ESCLUSIVA – Michael League racconta Immigrance e le contaminazioni degli Snarky Puppy
Michael League è un produttore e polistrumentista americano, leader degli Snarky Puppy, band jazz fusion di Brooklyn, e vincitore di tre Grammy Awards.
Per parlare di “Immigrance” e “Live at Royal Albert Hall”, gli ultimi due album del gruppo, pubblicati su etichetta GroundUp, e e delle sue principali influenze musicali, noi di MentiSommerse l’abbiamo intervistato.
Come si è avvicinato Michael League alla musica? C’è stato un momento, magari nella tua infanzia, in cui hai capito che nella vita avresti voluto fare il musicista?
Assolutamente. Avevo 10 anni e stavo facendo i compiti, ascoltando i Beatles in cassetta. Il lato del nastro è finito e mi sono reso conto che non avevo risposto a una sola domanda sulla pagina: ero perso nella musica e non ho notato il passare del tempo. In quel momento ho capito che avevo un profondo legame con la musica.
Sei nato in California, per poi andare a studiare jazz alla University of North Texas, dopodiché ti sei spostato a Brooklyn. Quanto ti hanno influenzato, musicalmente parlando, questi cambiamenti? Come si evoluto il tuo sound nell’arco di questi anni?
Avevo molta passione e creatività, ma mi mancavano i fondamentali prima di andare alla University of North Texas.
La scuola mi ha davvero aiutato a mettere insieme le mie abilità musicali di base, oltre ad espormi a un mondo completamente nuovo di concetti, prospettive e idee musicali (principalmente attraverso i miei compagni di studio).
Ma il cambiamento più grande è avvenuto quando sono diventato parte della scena black gospel / R & B a Dallas. Essere immerso in quella comunità nell’arco di 4 anni ha cambiato il modo in cui guardo e mi approccio alla musica.
“Immigrance” è il tredicesimo album degli Snarky Puppy. Quali sono state le fonti di ispirazione per questo album? Com’è nata la scelta del titolo “Immigrance”?
Entrambi hanno influenzato molto, e questo è stato il nostro modo di mettere quell’influenza in un disco.
Il titolo si riferisce all’idea che le persone e la musica migrano costantemente, che nulla è puro e che siamo tutti il risultato di un misto di persone e idee.
Cosa pensi della politica di Trump su immigrazione e diversità?
Penso che contraddica l’essenza stessa di ciò che dovrebbero essere gli Stati Uniti. Mi sembra odiosa, ignorante e divisiva.
“Live at the Royal Albert Hall” è l’album live degli Snarky Puppy uscito il 13 marzo scorso. C’è un momento speciale di quel concerto che vuoi raccontarci?
Sebbene l’intero concerto sia stato molto speciale per noi, c’è un momento in cui Bobby Sparks si rifiuta di terminare una canzone dopo aver fatto un bellissimo assolo. Continua a suonare. C’è molta energia in quel momento.
Quali sono i cinque dischi che hanno una maggiore importanza per te e perché?
XTC: Apple Venus, Vol. 1 – mi ha aperto gli occhi sulle possibilità nel mondo del pop.
The Beatles: Abbey Road – mi ha fatto pensare agli album come a un’opera d’arte unica e unificata invece che a una raccolta di brani.
Ella FItzgerald e Louis Armstrong: Ella e Louis – mi hanno mostrato l’essenza, la gioia e l’anima del jazz.
Joni Mitchell: Don Juan’s Reckless Daughter – ogni traccia ti porta in un posto molto diverso, dagli alti orchestrali alle percussioni, ma tutto rimane unificato nel suono e nel concetto.
D’Angelo: Voodoo – ha cambiato il modo in cui suoniamo tutti la Black American Music.
A Michael League e Sue Handley va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.it
Intervista a cura di Corrado Parlati