Merce Funebre è l’album d’esordio di Tutti Fenomeni, al secolo Giorgio Quarzo.
Romano ed ex studente al liceo Virgilio, patria di gran parte della scena rap capitolina, Tutti Fenomeni si è messo in proprio diventando un vero è proprio caso discografico.
Il suo primo lavoro è sintetizzabile in un due parole: genio nichilista.
Merce funebre
Non si dà nulla per scontato nel viaggio dell’assurdo che ci propone l’artista romano: fin dall’inizio si parte con una dichiarazione di intenti che tronca qualunque discorso ottimista. Marcia funebre è un requiem che introduce in un mondo di paradossi che cominciamo a scoprire con Valori aggiunti. Qui l’ascoltatore è frastornato da una serie di dichiarazioni contraddittorie. Se il disco si apriva con una litania mortale, la seconda traccia è un inno alla “grande gioia di essere vivi”, al “voler vivere solo i giorni lunghi”, a “fare il mondo bello” ma propone a chi ascolta anche una comunicazione basata solo sull’uso dei gerundi, per poi sciorinare le differenze tra poeti e politici vivi e morti.
L’invito è chiaro, Merce funebre è un labirinto in cui abbandonarsi e rincorrere ciascuno il proprio senso. Le parole e le musiche (peraltro estremamente orecchiabili) sono solo un veicolo per l’immaginazione. Ognuno può cercare, come in un libro, le frasi che più lo fanno sognare e riflette, sorridere o commuovere, sottolinearle e riciclarle nel proprio vissuto.
Metabolismo chiarisce il concetto, dicendo che “siamo tutti regine”, “siamo tutti l’origine”, ma nello stesso momento invita a rinunciare a vincere il campionato, che è già deciso. Quale campionato, viene da chiedersi? Ognuno ha il suo, ognuno può cercare la propria vita nel caleidoscopio che offre il cantautore romano.
Marcel, Qualcuno che si esplode e Trauermarsch, che chiudono il disco dopo una parentesi di quattro tracce a tema amoroso, capovolgono ulteriormente il senso. Tre perle l’una più bella dell’altra, l’una più evocativa dell’altra, che riportano l’ascoltatore al continuo che aveva aperto il disco, riprendendo il tema di Marcia funebre.
Il senso di Tutti Fenomeni
Merce funebre investe chi ascolta con un turbine di figure retoriche, poetiche, psichedeliche, cori quasi satanici e ritmi ballabili alla Summer on a solitay beach. Ma c’è un “ma”. Ed è questo “ma” che rende il disco un capolavoro musicale e, in qualche misura, filosofico: qual è il senso di Tutti Fenomeni? Cosa muove la poetica di qualcuno che fin dal proprio nome sembra mettere noi al centro invece che sé stesso (siamo noi i fenomeni, tanto quanto lui)?
Probabilmente, nessuno. Tutti Fenomeni potrebbe essere solo un esercizio di stile che ci regala immaginari, ci attrae a sé per poi farci ritrovare aggrovigliati nel Nulla, un Nulla da lui accuratamente intessuto e filigranato di poesia, ma che in realtà non è che uno specchio della nostra società. Merce funebre è un invito al consumo travestito da capolavoro, e al tempo stesso un’opera d’arte mascherata da prodotto commerciale da dare in pasto al pubblico.
Ma è proprio questa capacità di rendersi irraggiungibile che lo rende affascinante. Dopo aver scoperto il suo mondo di cinismo e poesia, di amore e nichilismo, di filosofia e senso comune è difficile staccarsene e rimanerne indifferenti. Nonostante la consapevolezza che potrebbe essere tutto una finzione.
Cosa portare con noi
C’è comunque un rovescio della medaglia. Ammettiamo pure che con Merce funebre Tutti Fenomeni giochi con noi al gatto col topo; ci resta comunque in mano un repertorio di idee e spunti, un paio di occhiali (psichedelici?) con cui guardare il mondo intorno a noi o con il quale guardarci allo specchio.
Possiamo sposare il suo nichilismo, ma possiamo anche costruire degli sprazzi di fantasia nel nostro quotidiano, rileggere la nostra vita in una chiave onirica che ci potrebbe portare a capire qualcosa in più sul mondo o su noi stessi. O perché no, possiamo arrabbiarci e odiare un disco che ci ha fatto girare intorno per nulla.
Di sicuro, dopo aver ascoltato Merce funebre avrete la testa piena di frasi e immagini che difficilmente dimenticherete in fretta. Sarà come avere un libro che avete riempito di sottolineature e che, una volta finito, non capite se vi è piaciuto o no; le sottolineature però restano. Cosa ne farete?