L’Odissea è il viaggio dei viaggi. Un’avventura antica, di quelle che credi di conoscere e invece trova ancora il modo di sorprenderti. Sarà la reclusione da quarantena che mi spinge a desiderare qualsiasi partenza, sarà il fascino incondizionato da sempre provato verso Omero, sarà la disperazione di questi giorni tutti uguali per cui cerco nuovi modi per passare il tempo, o ancora la crisi d’astinenza da serate a teatro, ma quando ho visto che su Raiplay era stata caricata la registrazione (in tre parti) di Odyssey, regia di Bob Wilson, sapevo come avrei occupato tre ore della mia giornata.
Tre ore piene, tutte recitate in neogreco (ad eccezione dei piccoli ruoli di Omero e Tiresia) con sottotitoli in italiano: con queste premesse è facile lasciarsi spaventare. Eppure, vale la pena correre il rischio e abbandonarsi a questo lungo viaggio.
Odyssey dal palco allo streaming
Un racconto di racconti
“Narrami o musa” sono le prime parole che si sentono e tra le pochissime in italiano di tutto lo spettacolo: è il proemio, l’atto d’apertura del poema e dello spettacolo.
La musa racconta a Omero la storia di Odisseo e delle mille peripezie che da Troia lo portarono indietro a Itaca; Omero la racconta ai lettori, anzi agli spettatori; nel frattempo Odisseo stesso, nella sua penultima tappa presso la corte dei Feaci, racconta tutto ai sovrani Alcinoo e Arete. E poi Arete racconta le storie dell’eroe alla figlia Nausicaa, a letto davanti al palco, prima di andare a dormire. C’era una volta Odisseo – potrebbe quasi dire la regina – che con il suo equipaggio si salvò dal ciclope Polifemo e dalle insidie delle Sirene e dalla potente maga Circe che trasforma gli uomini in maiali. Proprio come in una fiaba, di quelle ambientate in luoghi lontani, con personaggi spaventosi e luoghi esotici. E come una fiaba appare anche questa Odissea.
Suono e luce
Ma per quanto il tema della narrazione si ripeta così insistentemente, la parola non è l’elemento dominante di questo spettacolo. Non serve neanche concentrarsi eccessivamente sui sottotitoli con la paura di non capire qualcosa: ci sono la musica e le luci a parlare per i personaggi.
Il pianoforte, suonato dal vivo da Thodoris Economou, è accompagnamento costante di ogni scena, in perfetta sintonia con quello che lo spettatore osserva. Ogni nota si sposa con il tono e con il sentimento dei personaggi e i loro movimenti, lenti e innaturali, trovano nelle note la massima esaltazione. Gli attori si tramutano nelle figurine di un grande carillon immerso nella luce. Luce azzurra principalmente, ma non mancano gli affondi in altri colori, come il rosso delle frecce scoccate da Odisseo contro i Proci che infestano la sua reggia a Itaca.
Bob Wilson, che cura personalmente anche l’allestimento luminoso dello spettacolo, direziona ogni faro con attenzione millimetrica come se i fasci di luce fossero le pennellate precise di un grande dipinto fatto di corpi, colori netti e soltanto pochi oggetti simbolici per definire il luogo dell’azione: tutta l’isola di Ogigia, dove dimora Calipso, è racchiusa in uno scoglio e l’intera nave di Odisseo è rappresentata da una semplice balaustra; non serve altro, solo il desiderio dello spettatore di credere a ciò che osserva e a ciò che ascolta.
Il quadro in movimento si scompone e ricrea di volta in volta, dal concilio degli dei in apertura al lieto fine di Penelope e Odisseo di nuovo insieme dopo tanto tempo, per tornare da ultimo uguale a se stesso e chiudersi, come aveva cominciato, tra gli dei dai volti coperti con maschere di animali che ballano insieme ai due coniugi.
Sogni d’oro
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ODYSSEY
progetto, regia, scene e luci Robert Wilson
musiche Thodoris Economou
testo Simon Armitage, da Omero
drammaturgia Wolfgang Wiens
co-regista Tilman Hecker
costumi Yashi
collaboratrice alla scenografia Stephanie Engeln
collaboratore alle luci Scott Bolman
suono Studio 19 – Kostas Bokos, Vassilis Kountouris
supervisione musicale Hal Willner
traduzione greca – collaboratore alla drammaturgia Yorgos Depastas
scenografie, oggetti di scena e costumi realizzati dai Laboratori del Piccolo Teatro
coproduzione internazionale Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, National Theatre of Greece, Athens
Cecilia Burattin