Cinema Samuele è il nuovo disco di Samuele Bersani. Un lavoro in cui, più che mai, l’autore si mette a nudo, dipingendo un quadro connotato da sensibilità, poesia e molti riferimenti al cantautorato italiano, sia nei testi, ma soprattutto negli arrangiamenti.

Per chi vuole ritrovare intimità in un mondo sempre più veloce e massificante, questo è probabilmente il disco italiano più adatto dell’anno.

Analizziamolo canzone per canzone.

Pixel

Si apre con un viaggio per la frenesia della città, Cinema SamuelePixel racconta di come anche nei luoghi più affollati, come la metropolitana e le vie commerciali, ci si possa sentire soli e fragili, frustrati per l’incapacità di relazionarsi pur essendo nel cuore della socialità.

A fare da tappeto sonoro alla malinconia di questa traccia un pianoforte che ricorda Lucio Dalla e, nel ritornello, un inserto d’archi che ravvivano l’atmosfera in contrasto col testo.

Non è colpa del mixer se ho la voce più triste,
Tu lo sai,
Non avvicinarti, è meglio che ci si conosca
Prima per il male che mi farai

Tiranno

Ben più elettronica e con un ritornello più ballabile, Tiranno presenta una complessa metafora: il sovrano è simbolo della possibilità di disporre delle vite altrui come si vuole, ma non è questo il senso dello stare con gli altri.

Bisogna cercare qualcuno che “aiuti ad entrare a corte”, qualcuno di fronte a cui non serve usare trucchi ed essere sé stessi. Che si parli di amore o di amicizia, ogni ascoltatore può scegliere in base alla propria biografia cosa leggere tra le righe di questo secondo brano.

Potrei immedesimarmi in tutti gli altri
e come niente entrare nella storia che ho di fronte,
ma non intendo farlo qui per te gratuitamente,
per farmi dare del camaleonte

Mezza bugia

Come mai quando parlo con te
capovolgi le cose che dico?
Si comincia a discutere
come fossimo dentro a un partito
arrivato al suo atto finale per mancanza di democrazia:
non esiste una maggioranza alternativa alla tua

Un testo sulla fiducia, come si può intuire già dal titolo.

Bersani, in Mezza bugia, strizza molto (forse troppo) l’occhio all’Indie, con un testo nonsense che cela un messaggio in realtà piuttosto chiaro sul tema della sincerità.

Il tuo ricordo

Uno dei brani più belli di Cinema SamueleIl tuo ricordo è una storia di rimpianto per una separazione.
Piano, voce, batteria ed archi rendono questa canzone a cavallo tra la hit radiofonica e il successo à la Sanremo, con un’inizio bellissimo:

Il passato ci prova,
sta giocando una carta impossibile
per tornare di moda.
Non sa che il tempo è irripetibile

Harakiri

Un suicidio fallito in un brano non particolarmente riuscito, questa è la sintesi di Harakiri. Torna il nonsense e, nonostante solitamente sia una carta vincente di Samuele Bersani, dato il tono profondo che aleggia in tutto il disco qui risulta forzato quando non fuori luogo.

A dimostrazione di questa incongruenza una delle ultime terzine propone forse l’immagine più bella e significativa di tutto l’album

Poi dopo una serie di giorni infelici
venne fuori vestito di bianco:
sembrava una lucciola in mezzo a un blackout

Le Abbagnale

Le ha unite una città rimasta a lume di candela,
ma la loro personale carica di elettricità riaccenderebbe Roma intera

Le Abbagnale è un brano allegro che racconta un amore lesbico tra due ragazze che si trovano ad essere soprannominate “le Abbagnale” (come i due fratelli campioni del canottaggio) dato che sono sempre insieme.

Noncuranti dello stigma evidente che Bersani canta, le due si godono il proprio amore. Un brano impegnativo nonostante lo strumentale quasi farsesco con batteria e gran dispiegamento di trombe e fiati.

Bersani non è certo il primo a parlare di questa tematica, ma il suo impegno è lodevole, così come il risultato.

Con te

Dove sei quando serve qualcuno di concreto?
Ti fai volatile lasciandomi indietro in evidente difficoltà

Amici lontani e ancora solitudine. Se in Pixel il protagonista era l’individuo nella massa, stavolta si parla di vero abbandono. Piano e voce dominano Con te e la sua narrazione della distanza dalla persona amata.
L’intimismo, in Cinema Bersani, paga. Ed il lirismo evocativo non manca mai:

Come una farfalla appena nata
nella fornace dove si fondono i metalli,
naturalmente sono attratto dalle fiamme

Scorrimento verticale

Samuele Bersani tocca anche l’ambiguità del rapporto tra mondo contemporaneo e tecnologia, che sembra guidare tutto, spesso acriticamente. Anche in Scorrimento verticale, l’allegria della cassa in quarti e dell’arpeggio in maggiore della chitarra fanno da contraltare ad un testo pieno di riferimenti distopici.

Nel preferire il vizio alla virtù
rappresento il modello perfetto di schiavitù

L’intervista

Un bel tributo al cantautorato anni ’90/’00, L’intervista è forse uno dei pochi brani in cui tornano alla ribalta batteria, basso, tastiera e chitarra: la formazione tipica del rock ‘n’ roll.
Molto orecchiabile, il testo invita ad evitare lo snobismo tra i personaggi dello spettacolo e il servilismo di chi attribuisce alle star più importanza di quella che effettivamente possiedono. L’espediente narrativo è, come dice il titolo, un’intervista in cui il giornalista è stato troppo poco servile con il personaggio a cui poneva le proprie domande.

E mi dicono:
“Scusa, ma come l’hai trattato?!
Sai che l’artista ci serve, e tu sei licenziato”

Distopici (Ti sto vicino)

Cinema Samuele si conclude alla decima canzone. Dopo aver parlato di amore, solitudine, diritti civili e rapporti interpersonali in generale, Distopici (Ti sto vicino) è una ballata elettronica e malinconica che racconta il pessimismo nelle calamità e la paura di un futuro che si prospetta tetro e scoraggia dall’idea di mettere al mondo nuove generazioni che, ad oggi, tra crisi climatiche, finanziarie e sanitarie, sembrano condannate a soffrire.

Avremmo fatto insieme un figlio,
ma poi hanno vinto i se,
le paure e l’egoismo che
ci ha imprigionati e ci tiene schiavi

Cinema Samuele nella musica del 2020

Cinema Samuele è indubbiamente un buon disco. Il livello medio è valido, ci sono picchi positivi così come un paio di mezzi passi falsi, ma non si può che apprezzare la piacevolezza dei testi e la facilità di poetica di un autore che non ha mai rinnegato il proprio stile.

Bersani è uno dei pochissimi autori “della vecchia scuola” a cui va riconosciuto il tentativo di innovarsi, se non poeticamente quantomeno sul piano degli arrangiamenti.

In un mondo musicale che sempre di più si focalizza sui testi, lui passa sicuramente la prova della banalità e della complessità, unendo un’eleganza retrò che se non viene stereotipata può essere davvero bella.

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