Anni ‘20, Stati Uniti: nella Valle dei Mulini, in una cittadina non meglio specificata che basa tutta la sua prosperità sullo stabilimento termale lì presente, esplode lo scontro tra due fratelli: da una parte il Dottor Thomas Stockmann (Massimo Popolizio), che ha scoperto che le acque termali sono in realtà inquinate e pericolose e propone la chiusura temporanea dello stabilimento per permetterne la bonifica e i lavori, molto costosi, di sistemazione, e dall’altra il sindaco Peter Stockmann (Maria Paiato, ottima anche in panni maschili) che vorrebbe porre tutto sotto silenzio per evitare che l’economia locale si fermi, mettendo a rischio le entrate del paese e la sua rielezione.

Dalla Norvegia agli Usa: altri luoghi, stessa storia

Scritto da Henrik Ibsen nel 1882 Un Nemico del Popolo era originariamente ambientato in un paesino norvegese da cui Popolizio, regista oltre che protagonista,

Un nemico del popolo, Henrik Ibsen

lo ha sradicato per portarlo in un contesto spaziale e temporale del tutto diverso, una dimensione in cui i cinque atti vengono scanditi dalla presenza di un giovane lavoratore poi ubriaco (Martin Chishimba), che permette la ricollocazione dello scontro familiare nel piano più ampio dell’intero paese, dove l’aumento dei batteri e della ricchezza procedono insieme, e contemporaneamente permette il cambio a vista della scenografia.

L’apertura si colloca in casa di Thomas Stockmann in cui viene rivelato per la prima volta l’inquinamento delle acque termali e in cui il Dottore, per comunicare la notizia e promuovere i lavori, trova sostegno sia in Hovstad e Billing (Paolo Musio e Tommaso Cardarelli) del giornale la “Voce del Popolo”, sia nell’editore Aslacksen (Michele Nani) portavoce dei moderati, che promette al Dottor Stockmann il favore della maggioranza compatta dietro di lui. L’ambiente successivo è invece quello della sede del giornale dove il Sindaco riesce a spostare dalla propria parte Hovstad, Billing e Aslacksen, in nome degli interessi economici di tutti gli abitanti.

La resa dei conti avviene durante l’assemblea davanti alla comunità cittadina (terzo ambiente dello spettacolo) quando si verifica la rottura definitiva tra essa, tutta a favore di Peter, e Thomas definito nemico del popolo, che può ormai contare soltanto sul consenso del giovane ubriaco e della sua famiglia (la moglie Kathrine, Francesca Ciocchetti, e la figlia Petra, Maria Laila Fernandez) ed è costretto a tornare in una casa assaltata dai suoi stessi concittadini che, nel migliore dei casi, si limitano a evitarlo ed escluderlo, perché non osano fare altrimenti, quasi fosse lui il virus che infetta la comunità e da cui tenersi distanti.

“L’uomo più forte del mondo è il più solo”

Solo: questa diventa la condizione naturale per Thomas Stockmann, abbandonato da tutti coloro che sembravano supportarlo, licenziato e infine sfrattato dalla propria casa. Solo e isolato, voce di una verità inascoltata e sotterrata che lui unicamente difende e vuole rendere manifesta, anche quando il fratello gli promette la riassunzione presso lo stabilimento termale in cambio di un comunicato in cui neghi la pericolosità delle acque. Solo e isolato ma non pentito e demoralizzato: paladino della verità, accetta la sua condizione di escluso, convinto che l’uomo più forte del mondo sia il più solo, e aspetta il giorno in cui il suo ruolo di intellettuale ed esperto verrà riconosciuto in società come unico degno di prendere le decisioni per la stessa, mentre la maggioranza sarà definita vero nemico della comunità e sarà privata di ogni potere.

Nel frattempo, si accontenterà di non compromettersi e non compromettere quella verità per la quale tanto ha dovuto sacrificare, restando ai margini della città, perché in un paese di ingrati è meglio essere odiati che amati. E questa frattura tra la comunità e il Dottor Stockmann non sembra essere riparabile, anzi non si perde occasione per ribadire la diversità della sua condizione, dall’inizio (tanto che quando entra in scena per la prima volta è l’unico in camice bianco, mentre intorno a lui indossano tutti abiti scuri), sino alla sua uscita nella scena finale.

Difesa della verità: salute o ricchezza?

Ma la difesa della verità non è fine a se stessa: in mezzo c’è anche l’inquinamento delle acque termali (e quindi della salute dei visitatori dello stabilimento) contrapposto alla crescita economica, la quale sembra sovrastare qualsiasi altra ragione. Ibsen non poteva certo immaginare che il suo testo sarebbe andato in scena nel 2020 (al Piccolo Teatro di Milano ha calcato il palco dal 28/01 al 16/02) in un momento in cui le criticità ambientali si fanno sempre più urgenti e si cerca insistentemente di trovare soluzioni al dramma dell’inquinamento e in cui a Milano in particolare tiranneggia il problema dell’aria carica di smog.

Un nemico del popolo non ha la pretesa di considerarsi uno spettacolo attuale, ma si dimostra una lente speciale per guardare all’oggi. In 1 ora e 45 minuti, Ibsen e Popolizio hanno presentato davanti agli occhi degli spettatori la lotta tra la verità scomoda e gli interessi comuni, tra la salute e il profitto, tra la superiorità dell’intellettuale che vorrebbe annullare gli altri in nome delle sue conoscenze e il popolo che invece fa del proprio numero la forza capace di spostare gli equilibri della città. Ma nella lotta tra le parti non c’è dialogo, la divisione è insanabile e l’amara constatazione di questo strappo all’uscita da teatro è forse il lascito più importante dello spettacolo.

Per assaporare qualche minuto dello spettacolo, se ve lo siete perso, cliccate qui. Per leggere invece qualche approfondimento sull’ambientazione di questo spettacolo, gli USA, non perdetevi l’esclusiva intervista che abbiamo fatto a Francesco Costa, vicedirettore de Il Post ed esperto di Stati Uniti.

Cecilia Burattin

 

 

Un nemico del popolo
di Henrik Ibsen, traduzione Luigi Squarzina
regia Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio e Maria Paiato
e con Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Martin Chishimba, Maria Laila Fernandez, Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini
e con Flavio Francucci, Cosimo Frascella, Duilio Paciello, Francesco Santagada, Gabriele Zecchiaroli
scene Marco Rossi, costumi Gianluca Sbicca, luci Luigi Biondi
suono Maurizio Capitini, video Lorenzo Bruno e Igor Renzetti
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

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