Galeffi è da poco tornato sulle scene con “Settebello”, il suo secondo album di inediti. Un disco che può essere considerato un’evoluzione, sia in termini di sound sia dal punto di vista dei testi, del suo predecessore “Scudetto”.
Noi di MentiSommerse.it abbiamo scambiato due chiacchiere con lui per presentare il suo nuovo lavoro.
“Settebello” è il titolo del tuo secondo album (qui su Spotify). Vuoi presentare il tuo ultimo lavoro ai nostri lettori?
“Settebello” è un disco pieno di sfumature e di sonorità interessanti (spero). Avevo voglia di mettermi in discussione cercando di vestirmi con più accessori e vestiti diversi e vedere anche io fin dove potevo arrivare.
Hai raccontato di aver trascorso intere giornate a riascoltare la tua collezione di vinili e che questi hanno influito sulla scrittura di “Settebello”. Quali sono i dischi che hanno influenzato di più Galeffi e perché?
Non ci sono dischi in particolare, è stato proprio l’ascolto e l’attitudine ad ascoltare un certo tipo di proposta che mi ha influenzato.
Avevo bisogno di fare un disco da non skippare che andasse un po’ contro la “moda” d’ascolto tipica degli ultimi tempi.
Volevo fare un disco che la gente ascoltasse dall’inizio alla fine, che fosse coerente e che fosse stimolante in ogni canzone… che ogni canzone avesse un proprio mondo dove potersi perdere.
“Settebello” è anche la title track del disco. Come nasce questa canzone?
“Settebello” è partita come una composizione classica al piano, a me piace molto la musica classica e ogni tanto mi piace scrivere dei giri che possano ricordarla in qualche modo. Mi ero incantato su questo giro, abbastanza semplice ma che mi faceva emozionare, il passo successivo è stato metterci le parole.
“La nostra storia un giorno finirà, ma non finisce mai l’amore”, canti in “America”, mentre in “Cercasi amore” lo canti da un punto di vista diverso. Cos’è l’amore per Galeffi?
L’amore è un po’ tutte e due. Sarebbe impossibile dare una definizione sola dell’amore, tutte le relazioni hanno momenti bui e luminosi, alti e bassi. L’amore in qualche modo è una metafora della vita.
In termini di sound, “Settebello” risulta più complesso rispetto alle tue precedenti produzioni. Qual è stata l’ispirazione per questa nuova direzione musicale? Può considerarsi un’evoluzione?
Si deve considerare un’evoluzione e bisogna imparare a considerarla come un qualcosa di naturale e normale. Il mondo va avanti e cambia, anche nella vita di tutti i giorni siamo abituati a vivere l’evoluzione in vari campi. Di conseguenza anche l’evoluzione in campo artistico è qualcosa di naturale, che deve venire sempre.
Intervista a cura di Corrado Parlati
A Valentina Aiuto va un sentito ringraziamento da parte della redazione di MentiSommerse.it