Il Rock n Roll è parte di un complotto comunista per danneggiare i valori morali della gioventù statunitense. È pieno di riferimenti sessuali, immorale e…avvicina le persone di etnie diverse le une alle altre”. Era uno dei tanti messaggi televisivi delle associazioni segregazioniste del Sud degli Stati Uniti d’America, come la North Alabama White Citizens Council. Si scagliavano contro quel nuovo modo di fare show, di avvicinare i bianchi e i neri, fonderli in un unico corpo danzante. Le dodici battute del blues erano la struttura: ciò che cambiava era il ritmo e soprattutto l’interpretazione del cantante. Forsennata, ossessiva, esplosiva: come un rito pagano, come una possessione diabolica ostentata davanti a tutti. Avete presente la prima reazione del pubblico quando Micheal J. Fox torna negli anni ’50 e suona il rock’n’roll dimenandosi come un pazzo sul palco? Ecco, forse ora un’idea ce l’avete.

Il blues accelera, si scrolla di dosso l’aura di tristezza che lo aveva sempre pervaso, incontra il boogie-woogie e crea una miscela esplosiva che lascia senza fiato l’America reazionaria e bigotta degli anni ’50. Il look, la vocalità aggressiva, la vita sregolata: niente sarebbe stato più come prima. Little Richard è la cinghia di trasmissione (assieme ad Elvis, Chuck e Jerry) che ha generato la scintilla. Senza di lui scordatevi i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Rolling Stones, i Beatles. In poche parole, scordatevi tutto.

Durante le sue esibizioni, gli afroamericani si mischiavano ai bianchi in un periodo in cui nel sud degli Stati Uniti vigevano severe leggi segregazioniste. Nei luoghi pubblici (inclusi i concerti) c’erano zone separate riservate ai “bianchi” e ai “neri”. Invece il pubblico di Richard iniziava ad assistere al concerto diviso, poi si mischiava insieme. E i razzisti muti, direbbero i giovani di oggi.

James Brown lo riteneva il suo idolo: disse che era stato il primo a mischiare il funk con il rock and roll negli anni cinquanta. Secondo Otis Redding, aveva contribuito significativamente allo sviluppo della musica soul. Nel 1989, Ray Charles lo presentò durante il The Legends of Rock n Roll concert, definendolo “un uomo che diede inizio a un genere di musica che gettò le basi per molto di quello che venne in seguito”. Bob Dylan ha sempre raccontato di aver sognato di far parte del gruppo di Little Richard. Secondo alcuni biografi, Nel 1966, Jimi Hendrix avrebbe detto: «Voglio riuscire a fare con la mia chitarra quello che Little Richard fa con la sua voce».

Bob Seger, John Fogerty, David Bowie, Angus Young, Freddie Mercury, Rod Stewart. Sono solo alcuni degli artisti che hanno dichiarato di aver preso ispirazione da Little Richard. Giusto per citare qualche nome, giusto per far capire alle giovani generazioni di cosa stiamo parlando.

La sua vita si è trascinata tra successo, orge bisessuali, eccesso di droga, conversione all’evangelismo: fu predicatore, alcolizzato, attore, e tanto altro. Soprattutto, fu il pioniere che aprì le porte al rhythm’n’blues, al soul ed al rock’n’roll. Oggi Little Richard è morto, but rock’n’roll can never die.

 

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