Il Wah-Wah nacque nel 1966 da una fusione tra l’organo Vox Continental e l’amplificatore per Chitarra Super Vox Beatle. In quel momento la Vox, azienda inglese, stava cercando di cavalcare la Beatlemania e nel 1965 firmò un contratto con Thomas Organ corporated per allargare la produzione Vox agli Stati Uniti. L’inventore del Pedale, Brad Plunkett, era convinto che il pedale sarebbe servito ai sassofonisti ma la Vox puntò tutto sulla chitarra, lo strumento più in voga nella metà degli anni ’60.

L’INCONTRO CON FRANK ZAPPA

Pare che il primo ad inserire il jack nella chitarra e schiacciare il pedale sia stato Frank Zappa, proprio in quegli anni. Sempre nel 1966, un giovane James Marshall Hendrix formava il suo primo gruppo da leader: Jimmy James and The Blue Flames (alias The Rainflowers). La scena di New York non era ancora psichedelica e travolgente come quella che divampava sulla West Coast, ma i tempi erano ormai maturi. E proprio in quegli anni, suonando nei posti più disparati della Grande Mela, Jimi incontrò il già esperto Frank. Leggenda vuole che sia stato lui a illustrargli tutte le potenzialità del nuovo, sconosciuto pedale per chitarra.

IL GENIO CON LA CHITARRA CAPOVOLTA

Fu l’antefatto della rivoluzione che sarebbe scoppiata di lì a poco. Quando Chas Chandler, produttore ed all’epoca bassista degli Animals, fu convinto da Linda Keith (fidanzata di Keith Richards) ad assistere alla performance di questo impetuoso chitarrista di Seattle. L’incontro avvenne al leggendario Cafè Whà di Greenwich Village, dove Chas rimase fulminato dalla travolgente versione di Hey Joe suonata da quel mancino con la chitarra capovolta. Sin troppo banale dire che Jimi Hendrix sia stato un autentico genio della chitarra, eppure va detto. Anche perché non tutti i chitarristi hanno lasciato libera la propria musica, pur mantenendone salde le radici.

LE RADICI E GLI ORIZZONTI

Jimi era partito dai dischi di Muddy Waters, BB King e Howlin’Wolf, che ascoltava in camera sua quando i genitori invitavano gli amici a casa. Aveva iniziato cercando di imitare i passaggi di Elmore James e Chuck Berry, e a differenza di altri non si è fermato quando ci è riuscito. Jimi ha aperto porte, spalancato orizzonti, lanciato le sue composizioni in uno spazio libero e indefinito, al quale hanno potuto attingere intere generazioni di musicisti venuti subito dopo di lui. E’ partito dal blues, ma ne ha allargato le maglie pur restandone fedele attraverso sperimentazioni psichedeliche, funky e hard.

LEGGERO COME L’ELIO

Pensateci bene: normalmente tutti i grandi chitarristi hanno un’etichetta. Virtuosi del blues, del jazz, del rock che siano. Hendrix non ne ha mai avuta una, perché lui stesso è diventato parametro di riferimento, quasi come se da solo rappresentasse un genere musicale a sé stante. Nella sua ultima intervista dell’11 settembre 1970, pochi giorni prima della sua scomparsa, disse: «lo vorrei semplicemente che la gente si liberasse la mente da tutte le preoccupazioni. Oggigiorno ci sono fin troppe canzoni impegnate. La musica è diventata troppo coinvolta in altre questioni. è insopportabile… E allora, quando la vita si fa troppo difficile, io sono l’elio, uno dei gas più leggeri che si conoscano…».

Jimi è morto il 18 settembre 1970, in un appartamento di Londra. In un film di qualche anno fa, i due protagonisti maschili parlano di musica: uno parteggia per Clapton, l’altro per Hendrix. Ed alla fine il secondo dice: “Io non credo in Dio, ma se ci credessi sarebbe un chitarrista nero e mancino“.

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