La notte tra giovedì 3 e venerdì 4 dicembre l’Italia ha vissuto un momento di spettacolare americanità; che ciò sia avvenuto esattamente un mese dopo le elezioni USA è una coincidenza dal sapore troppo dolce per non essere sottolineata.
Caso o meno ecco che in tv, a X Factor, i Little Pieces of Marmelade coverizzano Gimme all your love degli Alabama Shakes e, meno di un’ora dopo, Achille Lauro omaggia i roaring twenties nel suo nuovo album, 1920.
E così l’Italia si trova all’improvviso divisa tra le praterie degli USA repubblicani ed i locali fumosi della Chicago anni ’20 (Per la cronaca l’Illinois, stato di Chicago, ha votato democratico).
Una notte ruggente, appunto, in cui il pubblico assuefatto alla musica televisiva e alla trap si è trovato faccia a faccia con la musica straziante degli Alabama Shakes e con il loro blues elettronico, mentre Achille Lauro si preparava a regalare mezz’ora di jazz e swing.
Alabama Shakes: Original black blues
Gli Alabama Shakes sono una perfetta incarnazione di tutto ciò che sono gli Stati Uniti appena si esce dalle metropoli. Autori di due album, la loro musica è una combinazione di blues, country e black music che esalta le doti tecniche degli strumentisti e la straordinaria voce di Brittany Howard. La canzone portata dai LPOM in televisione è il loro brano più famoso ed è tratta dal loro secondo disco, Sound and color (2015), che gli è valso i Grammy per miglior canzone, miglior interpretazione rock e miglior album di musica alternativa dell’anno.
Why don’t you sit with me for just a little while
Tell me, what’s wrong
And you just give me all your love
1920: Tu vuo’ fa’ l’americano? Sì.
Achille Lauro, invece, sta proseguendo il proprio viaggio musicale nel ‘900 e dopo il ’69 e gli anni ’90 ha deciso di raccontare gli anni ’20, accompagnato dalla Untouchable Band e proponendo riarrangiamenti di brani suoi o canzoni-simbolo dell’immaginario swing.
Citando Carosone, si può dire che il cantante romano non abbia solo voluto, ma sia riuscito a fare l’americano, proponendo un disco che suona nuovo nonostante si proietti oltre un secolo indietro nel tempo.
Introdotta dal più classico dei giri di contrabbasso blues, Chicago è il simbolo dell’ennesimo progetto riuscito.
Questa è Chicago,
Questa casa è un jazz-club
Siamo a Chicago
Vuoi sposarmi Suzanne?
Due generi per raccontare l’America
Due generi che sembravano destinati ad essere relegati alle nicchie sono arrivati improvvisamente al grande pubblico. E non sono stati presentati come caricature di sé stessi, ma nel pieno del proprio splendore, grazie alla sincerità degli Alabama Shakes e al rispetto di Achille Lauro.
Ma non solo. Il tributo a Gimme all your love e 1920 hanno restituito anche uno specchio degli USA per come sono ora: un paese che resta diviso tra centri ricchissimi ed intere regioni povere. Ieri era il Grande Gatsby, oggi è Wall Street; ieri era il segregazionismo, oggi è la violenza della polizia sugli afroamericani.
È passato un secolo dal 1920, ma così come il blues e lo swing restano, sono radici della civiltà statunitense anche certe disuguaglianze e discriminazioni che, al netto dei tempi, si conservano e serpeggiano attraverso i 50 Stati che formano la nazione più potente del mondo. Una potenza enorme, ma in bilico come un trapezista; sotto di sé conflitti, contraddizioni e sofferenze. Nei suoi problemi risiede però anche molto del suo fascino le cui dinamiche non è retorico definire lontanissime dalla cultura europea.
L’America resta un sogno che gli Europei contemplano senza capire e può essere solo raccontato da chi lo vive o interpretato da chi ne è affascinato.
Alabama Shakes e Achille Lauro lo hanno fatto, ed è meno banale di quanto sembri.