo Radice (qui su IBS).
Per parlare di quella che Ligabue canterà in “Piccola città eterna”, noi di MentiSommerse abbiamo intervistato Lucio Levrini, ex presidente del Centro Culturale Lucio Lombardo Radice.
GLI ANNI ’80 A CORREGGIO
Erano degli anni meravigliosi, perché c’era una vivacità culturale e politica notevole.
Il Centro culturale Lucio Lombardo Radice è nato nei primissimi anni ’80 come commissione culturale del Partito Comunista, perché in quel periodo lì la sede del PCI venne radicalmente trasformata e divenne una grande casa della cultura, in cui avevano sede il giornale, Primo Piano, che ancora c’è, la radio (“Studio sei” nella quale era impegnato Luciano), la rivisteria, sale per conferenze, cinema, ed era un po’ il centro della vita culturale e politica correggese.
Quindi era anche molto accogliente rispetto ai giovani, che trovavano un’offerta culturale di ampio raggio, e fra questi c’era anche Luciano Ligabue e tutti i suoi coetanei. Possiamo considerare Correggio come una piccola patria del rock. Questo ci è stato riconosciuto e l’abbiamo raccontato nel libro “Correggio Mon Amour” che abbiamo prodotto.
Ecco perché anche Patti Smith, Bob Dylan, Neil Young, e tanti altri arrivano (trent’anni di concerti con i più noti cantanti stranieri e italiani) perché era dentro il percorso rock di tutta Italia ed Europa. Sebbene fosse un comune di ventimila abitanti, aveva questa specificità, perché i concerti musicali erano un luogo dove i gruppi trovavano modo di potersi formare ed esprimere.
Ligabue è molto corretto, perché, quando parla di Correggio, specifica che non c’è solo lui, ma sono tanti i gruppi musicali nati, cresciuti e sviluppati a Correggio.
IL PRIMO INCONTRO CON LIGABUE
Luciano è stato un mio studente alla ragioneria e conoscevo la famiglia: il nonno e il padre, infatti, erano militanti del PCI e anch’io lo ero. Il nonno e lo zio erano stati nella Resistenza. Già all’epoca era un ragazzo molto bravo e, soprattutto, aveva già dimostrato un grande interesse soprattutto per la poesia e per la letteratura, oltre che per la musica.
Nella casa della cultura era operativo un gruppo di giovani che aveva organizzato per la domenica pomeriggio una serie di spettacoli. Avevano così fatto un programma di concertini e, tra questi gruppi musicali, fu invitato anche Luciano Ligabue, che era operativo nella radio. Quindi lui fece questo concerto che ricorda sempre, perché è nato in un bel contesto.
Maioli faceva parte di quel gruppo e faceva tutt’altro mestiere, ma, visto che aveva un grande talento per quelle cose lì, ha contribuito molto al successo di Ligabue.
Questa estate, quando si poteva ancora uscire, ho incontrato in pizzeria Luciano in occasione del periodico incontro che fa con gli amici, alcuni dei quali erano i miei studenti. Poi ha ancora qui a Correggio il suo centro dei fan, dove ci lavorano ragazzi con i quali abbiamo un rapporto d’amicizia.
Correggio è un distretto della musica, cioè c’era la città che in vario modo partecipava alla musica. C’erano i concerti, le agenzie di produzione, di registrazione, alcune delle quali ci sono ancora.
Nel produrre un libro sull’industria correggese son andato a intervistare molti titolari, alcuni dei quali miei ex allievi e ho scoperto che molti di loro avevano nei locali della fabbrica uno spazio dedicato alla musica o oppure c’era chi in ufficio aveva la chitarra. Mi dice uno: “Tengo qui la chitarra perché quando sono stanco vengo qui a far due accordi per rilassarmi”. Un altro mi porta in un locale prefettamente attrezzato per la registrazione di musica”.
Hanno conservato in tanti la passione per la musica che suonavano nei loro complessi
L’ALTRA MUSICA A CORREGGIO
Noi siamo una tipica cittadina emiliana e, nel libro Correggio mon amour, è dedicato anche un capitolo all’ “altra musica”, quella lirica e sinfonica, alla quale gli autori dedicano un ricordo molto sincero, rispettoso.
Fra gli studenti di ragioneria, all’epoca, c’era anche Andrea Griminelli, che ha fatto una grande strada da flautista. Pavarotti aveva i suoi amici più importanti a Correggio, e uno di questi un giorno ospitava Luciano Pavarotti a mangiare gnocco fritto. In quella casa lì, mentre mangiano, sentono un ragazzo lì vicino che suona il flauto: era Griminelli, che era ancora in formazione. Pavarotti chiese in dialetto chi fosse quel ragazzo (chi el cal sòuana) che suonava il flauto, l’hanno chiamato lì ed è nata l’amicizia tra Pavarotti e Griminelli (che per molti anni li ha visti insieme nei grandi concerti in Italia e all’estero).
In quel periodo era attivo un circolo della musica lirica fenomenale, che aveva ottocento iscritti in un paese di ventimila abitanti. E se vai nei paesi qui vicino, potrebbero confermare quello che ti sto dicendo io.
Era la città anche di Pier Vittorio Tondelli, il grande scrittore, che abitava anche vicino a Ligabue. In uno dei suoi libri più importanti, Weekend post moderno, Tondelli sostiene che lungo la via Emilia c’è tutta la musica, dalla musica lirica alla musica leggera al rock. E spiega anche con un’interpretazione interessante perché il rock ha avuto tanto successo in Emilia.
Questo conferma il grande interesse musicale che c’è da noi, che portava i ragazzi degli anni ’40 e ’50 ad andare in bicicletta all’arena di Verona pur di ascoltare la musica. Oppure un industriale che trasportava gli amici della sua comunità in camion, tutti in piedi, a Verona a sentire l’opera lirica.
C’era un fermento enorme.
A Lucio Levrini e Gennaro Di Tuccio va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.it
Intervista a cura di Corrado Parlati